Discussione:
6 milioni e origine del mito
(troppo vecchio per rispondere)
Artamano
2010-02-03 18:42:31 UTC
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Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di
Ebrei uccisi nei campi di sterminio non ci viene mai indicata la fonte di
questa cifra. Ebbene la fonte é solo una ed é l'Enciclopedia Ebraica dove il
totale e di 5.820.960. Adesso, io sicuramente non sono uno storico, ma mi
hanno sempre insegnato che bisogna diffidare delle cifre che vengono fornite
da una delle due parti coinvolte, e che per lo meno più di una fonte deve
essere citata.
La cifra di 6 000 000 dopo essere stata ripetuta per milioni di volte nei
giornali, televisioni e film di Hollywood é diventata ufficiale.
Questo nonostante, gia alla fine della guerra, si fosse in possesso di
statistiche accurate sul numero degli Ebrei prima e dopo la guerra, e dei
loro movimenti migratori fuori dall'Europa, verso l'America la Palestina e
la Russia.
Secondo l'Appendice N°VII, "Statistiche sull'Affiliazione Religiosa", del
libro del Senato Americano "A Report of the Committee on the Judiciary of
the United States Senate" del 1950, il numero di Ebrei nel mondo in
quell'anno era di 15,713,638 .
La stessa fonte nel 1940 riporta il numero di Ebrei nel mondo a 15,319,359.
Se lo studio statistico del governo Americano é corretto la popolazione
Ebraica non diminuì durante la guerra, ma subì un piccolo incremento.

Non mancano oltretutto testimonianze di fonte ebraica che contraddicono la
tesi ufficiale sull'argomento. Per esempio.
1938: L'Annuario Mondiale ("World Almanac") censisce 15.688.259 ebrei, in
tutto il mondo. Questo dato è fornito al "World Almanac" dall' "American
Jewish Committee" (Comitato Ebreo Americano) e, altresì, dal "Jewish
Statistical Bureau of the Synagogues of America
1948: Secondo un articolo apparso nel "New York Times" del 22 febbraio
1948,firmato dal Mr. Hanson W. Baldwin, esperto di questioni demografiche
del
giornale,gli ebrei esistenti in tutto il mondo sono valutati tra i
15.600.000 e i 18.700.000.
Va detto che oltretutto il direttore e proprietario del giornale era l'ebreo
Arthur Sulzberger, noto come sostenitore incondizionato del Sionismo.

Se in 3/4 anni i tedeschi avessero fatto sparire 6 milioni di ebrei, si
potrebbe concludere che c'è stato un olocausto. Ma da dove proviene la cifra
di 6 milioni? Questa cifra ci viene presentata come derivante da studi
scientifici. In realtà è stata introdotta per la prima volta al Tribunale di
Norimberga, da Höttl, che non aveva veste di testimone, presentata in una
sua deposizione scritta, ma non davanti ai giudici. Höttl racconta che
Eichmann avrebbe detto d'essere saltato di gioia apprendendo che 6 milioni
di ebrei erano stati liquidati.
La testimonianza di Höttl fu accettata dalla corte senza che la difesa
potesse esaminare il teste. Höttl nonstante fosse stato un membro delle SS
che si macchio di crimini dopo la sua confessione fu rilasciato e comincio a
lavorare come agente per la CIA.
Nel 2001 la CIA rese pubblica la cartella su Höttl (scritto anche Hoettl)
intitolata, "Analysis of the Name File of Wilhelm Hoettl" di circa 600
pagine. Nel documento Höttl viene descritto come una fonte poco attendibile
che regolarmente fabbricava informazioni per chiunque lo avrebbero pagato.
Nelle parole di uno dei ricercatore della CIA:
«Hoettl's name file is approximately 600 pages, one of the largest of those
released to the public so far. The size of the file owes to Hoettl's postwar
career as a peddler of intelligence, good and bad, to anyone who would pay
him. Reports link Hoettl to twelve different intelligence services,
including the U.S., Yugoslav, Austrian, Israeli, Romanian, Vatican, Swiss,
French, West German, Russian, Hungarian and British.»
Dalla cartella della CIA emerge anche l`interessante fatto che Höttl poco
dopo il suo arresto nel maggio 1945 cominciò subito a lavorare per il U.S.
Office of Strategic Services (OSS) predecessore della CIA e che fu allora,
quando lavorava per l`OSS, che "confessò" la cifra di sei milioni. Nel
profilo della CIA su Höttl dopo il suo arresto egli viene descritto:
«Upon his arrest, Hoettl played to the interests of his captors ...»

La prima apparizione della cifra di "sei milioni di morti" avviene
nel`Ottobre del 1919 sulla rivista Ebraica di New York, The American Hebrew.
Come se non bastasse la cifra dei Sei Milioni appare incredibilmente gia 25
anni prima! Nel 1919 un ex governatore dello stato di New York, Martin
Glynn, pubblico un`articolo intitolato, "The Crucifixion of Jews Must
Stop!," sul quotidiano ebraico americano, American Hebrew di New York, dove
egli ripetutamente parla "dell`imminete morte di sei milioni di ebrei in
europa" in quello che egli chiama un`"olocausto".
Nel 1983 un ricercatore, che si firma Walter Sanning, ha prodotto uno studio
statistico - "The dissolution of Eastern European Jewry" (La dissoluzione
dell'ebraismo est europeo) - sui trasferimenti delle popolazioni ebraiche
dell'Europa Orientale, ove precisa che una parte cospicua è emigrata,
durante la guerra e dopo, in Palestina, altri negli USA, in Cina, in Sud
America. Ad altri ebrei, fra quelli trasferiti all'est dai tedeschi, i
sovietici non consentirono di ritornare all'ovest.
In conclusione, afferma Sanning, gli ebrei che avrebbero potuto essere
sterminati dai nazionalsocialisti erano 3/400.000. Tutti gli altri ebrei si
sa che non sono morti, ma sopravvissuti alla guerra.
Di fronte alla serietà dello studio di Sanning, gli storici ebrei sono
costretti ad ammettere che non c'è stato sterminio, ma che vi sono comunque
stati massacri qua e là. Gli storici ebrei sanno che 6 milioni di morti è
una cifra, in quel contesto, impossibile (ciò è quanto sono costretti ad
ammettere nelle loro pubblicazioni che hanno diffusione ristretta, mentre al
grande pubblico le lobbies giornalistiche e televisive seguitano a propinare
la leggenda dei 6 milioni).

D'altronde in Das jüdische Paradox (Europaische Verlagsantstalt, 1976, p.
263), Nahum Goldmann, che fu per parecchi anni presidente del Congresso
mondiale ebraico, scrive questo:
«Ma nel 1945 c'erano circa 600.000 ebrei sopravvissuti nei campi di
concentramento che nessun paese voleva accogliere».
Se i nazisti avessero voluto sterminare gli ebrei, come mai 600.000 di essi
hanno potuto sopravvivere ai campi tedeschi? Fra la conferenza di Wannsee,
nella quale si dice sia stato deciso lo sterminio, e la fine della guerra,
itedeschi avevano avuto tre anni e tre mesi per compiere la loro opera.
I dati di Dominique Vidal sono contraddetti da quelli forniti da un altro
autore ebreo, M. Gilbert, nell'"Atlante di storia ebraica" edito da Giuntina
(casa editrice notoriamente ebraica).

Ecco i dati di fonte ebraica relativi all'incremento della popolazione
ebraica in alcuni paesi dopo la seconda guerra mondiale.

USA : da 2.515.000 diventano 5.835.000
Palestina: da 90.000 diventano, tra il 1948 e il 1961, 4.100.000
Canada: da 8.000 diventano 330.000
Inghilterra: da 71.000 diventano 300.000
Argentina: da 50.000 diventano 228.000
Brasile: da 25.000 diventano 150.000
Sudafrica: da 8.000 diventano 120.000
Messico: da 2.000 diventano 35.000

Solo in questi paesi, dunque, abbiamo un incremento totale della
popolazione ebraica pari a 8.329.000.


http://www.vho.org/aaargh/ital/ital.html



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Maggio
2010-02-03 20:14:46 UTC
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Post by Artamano
Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di
Ok ai ragione, i morti furono solo 12,
10 morti di vecchiaia e 2 purtroppo di un cancro incurabile



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alessandro
2010-02-03 21:38:12 UTC
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a me piarebbe capire. Hai fonti diverse non generiche?
Artamano
2010-02-03 23:23:33 UTC
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Una ricerca ufficiale non è mai stata fatta.Ne al processo di Norimberga ne
nei successivi sessant'anni.
Possiamo solo farci un idea raccogliendo frammenti sparsi.
Ma da essi constatiamo che le cifre ufficiali sono semplicemente campate per
aria
Post by alessandro
a me piarebbe capire. Hai fonti diverse non generiche?
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Arduino
2010-02-04 18:12:38 UTC
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Post by Artamano
Una ricerca ufficiale non è mai stata fatta.Ne al processo di Norimberga
ne nei successivi sessant'anni.
Possiamo solo farci un idea raccogliendo frammenti sparsi.
Ma da essi constatiamo che le cifre ufficiali sono semplicemente campate
per aria
Sarebbe così difficile Stabilire; In Olanda erano Tot, dopo la guerra ce
n'erano tot.
In Francia....
Non lo fate, perché i numeri vi danno inesorabilmente torto.
Maggio
2010-02-04 18:31:45 UTC
Permalink
Post by Arduino
Post by Artamano
Una ricerca ufficiale non è mai stata fatta.Ne al processo di Norimberga
ne nei successivi sessant'anni.
Possiamo solo farci un idea raccogliendo frammenti sparsi.
Ma da essi constatiamo che le cifre ufficiali sono semplicemente campate
per aria
Sarebbe così difficile Stabilire; In Olanda erano Tot, dopo la guerra ce
n'erano tot.
In Francia....
Non lo fate, perché i numeri vi danno inesorabilmente torto.
a Bologna c'era il getto sotto le due torri, io non ho mai visto un ebreo in
zona
cmq mi chiedo se non avete altro da negare, che ne so, la strage dei vostri
neuroni



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giacomo
2010-02-04 18:46:41 UTC
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Post by Arduino
Post by Artamano
Una ricerca ufficiale non è mai stata fatta.Ne al processo di Norimberga
ne nei successivi sessant'anni.
Possiamo solo farci un idea raccogliendo frammenti sparsi.
Ma da essi constatiamo che le cifre ufficiali sono semplicemente campate
per aria
Sarebbe così difficile Stabilire; In Olanda erano Tot, dopo la guerra ce
n'erano tot.
In Francia....
Non lo fate, perché i numeri vi danno inesorabilmente torto.
metterebbero prima in discusisone i numeri (non c'erano prima TOT o non ce
ne furono dopo TOT)... poi metterebbero in discussione il fatto che chi
manca all'appello sia morto (pare che i più si siano nascosti alle Bahamas),
quindi le ragioni della morte (ricordi quelli che dicevano che erano morti
per il tifo? Che i forni erano una soluzione igienica per evitare il
diffondersi dell'epidemia?).., alla fine probabilmente arriverebbero a
mettere in discusione l'esistenza dell'Olanda e della Francia stessa...
Negano le responsabilità naziste della guerra (alla fine Artamano è anche
qaullo che dice che la guerra è responsabilità degli USA e della GB), negano
l'accordo Hitler-Stalin, negano il genocidio.... negano tutto

La tattica è sempre la stessa.... metter in discussione tutto... instillare
il dubbio che se c'è un elemento falso allora tutto è falso...
... lasciali cuocere nel loro brodo d'odio... è solo il rigurgito
dell'ideologia di una razza padrona che ha dimostrato di non essere neppure
lontanamente all'altezza delle proprie aspettative

Alla fine si ritorna sempre allo stesso punto: Hitler era un povero fesso
che si è fatto incastrare dal perfido gioco del complotto
pluto-giudaico-massonico. Altro che mostro, genocida o assassino... a
semntire loro era alla fine sono un povero coglione che si è fatto fregare
come un pollo


Continuano a combattare una guerra persa più di 60 anni fa... non c'è nulla
di più idiota di questo
apollo
2010-02-04 19:33:34 UTC
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Post by giacomo
Post by Arduino
Post by Artamano
Una ricerca ufficiale non è mai stata fatta.Ne al processo di Norimberga
ne nei successivi sessant'anni.
Possiamo solo farci un idea raccogliendo frammenti sparsi.
Ma da essi constatiamo che le cifre ufficiali sono semplicemente campate
per aria
Sarebbe così difficile Stabilire; In Olanda erano Tot, dopo la guerra ce
n'erano tot.
In Francia....
Non lo fate, perché i numeri vi danno inesorabilmente torto.
metterebbero prima in discusisone i numeri (non c'erano prima TOT o non ce
ne furono dopo TOT)... poi metterebbero in discussione il fatto che chi
manca all'appello sia morto (pare che i più si siano nascosti alle Bahamas),
quindi le ragioni della morte (ricordi quelli che dicevano che erano morti
per il tifo? Che i forni erano una soluzione igienica per evitare il
diffondersi dell'epidemia?).., alla fine probabilmente arriverebbero a
mettere in discusione l'esistenza dell'Olanda e della Francia stessa...
Negano le responsabilità naziste della guerra (alla fine Artamano è anche
qaullo che dice che la guerra è responsabilità degli USA e della GB), negano
l'accordo Hitler-Stalin, negano il genocidio.... negano tutto
Negano.... e tu forse non stai negando quello che, ad esempio io sto
dicendo? Poi non mi capacito come tutt'oggi di fronte all'evidenza si possa
ancora pensare che ad avere un interesse in quella guerra fossero altri se
non CHI L'HA (guarda caso) VINTA.
alessandro
2010-02-04 21:07:09 UTC
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ma invece di fare ironia, puoi citare qualche fonte di qualche rilevanza
storica, pls?
giacomo
2010-02-04 21:57:56 UTC
Permalink
Post by alessandro
ma invece di fare ironia, puoi citare qualche fonte di qualche rilevanza
storica, pls?
visto che dopo la prima contestazione sono diventato "uno di questi",
quando mi ero appena permesso di dire che la Shoah c'entrava poco con
Agostno, non ho altro da fare cxhe giuocare un po' con il sarcasmo
(tecnicamnete non era ironia... ma sarcasmo) :-)))

So bene per esperienza che in certi settori esiste la tecnica del negare,
negare, negare... non per niente si chiama negazionismo
alessandro
2010-02-04 22:50:04 UTC
Permalink
a me interessa provare a capire
esistono fonti storiche sul numero di vittime dei campi nazi?
giacomo
2010-02-04 23:36:40 UTC
Permalink
Post by alessandro
a me interessa provare a capire
esistono fonti storiche sul numero di vittime dei campi nazi?
... nel metodo storico (meglio... in ogni metodo scientifico), quando si
forma una teoria dominante (e nota che sono volutamente astratto per non
entrare direttamente in un tema che evidentemente divide gli animi) ,
"l'onere della prova" sta a chi contesta la teoria dominante al fine di (si
spera per lui) modificarla e rendere la propria la nuova teoria dominante.
Ovviamente per "dominante" intendo semplicemente quella condivisa (a torto o
a ragione) dalla maggior parte degli studiosi di un particolare campo. Per
questo non sono ad esempio gli evoluzionisti (che come saprai sono la
maggior parte dei paleo antropologi) che devono ogni volta provare la
propria tesi, ma al limite i creazionisti, non sono coloro che credono che
la terra sia tonda (che come saprai sono la stragrande maggioranza della
popolazione umana) a doverlo provare, ma al limite chi sostiene che sia
piatta, non solono coloro che sostengono che gli USA siano atterrati sulla
Luina (che come saprai sono la stragrande maggioranza degli astronomi) a
doverlo riprovare ogni volta, ma i pochi che credono che non ci siano mai
andati e che le foto degli astronauti sono fotomontaggi che devono
dimostrare le loto tesi, non sono coloro che non credono che il mito di
Atlantide sia appunto un mito (la maggioranza degli archeologi), ma coloro
che invece ci credono che lo devono provare, non sono coloro che sostengono
che l'olocausto sia avvenuto (cosa su cui, converrai, concoirda la maggior
parte degli storici) che devono ogni volta riprovare e riprovare i numeri e
la realtà dell'olocausto, ma coloro che lo contestano che ci devono dire
perchè (e provarlo) i testimoni mentono, le direttive naziste sono false, i
diari sono fasulli etc.

Questo disperato tentativo di tenere in contestazione dei numeri (gioco
facile, perchè i numeri sono una realtà variabile per natura sulla base dei
parametri e dei dati) nasconde il bisogno di sollevare ininterrottamente il
dubbio, perchè ci sarà sempre un dato da contestare, un verbale di cui dire
che è taroccato, una confessione denucnicata come estorta etc.


PS non abbiamo fonti certe del numero dei Tutzi uccisi in Ruwanda... magari
non ci sono stati dei morti

Non si può difendere la libertà di ricerca storica e poi ripetutramente
contravvenire al emtodo della scienza storica.


.
apollo
2010-02-05 17:47:08 UTC
Permalink
Post by giacomo
Post by alessandro
a me interessa provare a capire
esistono fonti storiche sul numero di vittime dei campi nazi?
... nel metodo storico (meglio... in ogni metodo scientifico), quando si
forma una teoria dominante (e nota che sono volutamente astratto per non
entrare direttamente in un tema che evidentemente divide gli animi) ,
"l'onere della prova" sta a chi contesta la teoria dominante al fine di (si
spera per lui)
In questo mondo capovolto secondo quelli come te che vivono capovolti
l'onere della prova sta non a chi dovrebbe averlo (chi sostiene una cosa) ma
a chi la prova LA CHIEDE. Certo, secondo te se una teoria è dominante è a
priori vera.....
Post by giacomo
Questo disperato tentativo
Disperato..... non mi pare proprio. La logica non ha bisogno di fanatismo.
Post by giacomo
Non si può difendere la libertà di ricerca storica e poi ripetutramente
contravvenire al emtodo della scienza storica.
Senti da che pulpito....
giacomo
2010-02-06 08:50:26 UTC
Permalink
Post by apollo
Post by giacomo
Post by alessandro
a me interessa provare a capire
esistono fonti storiche sul numero di vittime dei campi nazi?
... nel metodo storico (meglio... in ogni metodo scientifico), quando si
forma una teoria dominante (e nota che sono volutamente astratto per non
entrare direttamente in un tema che evidentemente divide gli animi) ,
"l'onere della prova" sta a chi contesta la teoria dominante al fine di
(si
Post by giacomo
spera per lui)
In questo mondo capovolto secondo quelli come te che vivono capovolti
l'onere della prova sta non a chi dovrebbe averlo (chi sostiene una cosa) ma
a chi la prova LA CHIEDE. Certo, secondo te se una teoria è dominante è a
priori vera...
la tua ignoranza supera l'accettabile... l'onere della prova sta a chi
sostiene qualcosa... quando questa cosa viene accettata dalla maggioranza
l'onerte sta a a chi la cinetesta...

si vede che non ne capisci niente di onere della prova... perchè secondo la
tua logica balnega quando si è raggiunto un verdetto si deve continuare a
riprovarlo e riprovarlo solo petrchè a qualcuno non sta bene ... vediamo se
pacisci nonostante ti abbiano inculcato che devi sempre dire no!

1° grado di porcesso... le due parti si confrontano e una emerge più
convincente del'altra. e si raggiunge una decsiusione che diviene ufficiale
grazie ad una sentenza
2° seconda fase del porcesso... è interesse di chi ha perso la prima non di
chi ha vinto la prima fase di dimostrare che la decisione precedente è
sbagliata

fatti uno schemino... togli alla parola "sentenza" il concetto di "parere
della maggioranza degli storici" e forse il cervello si accende e riesci a
capire qualcosa
Post by apollo
Post by giacomo
Questo disperato tentativo
Disperato..... non mi pare proprio. La logica non ha bisogno di fanatismo.
no... ma quando mi dsimostri un po' di logica?
Post by apollo
Post by giacomo
Non si può difendere la libertà di ricerca storica e poi ripetutramente
contravvenire al emtodo della scienza storica.
Senti da che pulpito....
sei talmente indottrinato che non ricordi neppure perchè abbiamo cominciato
a discutere . io non contesto il diritto di dire che la Shoah è un
mito...sono pure contrario alla proibizione dell'espressione delle tesi
contrarie che esiste in alcuni paesi e del diviento delle ricotruzioni dei
partiti (qualunque siano)... sto cercando solo di farti entrare in quella
zucca vuota che semplicemente dovrebbe prima o poi balenarvi il sospetto che
si ricorda la Shoah perchè le varie tesi della Shoah come mito
evidentemnete non sono finora mai state convincenti

Cappisco però che sia più rassicurante dirsi che c'è un complotto che cerca
di oscurare le vostre sacre verità cui non crede nessuno
apollo
2010-02-06 19:50:51 UTC
Permalink
Post by giacomo
Post by apollo
Post by giacomo
Post by alessandro
a me interessa provare a capire
esistono fonti storiche sul numero di vittime dei campi nazi?
... nel metodo storico (meglio... in ogni metodo scientifico), quando si
forma una teoria dominante (e nota che sono volutamente astratto per non
entrare direttamente in un tema che evidentemente divide gli animi) ,
"l'onere della prova" sta a chi contesta la teoria dominante al fine di
(si
Post by giacomo
spera per lui)
In questo mondo capovolto secondo quelli come te che vivono capovolti
l'onere della prova sta non a chi dovrebbe averlo (chi sostiene una
cosa)
Post by giacomo
Post by apollo
ma
a chi la prova LA CHIEDE. Certo, secondo te se una teoria è dominante è a
priori vera...
la tua ignoranza supera l'accettabile... l'onere della prova sta a chi
sostiene qualcosa... quando questa cosa viene accettata dalla maggioranza
l'onerte sta a a chi la cinetesta...
Qualcuno mi dica cosa si può rispondere ad una frase simile? Niente, niente.
Post by giacomo
si vede che non ne capisci niente di onere della prova... perchè secondo la
tua logica balnega quando si è raggiunto un verdetto si deve continuare a
riprovarlo e riprovarlo solo petrchè a qualcuno non sta bene ... vediamo se
pacisci nonostante ti abbiano inculcato che devi sempre dire no!
1° grado di porcesso... le due parti si confrontano e una emerge più
convincente del'altra. e si raggiunge una decsiusione che diviene ufficiale
grazie ad una sentenza
2° seconda fase del porcesso... è interesse di chi ha perso la prima non di
chi ha vinto la prima fase di dimostrare che la decisione precedente è
sbagliata
fatti uno schemino... togli alla parola "sentenza" il concetto di "parere
della maggioranza degli storici" e forse il cervello si accende e riesci a
capire qualcosa
Post by apollo
Post by giacomo
Questo disperato tentativo
Disperato..... non mi pare proprio. La logica non ha bisogno di fanatismo.
no... ma quando mi dsimostri un po' di logica?
Post by apollo
Post by giacomo
Non si può difendere la libertà di ricerca storica e poi ripetutramente
contravvenire al emtodo della scienza storica.
Senti da che pulpito....
sei talmente indottrinato
Ah io? Ma pensa te....
Post by giacomo
che non ricordi neppure perchè abbiamo cominciato
a discutere . io non contesto il diritto di dire che la Shoah è un
mito...sono pure contrario alla proibizione dell'espressione delle tesi
contrarie che esiste in alcuni paesi e del diviento delle ricotruzioni dei
partiti (qualunque siano)... sto cercando solo di farti entrare in quella
zucca vuota che semplicemente dovrebbe prima o poi balenarvi il sospetto che
si ricorda la Shoah perchè le varie tesi della Shoah come mito
evidentemnete non sono finora mai state convincenti
Cappisco però che sia più rassicurante dirsi che c'è un complotto che cerca
di oscurare le vostre sacre verità cui non crede nessuno
Lo ripeto, sembra di sentire uno come artamano ma a ruoli invertiti. "Verità
sacre" a me! Il proverbio fondante della tua cultura è proprio il bue che
dice cornuto all'asino...
Ed il fatto che non ci creda nessuno significa che non sono valide, quindi
500 anni fa la terra era piatta. E poi non si tratta di credere o non
credere. 500 anni fa anche se nessuno ci credeva, la terra era tonda, alla
faccia di tutti quelli che non ci credevano.
Artamano
2010-02-06 22:04:33 UTC
Permalink
Post by giacomo
la tua ignoranza supera l'accettabile... l'onere della prova sta a chi
sostiene qualcosa... quando questa cosa viene accettata dalla maggioranza
l'onerte sta a a chi la cinetesta...
si vede che non ne capisci niente di onere della prova... perchè secondo
la tua logica balnega quando si è raggiunto un verdetto si deve continuare
a riprovarlo e riprovarlo solo petrchè a qualcuno non sta bene ... vediamo
se pacisci nonostante ti abbiano inculcato che devi sempre dire no!
no,basta che ci facciano vedere i documenti e le prove su cui si basa il
mito dei famosi sei milioni.
Solo quelli.
Forza,dove sono i censimenti e i conteggi?



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www.nod32.it
alessandro
2010-02-05 23:57:54 UTC
Permalink
vuoi dire che il metodo storico presuppone che se esiste una tesi dominante
questa nn deve essere dimostrata?
mmmmm
apollo
2010-02-06 00:54:45 UTC
Permalink
Post by alessandro
vuoi dire che il metodo storico presuppone che se esiste una tesi dominante
questa nn deve essere dimostrata?
mmmmm
Il loro ragionamento è un pò come se io andassi a dire "un milione di anni
fa un astronave aliena è atterrata sulla terra" e pretendessi che fossero
tutti gli altri a dover portare le prove che ciò NON sia accaduto, anzichè
dover essere io a portare prove che sia accaduto.
giacomo
2010-02-06 08:33:58 UTC
Permalink
Post by alessandro
vuoi dire che il metodo storico presuppone che se esiste una tesi
dominante questa nn deve essere dimostrata?
mmmmm
leggi meglio...magari senza preconcetti.
Ogni "tesi dominante" al suo inizio non lòo era... gli "evluzoinisti" hanno
dovuto dimostrare il valore delle loro tesi in un mabinete non favorevole.
In quel momneto era compito dll'evoluzionismo dimostrare le sue basi...

Quello che i pataccariu negazionsiti dimenticano è proprio quello... a torto
o a ragione al stroicità della Shoah è condivisa dalla maggio parte degli
storici... a mio parere è questo che a loro sfuigge... il metodod
scientificio della dimsotrazione, tanto che non hanno latr via di uscita da
questo impasse che attaccarsi alla tesi del complotto (la quqale ovviamente
anch'essa andrebbe dimostrata)

E' un ritornello che abbiamo visto in tutti i settori... la maggior parte
degli astronomi non crede negli UFO? C'è un complotto per nasconderne
l'esistenza, la maggio parte dei paleoantropologi è evoluzionista? C'è un
"complotto darwiniano" (pareola che ricorre speso nele tesi della crezione
intelligente)...la maggior parte degli storici crede che la Shoasia
avvenuta? C'è un complotto etc.


Trovoo sincveramnete patetico non avere mai il coraggio di porsi seri8amente
la domanda del "percxhè non si riesce a convibxcere la maggior parte degli
studiosi di una materia"... è gioco facile (trooopo facile) darsi come
risposta che non è perchè le nostre prove non convinvono, ma perchè ci
impediscono, c'è un complotto etc.
apollo
2010-02-06 19:53:32 UTC
Permalink
Post by giacomo
Post by alessandro
vuoi dire che il metodo storico presuppone che se esiste una tesi
dominante questa nn deve essere dimostrata?
mmmmm
leggi meglio...magari senza preconcetti.
Ogni "tesi dominante" al suo inizio non lòo era... gli "evluzoinisti" hanno
dovuto dimostrare il valore delle loro tesi in un mabinete non favorevole.
In quel momneto era compito dll'evoluzionismo dimostrare le sue basi...
Quello che i pataccariu negazionsiti dimenticano è proprio quello... a torto
o a ragione al stroicità della Shoah è condivisa dalla maggio parte degli
storici...
Bella forza! Dato che vengono considerati storici solo quelli che ci credono
a quella cosa!!!

a mio parere è questo che a loro sfuigge... il metodod
Post by giacomo
scientificio della dimsotrazione, tanto che non hanno latr via di uscita da
questo impasse che attaccarsi alla tesi del complotto (la quqale ovviamente
anch'essa andrebbe dimostrata)
E' un ritornello che abbiamo visto in tutti i settori... la maggior parte
degli astronomi non crede negli UFO? C'è un complotto per nasconderne
l'esistenza, la maggio parte dei paleoantropologi è evoluzionista? C'è un
"complotto darwiniano" (pareola che ricorre speso nele tesi della crezione
intelligente)...la maggior parte degli storici crede che la Shoasia
avvenuta? C'è un complotto etc.
Trovoo sincveramnete patetico non avere mai il coraggio di porsi seri8amente
la domanda del "percxhè non si riesce a convibxcere la maggior parte degli
studiosi di una materia"... è gioco facile (trooopo facile) darsi come
risposta che non è perchè le nostre prove non convinvono, ma perchè ci
impediscono, c'è un complotto etc.
E poi sarei io il fanatico.... a me bastano poche parole, non mi serve
scervellarmi.
Artamano
2010-02-06 22:04:33 UTC
Permalink
Post by giacomo
leggi meglio...magari senza preconcetti.
Ogni "tesi dominante" al suo inizio non lòo era... gli "evluzoinisti"
hanno dovuto dimostrare il valore delle loro tesi in un mabinete non
favorevole. In quel momneto era compito dll'evoluzionismo dimostrare le
sue basi...
ma non è necessario che si affannino,devono solo mostrare gli studi che
avrebbero dovuto dimostrare la morte dei sei milioni.
Ma li hanno mai fatti?



__________ Informazioni da ESET NOD32 Antivirus, versione del database delle firme digitali 4842 (20100206) __________

Il messaggio è stato controllato da ESET NOD32 Antivirus.

www.nod32.it
Maggio
2010-02-05 12:30:22 UTC
Permalink
Post by alessandro
a me interessa provare a capire
esistono fonti storiche sul numero di vittime dei campi nazi?
ma ci sei o i fai?



--- news://freenews.netfront.net/ - complaints: ***@netfront.net ---
alessandro
2010-02-05 23:59:11 UTC
Permalink
Post by Maggio
ma ci sei o i fai?
?

se nn sai cosa dire, taci
giacomo
2010-02-06 08:36:14 UTC
Permalink
Post by Maggio
Post by alessandro
a me interessa provare a capire
esistono fonti storiche sul numero di vittime dei campi nazi?
ma ci sei o i fai?
c'è... e quel poco che non c'è lo fa
alessandro
2010-02-06 21:20:25 UTC
Permalink
.......ipse dixit
apollo
2010-02-05 17:48:38 UTC
Permalink
Post by giacomo
Post by alessandro
ma invece di fare ironia, puoi citare qualche fonte di qualche rilevanza
storica, pls?
visto che dopo la prima contestazione sono diventato "uno di questi",
quando mi ero appena permesso di dire che la Shoah c'entrava poco con
Agostno, non ho altro da fare cxhe giuocare un po' con il sarcasmo
(tecnicamnete non era ironia... ma sarcasmo) :-)))
So bene per esperienza che in certi settori esiste la tecnica del negare,
negare, negare... non per niente si chiama negazionismo
No: non per niente TU lo chiami così.
Artamano
2010-02-05 17:30:39 UTC
Permalink
Post by giacomo
metterebbero prima in discusisone i numeri (non c'erano prima TOT o non
ce ne furono dopo TOT)... poi metterebbero in discussione il fatto che chi
manca all'appello sia morto (pare che i più si siano nascosti alle
Bahamas), quindi le ragioni della morte (ricordi quelli che dicevano che
erano morti
ma a voi basterebbe mostrare i conteggi e i censimenti su cui fondate il
mito olocaustico.
Non serve altro.
Ma li avete mai avuti?
Avete mai avuto qualcosa di simile all'onestà e all'onore?
Ecco un esempio di come potreste fare:

tratto del libro STUDI REVISIONISTICI di Franco Deana. Edizioni GRAPHOS.
reperibile a http://www.libreriaar.it/
Le statistiche ufficiali delle popolazioni possono risultare suscettibili di
discussione quando si verificano spostamenti in massa, perché molti
trasferimenti sfuggono alle autorità di partenza e di destinazione. Quando
poi i trasferimenti sono provocati da eventi bellici o da disastri
ambientali, carestie e stragi in massa delle popolazioni nemiche, ogni
rilevarnento statistico diventa quasi impossibile.

Si consideri anche che, dopo la seconda guerra mondiale, le statistiche
europee avrebbero dovuto valutare i trasferimenti, le stragi in massa, in
presenza dei contrapposti interessi al gonfiamento delle stragi subite e
all'occultamento di quelle effettuate.

Le difficoltà aumentano nelle statistiche postbelliche delle popolazioni
ebraiche, per essere queste ultime soggette a frequenti spostamenti
volontari o forzati, e per essere inoltre interessate a non figurare nei
censimenti onde evitare di allarmare i paesi ospitanti.

Si ritengono più attendibili di quelle postbelliche le statistiche
precedenti la seconda guerra mondiale, e particolarmente quelle relative
all'effettiva consistenza di una determinata etnia o di una determinata
confessione religiosa. Comunque, è necessario interpretare razionalmente e
confrontare le statistiche esistenti.

Secondo il Calendario Atlante De Agostini, nel 1940, su una popolazione
mondiale di 2,155 miliardi, 2,045 miliardi di uomini aderivano a una delle
più importanti religioni, e solo 110 milioni, il 5%, erano "pagani o senza
religione".

Nel 1991 su una popolazione mondiale di 5,094 miliardi, sono stati censiti
come aderenti a una delle grandi religioni 3,582 miliardi di uomini, fra i
quali 18 milioni di ebrei, e il resto, cioè 1,512 miliardi, il 30%, come
confessanti altre religioni o atei.

Dunque, gli aderenti ad altre religioni e agnostici o atei, censiti dal 1940
al 1991, sono aumentati dal 5 al 30%; anche se si è verificato un aumento
dei membri di nuove sette cristiane, ecc., è evidente che è molto aumentata
la massa degli agnostici o degli atei.




Popolazione ebraica


Sempre secondo il Calendario Atlante De Agostini (edd. degli anni citati),
gli israeliti (ebrei) nel mondo erano:


1904 9.000.000

1914 12.000.000

1920 13.000.000

1940 16.600.000

Essi erano aumentati quindi dell'84,4% in 36 anni. Queste statistiche si
devono ritenere attendibili in quanto non influenzate dalle ricadute
politiche e sociali delle perdite avvenute durante la seconda guerra
mondiale.


1) Popolazione ebraica negli Stati Uniti


Esaminiamo ora le statistiche degli ebrei presenti negli USA, loro paese di
elezione, giacché vi si è trasferita la maggior parte delle loro
popolazioni. Non per niente New York era ed è la più grande città ebraica
del mondo (nel 1940, su una popolazione di 7 milioni di abitanti, vi erano
2,5 milioni di ebrei).

L'edizione del 1991 del Calendario chiarisce che in America esistono
"statistiche tenute dalle varie Chiese, nelle quali però sono compresi
[solo] gli ufficialmente iscritti e praticanti" (p. 586).

Gli ebrei "ufficialmente iscritti" nei registri sinagogali e in documenti
del genere negli USA erano:

ANNO
milioni

1940
4,65 (p. 40)

1948
4+5 (p. 395)

1952 5

1955
5,5
1964
5,6

1969
5,87
1975
6,115
1980
5,92

1983
5,728

1986
5,814

1987
5,944

1988
5,935

1991
5,981

Quindi dal 1940 al 1991, in 51 anni, gli ebrei sarebbero aumentati solo da
4,65 a 5,981 milioni e sarebbero addirittura diminuiti rispetto al 1975,
malgrado l'aumento naturale della popolazione e i milioni di ebrei immigrati
dall'ex Unione Sovietica e dall'Europa.

Anche se New York era il comune porto di sbarco degli immigrati europei e se
gli ebrei preferivano stabilirsi nelle grandi città, la sproporzione fra i
2,5 milioni di residenti ebrei a New York nel 1938-40 e i 2,15 milioni di
residenti ebrei nel resto del paese è troppo elevata e fa pensare a una
sottostima, anche perché era più facile censire gli immigrati a New York,
dato che altrove spesso essi erano in transito.

Evidentemente l'effettiva popolazione ebraica è molto maggiore (è ciò che
pensava Arthur Koestler e ciò che pensa oggi Norman Finkelstein). Per
valutarla calcoliamo un aumento naturale dal 1940 al 1991 proporzionale a
quello verificatosi dal 1904 al 1940, e cioè 4,65 x 1,844 x 51 / 36 = 12,15
milioni circa. Anche se dopo il 1940 si fosse verificato un calo nella
natalità, esso doveva venir compensato dalla diminuita mortalità per
malattie.

Per un riscontro ci riferiamo all'accrescimento annuo della popolazione in
Israele, accrescimento che nel 1987 è stato del 2,27 - 0,67 = 1,60% annuo
(p. 357). Calcolando lo stesso aumento per la popolazione ebraica negli USA,
risulterebbe una popolazione attuale di circa 10,45 milioni.

Tuttavia si osserva che il coefficiente di aumento della popolazione ebraica
negli USA potrebbe essere maggiore se rispondesse al vero quanto dichiarato
il 16 agosto 1963 dal presidente israeliano David Ben Gurion: la popolazione
ebraica negli USA, ufficialmente di 5,6 milioni, non era inferiore ai 9
milioni (in R. Harwood, Ne sono davvero morti sei milioni?, Genova,2000, p.
33). I 9 milioni del 1963, con l'incremento naturale dell'1,6% annuo,
sarebbero diventati 14 milioni nel 1991.


2) Emigrazione dall'URSS


Secondo il "Jerusalem Report" del maggio 1995 la popolazione ebraica
nell'Unione Sovietica, dal 1946 al 1995, si era ridotta da 4,6 a 1,24
milioni. Tenendo conto dell'aumento naturale della popolazione, si può
stimare che 5 milioni di ebrei siano emigrati negli USA o in Israele, la cui
popolazione ebraica nello stesso periodo è globalmente aumentata di circa 3
milioni.

Si può quindi stimare che 2 milioni di ebrei sovietici siano emigrati in
America, direttamente o transitando per Israele. Si tenga anche presente
che, fino al 1978, su 35.000 nordamericani o canadesi emigrati in Israele,
solo 5.400 vi si stabilirono, ritenendo gli altri più utile per Israele la
loro attività negli USA. Evidentemente l'emigrazione dal Nord America verso
Israele è trascurabile (si veda Roger Garaudy, I miti fondatori della
politica israeliana, Genova, 1996, p. 133).




3) Emigrazione dall'Europa e altri paesi fra il 1974 e il 1991


Nel 1974 (anno preso a caso) e nel 1991 le popolazioni ebraiche nei vari
Stati (esclusi Israele, Stati Uniti e Unione Sovietica) risultavano
2.744.682 e 2.876.872 unità, con un aumento di 132.190. Applicando alle
relative popolazioni l'aumento dell'1,6% registrato in Israele, i 2.744.682
del 1971 sarebbero diventati nel 1991 circa 3.595.000, cioè sarebbero
aumentati di 0,85 milioni, di cui oltre 0,72 milioni evidentemente enúgrati
negli USA (si veda, più avanti, la tabella delle popolazioni ebraiche).




4) Emigrazione dall'Europa dal 1946 al 1973


Il confronto con le popolazioni registrate nel 1991 è stato limitato al 1974
e non è stato esteso agli anni dei dopoguerra perché le statistiche
diventavano sempre più incomplete e con variazioni di non lieve entità nel
giro di pochi anni. Per esempio, dal 1956 al 1974 le popolazioni ebraiche
risultavano aumentate in Francia da 150.000 a 520.000 (per l'afflusso di
ebrei dall'Algeria), in Gran Bretagna da 300.000 a 450.000, mentre in
Romania c'era stato un calo da 700.000 a 120.000, in Ungheria da 400.000 a
43.000, in Polonia da 80.000 a 12.000, in Olanda da 44.000 a 23.000.


Come si spiegano queste riduzioni? E la Romania, l'Ungheria e la Polonia non
erano separate dal resto dell'Europa dalla cortina di ferro? Eppure è noto
che soprattutto nei 27 anni che corrono dal 1946 al 1973 l'immigrazione
ebraica negli USA è stata notevole e potrebbe spiegare qualche variazione
statistica. Anche se fosse stata percentualmente della stessa entità di
quella calcolata fra il 1974 e il 1991, risulterebbe di 0,72 x 27 / 17 =
1,14 milioni.


Stima della polazione ebraica mondiale

In totale, la popolazione ebraica negli USA calcolata ai par. 1 , 2 , 3 e
4 risulta di 12,15 + 2 + 0,72 + 1,14 = 16,01 milioni, con uno scarto fra
quella censita e quella stirnata di 2,67 milioni.

Se la popolazione ebraica del resto del mondo fosse stata sottostimata nella
stessa proporzione, nel 1991 risulterebbe una maggiore popolazione mondiale
di 2.876.872 x 1,67 = 4,8 milioni; ma questa è un'ipotesi priva di
riscontri.

Arbitrariamente valuteremo in altri 2 milioni la popolazione ebraica non
censita.

In conclusione la popolazione ebraica mondiale nel 1991 risultava la
seguente (in milioni):

Stima popolazione ebraica negli USA
16,01

Popolazione nell'ex URSS
1,2

Popolazione negli altri paesi al 1991
2,9

Popolazione ebraica in Israele
3,6

Sottostima negli altri Paesi
2

Possibile emigrazione negli USAfra il 1946 e il 1973
1,14

Totale
25,71

(Cfr. Eugenio Saraceni, Breve storia degli ebrei, 1979, il quale scrive che
gli ebrei rappresentano solo "il 5 per mille della popolazione mondiale",
dato corrispondente a una popolazione ebraica di 21,74 milioni nel 1979 e 25
milioni nel 1991. )

L'aumento risulta incompatibile con la morte di 6 milioni di ebrei, in
quanto questa avrebbe ridotto il loro numero sul piano mondiale nel 1945 a
10,6 milioni. Wiesenthal ha dichiarato il 2 maggio 1982 al "Post" che
nei lager nazisti sarebbero morti 11 milioni di ebrei. A prendere per buona
questa cifra, gli ebrei sopravvissuti sarebbero stati poco più di 5 milioni!
(nota: Si noti che il "New York Times" del 15 febbraio 1948 valutava gli
ebrei nel mondo tra 15.600.000 e 18.700.000 come cit. in R. Harwood,
Auschwitz o della soluzione finale, Milano, 1978, p. 9).

Le statistiche si arrestano al 1991 perché proprio in quell'anno un
periodico aveva pubblicato un testo in cui il qui scrivente sosteneva che,
se gli ebrei considerati tali per confessione religiosa erano 18 milioni
(Calendario Atlante, p. 26), quelli considerati (o da considerare) tali per
appartenenza etnica, cioè per appartenenza a un gruppo definito dal possesso
di certi tratti culturali, dovevano essere più numerosi.


Dal 1992 al 1999 la tabella degli aderenti alle grandi religioni è stata
omessa nelle edizioni del Calendario Atlante ed è stata reinserita in quella
del 2000. Mettiamo a confronto le cifre (rispettivamente pp. 26 e 38):


1991
2000



Cattolici 952.000.000
1.047.000.000

Protestanti 556.000.000
360.000.000

Ortodossi 162.000.000
226.000.000

altri (anglicani)
341.000.000

Musulmani 881.000.000
1.142.000.000

Ebrei 18.000.000
15.300.000

Buddisti 312.000.000
354.500.000

Induisti 663.000.000
746.000.000

Altri 38.000.000
22.000.000

totale 3.582.000.000
4.253.800.000



Come si vede, dal 1991 al 2000, il numero degli aderenti alle grandi
religioni è aumentato, eccezion fatta per gli ebrei, che sono (sarebbero)
diminuiti.

In questi anni non ci sono state conversioni in massa o stermini di ebrei;
evidentemente sono state eseguite rielaborazioni statistiche.

La riduzione da 18 a 15,3 milioni del numero degli ebrei si può giustificare
col fatto che la prima cifra si riferiva a tutti gli ebrei e la seconda solo
a quelli praticanti, e a conferma si nota che lo stesso Calendario Atlante
riporta la cifra di 17.981.460 ebrei in tutto il mondo (p. 357). Tuttavia
ricordiamo che dai calcoli prima svolti la popolazione ebraica negli USA
risultava di 16,01 milioni; e questi 16,01 milioni, sommati ai 3.481.400 di
abitanti ebrei di Israele, davano già un totale superiore ai 18.000.000, e
ciò, dunque, senza tener conto del resto del mondo.

Si noti che il "Daily Express" del 1 maggio 1945 in un articolo di un
corrispondente aveva riferito che nel campo di Dachau negli ultimi mesi
erano morti di fame e malattie 13.000 prigionieri e ne erano stati liberati
32.000, affamati. E il "Daily Mail" del 2 maggio dello stesso anno aveva
scritto:


Da quando gli Alleati hanno invaso la Germania sono stati liberati più di
2,5 milioni di esuli, profughi e prigionieri di guerra che risultavano nelle
liste SHAEF, settore profughi (displaced persons). Si ritiene che sotto
controllo tedesco ci siano ancora da 3 a 6 milioni di profughi.


Quindi la maggior parte degli internati era viva e fu liberata; e ciò vale
anche per gli internati ebrei.


(Nella pagina che segue il lettore trova la tabella delle popolazioni
ebraiche 1974-1991 con esclusione di Stati Uniti, Israele e Unione
Sovietica.)

Popolazioni ebraiche (1974-1991) con esclusione di Stati Uniti, Israele e
Unione Sovietica

Nazione 1974 1991
+ -



Austria 12.000 12.000

Belgio 41.000
000 - 6.000

Cecoslovacchia 15.000
- 9.000

Danimarca 6.000
- 2.383

Finlandia 1.280
1 - 309

Francia 520.000 650.000
+ 130.000

Germania 31.700
- 4.148

Gran Bretagna 450.000 450.000

Grecia 6.500
0 - 1.500

Irlanda 3.255
7 -1.128

Italia 35.000 35.000

Iugoslavia 7.000 7.000

Liechtenstein 25
- 3

Lussemburgo 643 699
+ 56

Norvegia 855 1.044
+ 189

Olanda 23.000

Polonia 12.000 12.000

Romania 120.000 120.000

Spagna 7.000 7.000

Svezia 13.000 16.000
+ 3.000

Svizzera 20.744
860 - 884

Ungheria 43.000 43.000

Afghanistan 800 800

India 16.000 16.000

Iran 68.000 80.000
+ 12.000

Iraq 2.500 2.500

Libano 6.000 6.000

Siria 4.000

Turchia 38.000 38.000

Algeria 1.000

Tunisia 23.000 23.000

Marocco 70.000
0.000 - 30.000

Sudafrica 114.762 125.000
+ 10.238

Zaire 1.500 1.500

Zimbabwe 6.000

Canada 254.368 296.425
+ 42.057

Costarica 1.500 1.500

Giamaica 600

Messico 100.750
4 - 19.016

Argentina 450.000 500.000
+ 50.000

Brasile 140.000
119.000 - 21.000

Cile 30.000 30.000

Uruguay 50.000 50.000

Nuova Zelanda 5.000
- 1.079

Totale 2.744.682 2.876.872
+ 132.190





Altre notizie statistiche



Il mito dello sterminio ebraico non solo è incompatibile con le precedenti
valutazioni statistiche, ma è contraddetto anche da dati fomiti subito dopo
la seconda guerra mondiale.


1)

Popolazioni ebraiche secondo Léon Poliakov e Josef Wulf (Das Dritte Reich
und die Juden, Berlin, 1955, p. 229)


1939
1945

URSS(zoneoccupate) 2.100.000
1.500.000

Germania 210.000
170.000

Austria 60.000
40.000

Ungheria 404.000
200.000

2)
Ebrei in Europa nel 1947 - Congresso Ebraico Mondiale (Calendario Atlante De
Agostini, 1952, p. 46)


URSS 2.000.000

Romania 410.000

Gran Bretagna 390.000

Francia 180.000

Germania 198.000

Ungheria 190.000

Polonia 90.000

Italia 55.000

Bulgaria 49.000

Cecoslovacchia 48.000

Austria 45.500

Belgio 40.000

Altri 137.500

Totale 3.833.000



3)



Popolazione ebraica in Europa secondo la Commissione Anglo-Americana
sull'ebraismo mondiale e la Palestina, Losanna 20 aprile 1946 (Enciclopedia
Treccani,Aggiornamento 1938-48 ,I, 1948, p. 813)




1939
1946



Albania 200
300

Austria 60.000
15.000

Belgio 90.000
33.000

Bulgaria 50.000
45.000

Cecoslovacchia 315.000
65.000

Danimarca 7.000
5.500

Finlandia 2.000
1.800

Francia 320.000
180.000

Germania 215.000
94.000

Grecia 75.000
10.000

Italia 50.000
46.000

Jugoslavia 75.000
11.000

Lussemburgo 3.500
500

Norvegia 2.000
1.000

Olanda 150.000
30.000

Polonia 3.351.000
80.000

Romania 850.000
336.000

Ungheria 400.000
200.000
totale 6.015.700
1.153.000




4)

Il 30 giugno 1965 il giomale ebraico di New York "Der Aufbau" ha riferito
che 3.375.000 persone avevano presentato domanda di riparazioni per i danni
subiti durante il nazismo (in R. Garaudy, op. cit., p. 68).

Il giomalista americano A. Doksen Marcus, in una corrispondenza da
Gerusalemme del marzo 1993, aveva calcolato che gli ebrei cittadini di
Israele reduci dell' olocausto erano 300.000 (si veda "Il Borghese", 18
luglio 1993). Questo, 48 anni dopo la fine della guerra. Considerando la
mortalità, i profughi dalla Germania stati almeno il doppio. A questi si
devono aggiungere gli ancor più numerosi ebrei emigrati negli USA
attraverso Israele.

L'espulsione degli ebrei dalla Germania era iniziata subito dopo il 1933, e
"nel luglio 1939, su 560.000 ebrei non ne restavano vivi in Germania che
215.000" (Emil Ludwig, La conquista morale della Germania, Milano, 1948, p.
123). L'espulsione era proseguita dopo lo scoppio della guerra, attraverso i
paesi neutrali, anche se con crescenti difficoltà perché nessuno li voleva,
come documenta il libro "Ebrei in vendita? " di Yehuda Bauer (Milano, 1998).

Secondo l'indagine del Congresso Ebraico Mondiale, nel 1947 in Germania gli
ebrei erano ancora 198.000, cioè poco meno che nel 1939, ma va tenuto
presente il fatto che ne erano affluiti moltissimi dall'Europa orientale a
partire dal 1945.

Se ci fosse stato un piano di sterminio in massa, logicamente le prime
vittime sarebbero stati gli ebrei tedeschi in quanto erano i primi a
disposizione e i più detestati, come sostiene Goldhagen. Si può ipotizzare
che gli ebrei emigrati negli Stati Uniti o in Palestina prima della guerra
siano rientrati nella Germania distrutta, immiserita, sotto la protezione
dell'esercito alleato, nel 1946?

Al massimo poteva rientrare qualche capofarniglia per tentare di far valere
le proprie ragioni e compiere le proprie vendette, ma non è credibile il
rientro, di intere famiglie emigrate da 5 -10 anni. Quanto al ritomo degli
ebrei che si erano rifugiati in Unione Sovietica, come risulta dalle
testimonianze citate più avanti, si è verificato parecchio tempo dopo.

Invece gli ebrei in Polonia erano 3.315.000 nel 1939 e 90.000 nel 1947. Non
è credibile che i tedeschi abbiano voluto sterminare solo gli ebrei
polacchi. Non sarebbe stato necessario, del resto, che agissero
direttamente. Vi avrebbero provveduto gli stessi polacchi. Sarebbe bastato
lasciarli liberi di agire.

Come è stato documentato anche da Rudi Assuntino e Wlodek Goldkorn nel libro
" Il guardiano. Marek Edelmann racconta "(Palermo, 1998), il 4 luglio 1946 a
Kielce, in Polonia, si verificò un pogrom che provocò la fuga in Germania di
150.000 ebrei (quelli che sarebbero stati inviati già precedentemente nelle
camere a gas), creando imbarazzo alle autorità alleate. Furono fatti
emigrare a tempo di primato negli USA o in Palestina. Evidentemente il
numero degli ebrei sopravvissuti era molto superiore a quello ufficiale. E'
logico pensare, inoltre, che gli ebrei non fossero fuggiti solo nella
Germania occidentale e che complessivamente fossero di più.

Si ritiene che questi ebrei in transito non siano da includere nel numero di
quelli sopravvissuti in Germania, in quanto la loro stima era datata 2
aprile 1946, cioè precedentemente al pogrom.

Si nota anche che gli ebrei ungheresi erano 450.000 nel 1938 e 190.000 nel
1947, anche se la storia ufficiale e tante testimonianze affermano che gli
ebrei ungheresi nel maggio-giugno 1944 erano stati tutti deportati ad
Auschwitz e inviati subito nelle camere a gas.

L'inattendibilità delle statistiche correnti è stata confermata da Shalom
Baron (insegnante di storia ebraica all'Università di Colombia), il quale,
in data 24 aprile 1964, di fronte al tribunale di Gerusalemme, ha sostenuto
che nel 1945, quando la Polonia era stata liberata dai russi, 700.000 ebrei
polacchi erano ancora vivi. Anche il n. 143 del 1961 di "Jedioth Hazem" (Tel
Aviv) ha scritto che "il numero degli ebrei polacchi attualmente viventi
fuori dalla Polonia si approssima ai due milioni" (in Paul Rassinier, Il
dramma degli ebrei europei, Roma, 1967, p. 20).



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apollo
2010-02-05 17:52:54 UTC
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Post by Artamano
Post by giacomo
metterebbero prima in discusisone i numeri (non c'erano prima TOT o non
ce ne furono dopo TOT)... poi metterebbero in discussione il fatto che chi
manca all'appello sia morto (pare che i più si siano nascosti alle
Bahamas), quindi le ragioni della morte (ricordi quelli che dicevano che
erano morti
ma a voi basterebbe mostrare i conteggi e i censimenti su cui fondate il
mito olocaustico.
Non serve altro.
Ma li avete mai avuti?
Avete mai avuto qualcosa di simile all'onestà e all'onore?
tratto del libro STUDI REVISIONISTICI di Franco Deana. Edizioni GRAPHOS.
reperibile a http://www.libreriaar.it/
Le statistiche ufficiali delle popolazioni possono risultare suscettibili di
discussione quando si verificano spostamenti in massa, perché molti
trasferimenti sfuggono alle autorità di partenza e di destinazione. Quando
poi i trasferimenti sono provocati da eventi bellici o da disastri
ambientali, carestie e stragi in massa delle popolazioni nemiche, ogni
rilevarnento statistico diventa quasi impossibile.
Le perle ai porci.......
Artamano
2010-02-05 17:30:37 UTC
Permalink
Post by Arduino
Sarebbe così difficile Stabilire; In Olanda erano Tot, dopo la guerra ce
n'erano tot.
In Francia....
Non lo fate, perché i numeri vi danno inesorabilmente torto.
Il mito lo avete stabilito voi e quindi è degli sterminazionisti l'onere
della prova.
Se il mito dei sei milioni avesse una qualsiasi base nella realtà vi
basterebbe mostrare i censimenti su cui si sarebbe dimostrato per avere
ragione.
Invece non lo fate .Nessuno di voi può dire o mostrare gli studi con i
conteggi e i censimenti dei sei milioni.
Potete solo fare del sarcasmo patetico o ricorrere alla violenza del reato
d'opinione.
Violenza fascista che si ripercuoterà su chi la compie.
Da parte revisionista comunque tentativi di studio ce ne sono in
continuazione,a testimonianza della vitalità di un mondo che non si arrende
al fascismo di un occidente talmudico ormai fascista nelle leggi e nei
metodi.

tratto del libro STUDI REVISIONISTICI di Franco Deana. Edizioni GRAPHOS.
reperibile a http://www.libreriaar.it/
Le statistiche ufficiali delle popolazioni possono risultare suscettibili di
discussione quando si verificano spostamenti in massa, perché molti
trasferimenti sfuggono alle autorità di partenza e di destinazione. Quando
poi i trasferimenti sono provocati da eventi bellici o da disastri
ambientali, carestie e stragi in massa delle popolazioni nemiche, ogni
rilevarnento statistico diventa quasi impossibile.

Si consideri anche che, dopo la seconda guerra mondiale, le statistiche
europee avrebbero dovuto valutare i trasferimenti, le stragi in massa, in
presenza dei contrapposti interessi al gonfiamento delle stragi subite e
all'occultamento di quelle effettuate.

Le difficoltà aumentano nelle statistiche postbelliche delle popolazioni
ebraiche, per essere queste ultime soggette a frequenti spostamenti
volontari o forzati, e per essere inoltre interessate a non figurare nei
censimenti onde evitare di allarmare i paesi ospitanti.

Si ritengono più attendibili di quelle postbelliche le statistiche
precedenti la seconda guerra mondiale, e particolarmente quelle relative
all'effettiva consistenza di una determinata etnia o di una determinata
confessione religiosa. Comunque, è necessario interpretare razionalmente e
confrontare le statistiche esistenti.

Secondo il Calendario Atlante De Agostini, nel 1940, su una popolazione
mondiale di 2,155 miliardi, 2,045 miliardi di uomini aderivano a una delle
più importanti religioni, e solo 110 milioni, il 5%, erano "pagani o senza
religione".

Nel 1991 su una popolazione mondiale di 5,094 miliardi, sono stati censiti
come aderenti a una delle grandi religioni 3,582 miliardi di uomini, fra i
quali 18 milioni di ebrei, e il resto, cioè 1,512 miliardi, il 30%, come
confessanti altre religioni o atei.

Dunque, gli aderenti ad altre religioni e agnostici o atei, censiti dal 1940
al 1991, sono aumentati dal 5 al 30%; anche se si è verificato un aumento
dei membri di nuove sette cristiane, ecc., è evidente che è molto aumentata
la massa degli agnostici o degli atei.




Popolazione ebraica


Sempre secondo il Calendario Atlante De Agostini (edd. degli anni citati),
gli israeliti (ebrei) nel mondo erano:


1904 9.000.000

1914 12.000.000

1920 13.000.000

1940 16.600.000

Essi erano aumentati quindi dell'84,4% in 36 anni. Queste statistiche si
devono ritenere attendibili in quanto non influenzate dalle ricadute
politiche e sociali delle perdite avvenute durante la seconda guerra
mondiale.


1) Popolazione ebraica negli Stati Uniti


Esaminiamo ora le statistiche degli ebrei presenti negli USA, loro paese di
elezione, giacché vi si è trasferita la maggior parte delle loro
popolazioni. Non per niente New York era ed è la più grande città ebraica
del mondo (nel 1940, su una popolazione di 7 milioni di abitanti, vi erano
2,5 milioni di ebrei).

L'edizione del 1991 del Calendario chiarisce che in America esistono
"statistiche tenute dalle varie Chiese, nelle quali però sono compresi
[solo] gli ufficialmente iscritti e praticanti" (p. 586).

Gli ebrei "ufficialmente iscritti" nei registri sinagogali e in documenti
del genere negli USA erano:

ANNO
milioni

1940
4,65 (p. 40)

1948
4+5 (p. 395)

1952 5

1955
5,5
1964
5,6

1969
5,87
1975
6,115
1980
5,92

1983
5,728

1986
5,814

1987
5,944

1988
5,935

1991
5,981

Quindi dal 1940 al 1991, in 51 anni, gli ebrei sarebbero aumentati solo da
4,65 a 5,981 milioni e sarebbero addirittura diminuiti rispetto al 1975,
malgrado l'aumento naturale della popolazione e i milioni di ebrei immigrati
dall'ex Unione Sovietica e dall'Europa.

Anche se New York era il comune porto di sbarco degli immigrati europei e se
gli ebrei preferivano stabilirsi nelle grandi città, la sproporzione fra i
2,5 milioni di residenti ebrei a New York nel 1938-40 e i 2,15 milioni di
residenti ebrei nel resto del paese è troppo elevata e fa pensare a una
sottostima, anche perché era più facile censire gli immigrati a New York,
dato che altrove spesso essi erano in transito.

Evidentemente l'effettiva popolazione ebraica è molto maggiore (è ciò che
pensava Arthur Koestler e ciò che pensa oggi Norman Finkelstein). Per
valutarla calcoliamo un aumento naturale dal 1940 al 1991 proporzionale a
quello verificatosi dal 1904 al 1940, e cioè 4,65 x 1,844 x 51 / 36 = 12,15
milioni circa. Anche se dopo il 1940 si fosse verificato un calo nella
natalità, esso doveva venir compensato dalla diminuita mortalità per
malattie.

Per un riscontro ci riferiamo all'accrescimento annuo della popolazione in
Israele, accrescimento che nel 1987 è stato del 2,27 - 0,67 = 1,60% annuo
(p. 357). Calcolando lo stesso aumento per la popolazione ebraica negli USA,
risulterebbe una popolazione attuale di circa 10,45 milioni.

Tuttavia si osserva che il coefficiente di aumento della popolazione ebraica
negli USA potrebbe essere maggiore se rispondesse al vero quanto dichiarato
il 16 agosto 1963 dal presidente israeliano David Ben Gurion: la popolazione
ebraica negli USA, ufficialmente di 5,6 milioni, non era inferiore ai 9
milioni (in R. Harwood, Ne sono davvero morti sei milioni?, Genova,2000, p.
33). I 9 milioni del 1963, con l'incremento naturale dell'1,6% annuo,
sarebbero diventati 14 milioni nel 1991.


2) Emigrazione dall'URSS


Secondo il "Jerusalem Report" del maggio 1995 la popolazione ebraica
nell'Unione Sovietica, dal 1946 al 1995, si era ridotta da 4,6 a 1,24
milioni. Tenendo conto dell'aumento naturale della popolazione, si può
stimare che 5 milioni di ebrei siano emigrati negli USA o in Israele, la cui
popolazione ebraica nello stesso periodo è globalmente aumentata di circa 3
milioni.

Si può quindi stimare che 2 milioni di ebrei sovietici siano emigrati in
America, direttamente o transitando per Israele. Si tenga anche presente
che, fino al 1978, su 35.000 nordamericani o canadesi emigrati in Israele,
solo 5.400 vi si stabilirono, ritenendo gli altri più utile per Israele la
loro attività negli USA. Evidentemente l'emigrazione dal Nord America verso
Israele è trascurabile (si veda Roger Garaudy, I miti fondatori della
politica israeliana, Genova, 1996, p. 133).




3) Emigrazione dall'Europa e altri paesi fra il 1974 e il 1991


Nel 1974 (anno preso a caso) e nel 1991 le popolazioni ebraiche nei vari
Stati (esclusi Israele, Stati Uniti e Unione Sovietica) risultavano
2.744.682 e 2.876.872 unità, con un aumento di 132.190. Applicando alle
relative popolazioni l'aumento dell'1,6% registrato in Israele, i 2.744.682
del 1971 sarebbero diventati nel 1991 circa 3.595.000, cioè sarebbero
aumentati di 0,85 milioni, di cui oltre 0,72 milioni evidentemente enúgrati
negli USA (si veda, più avanti, la tabella delle popolazioni ebraiche).




4) Emigrazione dall'Europa dal 1946 al 1973


Il confronto con le popolazioni registrate nel 1991 è stato limitato al 1974
e non è stato esteso agli anni dei dopoguerra perché le statistiche
diventavano sempre più incomplete e con variazioni di non lieve entità nel
giro di pochi anni. Per esempio, dal 1956 al 1974 le popolazioni ebraiche
risultavano aumentate in Francia da 150.000 a 520.000 (per l'afflusso di
ebrei dall'Algeria), in Gran Bretagna da 300.000 a 450.000, mentre in
Romania c'era stato un calo da 700.000 a 120.000, in Ungheria da 400.000 a
43.000, in Polonia da 80.000 a 12.000, in Olanda da 44.000 a 23.000.


Come si spiegano queste riduzioni? E la Romania, l'Ungheria e la Polonia non
erano separate dal resto dell'Europa dalla cortina di ferro? Eppure è noto
che soprattutto nei 27 anni che corrono dal 1946 al 1973 l'immigrazione
ebraica negli USA è stata notevole e potrebbe spiegare qualche variazione
statistica. Anche se fosse stata percentualmente della stessa entità di
quella calcolata fra il 1974 e il 1991, risulterebbe di 0,72 x 27 / 17 =
1,14 milioni.


Stima della polazione ebraica mondiale

In totale, la popolazione ebraica negli USA calcolata ai par. 1 , 2 , 3 e
4 risulta di 12,15 + 2 + 0,72 + 1,14 = 16,01 milioni, con uno scarto fra
quella censita e quella stirnata di 2,67 milioni.

Se la popolazione ebraica del resto del mondo fosse stata sottostimata nella
stessa proporzione, nel 1991 risulterebbe una maggiore popolazione mondiale
di 2.876.872 x 1,67 = 4,8 milioni; ma questa è un'ipotesi priva di
riscontri.

Arbitrariamente valuteremo in altri 2 milioni la popolazione ebraica non
censita.

In conclusione la popolazione ebraica mondiale nel 1991 risultava la
seguente (in milioni):

Stima popolazione ebraica negli USA
16,01

Popolazione nell'ex URSS
1,2

Popolazione negli altri paesi al 1991
2,9

Popolazione ebraica in Israele
3,6

Sottostima negli altri Paesi
2

Possibile emigrazione negli USAfra il 1946 e il 1973
1,14

Totale
25,71

(Cfr. Eugenio Saraceni, Breve storia degli ebrei, 1979, il quale scrive che
gli ebrei rappresentano solo "il 5 per mille della popolazione mondiale",
dato corrispondente a una popolazione ebraica di 21,74 milioni nel 1979 e 25
milioni nel 1991. )

L'aumento risulta incompatibile con la morte di 6 milioni di ebrei, in
quanto questa avrebbe ridotto il loro numero sul piano mondiale nel 1945 a
10,6 milioni. Wiesenthal ha dichiarato il 2 maggio 1982 al "Post" che
nei lager nazisti sarebbero morti 11 milioni di ebrei. A prendere per buona
questa cifra, gli ebrei sopravvissuti sarebbero stati poco più di 5 milioni!
(nota: Si noti che il "New York Times" del 15 febbraio 1948 valutava gli
ebrei nel mondo tra 15.600.000 e 18.700.000 come cit. in R. Harwood,
Auschwitz o della soluzione finale, Milano, 1978, p. 9).

Le statistiche si arrestano al 1991 perché proprio in quell'anno un
periodico aveva pubblicato un testo in cui il qui scrivente sosteneva che,
se gli ebrei considerati tali per confessione religiosa erano 18 milioni
(Calendario Atlante, p. 26), quelli considerati (o da considerare) tali per
appartenenza etnica, cioè per appartenenza a un gruppo definito dal possesso
di certi tratti culturali, dovevano essere più numerosi.


Dal 1992 al 1999 la tabella degli aderenti alle grandi religioni è stata
omessa nelle edizioni del Calendario Atlante ed è stata reinserita in quella
del 2000. Mettiamo a confronto le cifre (rispettivamente pp. 26 e 38):


1991
2000



Cattolici 952.000.000
1.047.000.000

Protestanti 556.000.000
360.000.000

Ortodossi 162.000.000
226.000.000

altri (anglicani)
341.000.000

Musulmani 881.000.000
1.142.000.000

Ebrei 18.000.000
15.300.000

Buddisti 312.000.000
354.500.000

Induisti 663.000.000
746.000.000

Altri 38.000.000
22.000.000

totale 3.582.000.000
4.253.800.000



Come si vede, dal 1991 al 2000, il numero degli aderenti alle grandi
religioni è aumentato, eccezion fatta per gli ebrei, che sono (sarebbero)
diminuiti.

In questi anni non ci sono state conversioni in massa o stermini di ebrei;
evidentemente sono state eseguite rielaborazioni statistiche.

La riduzione da 18 a 15,3 milioni del numero degli ebrei si può giustificare
col fatto che la prima cifra si riferiva a tutti gli ebrei e la seconda solo
a quelli praticanti, e a conferma si nota che lo stesso Calendario Atlante
riporta la cifra di 17.981.460 ebrei in tutto il mondo (p. 357). Tuttavia
ricordiamo che dai calcoli prima svolti la popolazione ebraica negli USA
risultava di 16,01 milioni; e questi 16,01 milioni, sommati ai 3.481.400 di
abitanti ebrei di Israele, davano già un totale superiore ai 18.000.000, e
ciò, dunque, senza tener conto del resto del mondo.

Si noti che il "Daily Express" del 1 maggio 1945 in un articolo di un
corrispondente aveva riferito che nel campo di Dachau negli ultimi mesi
erano morti di fame e malattie 13.000 prigionieri e ne erano stati liberati
32.000, affamati. E il "Daily Mail" del 2 maggio dello stesso anno aveva
scritto:


Da quando gli Alleati hanno invaso la Germania sono stati liberati più di
2,5 milioni di esuli, profughi e prigionieri di guerra che risultavano nelle
liste SHAEF, settore profughi (displaced persons). Si ritiene che sotto
controllo tedesco ci siano ancora da 3 a 6 milioni di profughi.


Quindi la maggior parte degli internati era viva e fu liberata; e ciò vale
anche per gli internati ebrei.


(Nella pagina che segue il lettore trova la tabella delle popolazioni
ebraiche 1974-1991 con esclusione di Stati Uniti, Israele e Unione
Sovietica.)

Popolazioni ebraiche (1974-1991) con esclusione di Stati Uniti, Israele e
Unione Sovietica

Nazione 1974 1991
+ -



Austria 12.000 12.000

Belgio 41.000
000 - 6.000

Cecoslovacchia 15.000
- 9.000

Danimarca 6.000
- 2.383

Finlandia 1.280
1 - 309

Francia 520.000 650.000
+ 130.000

Germania 31.700
- 4.148

Gran Bretagna 450.000 450.000

Grecia 6.500
0 - 1.500

Irlanda 3.255
7 -1.128

Italia 35.000 35.000

Iugoslavia 7.000 7.000

Liechtenstein 25
- 3

Lussemburgo 643 699
+ 56

Norvegia 855 1.044
+ 189

Olanda 23.000

Polonia 12.000 12.000

Romania 120.000 120.000

Spagna 7.000 7.000

Svezia 13.000 16.000
+ 3.000

Svizzera 20.744
860 - 884

Ungheria 43.000 43.000

Afghanistan 800 800

India 16.000 16.000

Iran 68.000 80.000
+ 12.000

Iraq 2.500 2.500

Libano 6.000 6.000

Siria 4.000

Turchia 38.000 38.000

Algeria 1.000

Tunisia 23.000 23.000

Marocco 70.000
0.000 - 30.000

Sudafrica 114.762 125.000
+ 10.238

Zaire 1.500 1.500

Zimbabwe 6.000

Canada 254.368 296.425
+ 42.057

Costarica 1.500 1.500

Giamaica 600

Messico 100.750
4 - 19.016

Argentina 450.000 500.000
+ 50.000

Brasile 140.000
119.000 - 21.000

Cile 30.000 30.000

Uruguay 50.000 50.000

Nuova Zelanda 5.000
- 1.079

Totale 2.744.682 2.876.872
+ 132.190





Altre notizie statistiche



Il mito dello sterminio ebraico non solo è incompatibile con le precedenti
valutazioni statistiche, ma è contraddetto anche da dati fomiti subito dopo
la seconda guerra mondiale.


1)

Popolazioni ebraiche secondo Léon Poliakov e Josef Wulf (Das Dritte Reich
und die Juden, Berlin, 1955, p. 229)


1939
1945

URSS(zoneoccupate) 2.100.000
1.500.000

Germania 210.000
170.000

Austria 60.000
40.000

Ungheria 404.000
200.000

2)
Ebrei in Europa nel 1947 - Congresso Ebraico Mondiale (Calendario Atlante De
Agostini, 1952, p. 46)


URSS 2.000.000

Romania 410.000

Gran Bretagna 390.000

Francia 180.000

Germania 198.000

Ungheria 190.000

Polonia 90.000

Italia 55.000

Bulgaria 49.000

Cecoslovacchia 48.000

Austria 45.500

Belgio 40.000

Altri 137.500

Totale 3.833.000



3)



Popolazione ebraica in Europa secondo la Commissione Anglo-Americana
sull'ebraismo mondiale e la Palestina, Losanna 20 aprile 1946 (Enciclopedia
Treccani,Aggiornamento 1938-48 ,I, 1948, p. 813)




1939
1946



Albania 200
300

Austria 60.000
15.000

Belgio 90.000
33.000

Bulgaria 50.000
45.000

Cecoslovacchia 315.000
65.000

Danimarca 7.000
5.500

Finlandia 2.000
1.800

Francia 320.000
180.000

Germania 215.000
94.000

Grecia 75.000
10.000

Italia 50.000
46.000

Jugoslavia 75.000
11.000

Lussemburgo 3.500
500

Norvegia 2.000
1.000

Olanda 150.000
30.000

Polonia 3.351.000
80.000

Romania 850.000
336.000

Ungheria 400.000
200.000
totale 6.015.700
1.153.000




4)

Il 30 giugno 1965 il giomale ebraico di New York "Der Aufbau" ha riferito
che 3.375.000 persone avevano presentato domanda di riparazioni per i danni
subiti durante il nazismo (in R. Garaudy, op. cit., p. 68).

Il giomalista americano A. Doksen Marcus, in una corrispondenza da
Gerusalemme del marzo 1993, aveva calcolato che gli ebrei cittadini di
Israele reduci dell' olocausto erano 300.000 (si veda "Il Borghese", 18
luglio 1993). Questo, 48 anni dopo la fine della guerra. Considerando la
mortalità, i profughi dalla Germania stati almeno il doppio. A questi si
devono aggiungere gli ancor più numerosi ebrei emigrati negli USA
attraverso Israele.

L'espulsione degli ebrei dalla Germania era iniziata subito dopo il 1933, e
"nel luglio 1939, su 560.000 ebrei non ne restavano vivi in Germania che
215.000" (Emil Ludwig, La conquista morale della Germania, Milano, 1948, p.
123). L'espulsione era proseguita dopo lo scoppio della guerra, attraverso i
paesi neutrali, anche se con crescenti difficoltà perché nessuno li voleva,
come documenta il libro "Ebrei in vendita? " di Yehuda Bauer (Milano, 1998).

Secondo l'indagine del Congresso Ebraico Mondiale, nel 1947 in Germania gli
ebrei erano ancora 198.000, cioè poco meno che nel 1939, ma va tenuto
presente il fatto che ne erano affluiti moltissimi dall'Europa orientale a
partire dal 1945.

Se ci fosse stato un piano di sterminio in massa, logicamente le prime
vittime sarebbero stati gli ebrei tedeschi in quanto erano i primi a
disposizione e i più detestati, come sostiene Goldhagen. Si può ipotizzare
che gli ebrei emigrati negli Stati Uniti o in Palestina prima della guerra
siano rientrati nella Germania distrutta, immiserita, sotto la protezione
dell'esercito alleato, nel 1946?

Al massimo poteva rientrare qualche capofarniglia per tentare di far valere
le proprie ragioni e compiere le proprie vendette, ma non è credibile il
rientro, di intere famiglie emigrate da 5 -10 anni. Quanto al ritomo degli
ebrei che si erano rifugiati in Unione Sovietica, come risulta dalle
testimonianze citate più avanti, si è verificato parecchio tempo dopo.

Invece gli ebrei in Polonia erano 3.315.000 nel 1939 e 90.000 nel 1947. Non
è credibile che i tedeschi abbiano voluto sterminare solo gli ebrei
polacchi. Non sarebbe stato necessario, del resto, che agissero
direttamente. Vi avrebbero provveduto gli stessi polacchi. Sarebbe bastato
lasciarli liberi di agire.

Come è stato documentato anche da Rudi Assuntino e Wlodek Goldkorn nel libro
" Il guardiano. Marek Edelmann racconta "(Palermo, 1998), il 4 luglio 1946 a
Kielce, in Polonia, si verificò un pogrom che provocò la fuga in Germania di
150.000 ebrei (quelli che sarebbero stati inviati già precedentemente nelle
camere a gas), creando imbarazzo alle autorità alleate. Furono fatti
emigrare a tempo di primato negli USA o in Palestina. Evidentemente il
numero degli ebrei sopravvissuti era molto superiore a quello ufficiale. E'
logico pensare, inoltre, che gli ebrei non fossero fuggiti solo nella
Germania occidentale e che complessivamente fossero di più.

Si ritiene che questi ebrei in transito non siano da includere nel numero di
quelli sopravvissuti in Germania, in quanto la loro stima era datata 2
aprile 1946, cioè precedentemente al pogrom.

Si nota anche che gli ebrei ungheresi erano 450.000 nel 1938 e 190.000 nel
1947, anche se la storia ufficiale e tante testimonianze affermano che gli
ebrei ungheresi nel maggio-giugno 1944 erano stati tutti deportati ad
Auschwitz e inviati subito nelle camere a gas.

L'inattendibilità delle statistiche correnti è stata confermata da Shalom
Baron (insegnante di storia ebraica all'Università di Colombia), il quale,
in data 24 aprile 1964, di fronte al tribunale di Gerusalemme, ha sostenuto
che nel 1945, quando la Polonia era stata liberata dai russi, 700.000 ebrei
polacchi erano ancora vivi. Anche il n. 143 del 1961 di "Jedioth Hazem" (Tel
Aviv) ha scritto che "il numero degli ebrei polacchi attualmente viventi
fuori dalla Polonia si approssima ai due milioni" (in Paul Rassinier, Il
dramma degli ebrei europei, Roma, 1967, p. 20).



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apollo
2010-02-04 17:13:44 UTC
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Post by Maggio
Post by Artamano
Quando noi sentiamo i giornali e le televisioni parlare di 6.000.000 di
Ok ai ragione, i morti furono solo 12,
10 morti di vecchiaia e 2 purtroppo di un cancro incurabile
Secondo me sbagliate entrambi puntando sulla conta dei morti. Il punto non è
quanti, ma come.
Artamano
2010-02-04 22:14:24 UTC
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Post by apollo
Secondo me sbagliate entrambi puntando sulla conta dei morti. Il punto non è
quanti, ma come.
vele a dire l'intenzionalità e la premeditazione?
Da quanto sin qui esposto, si ha l'impressione che il numero di Sei Milioni
di Ebrei eliminati derivi soltanto da un compromesso tra una quantità di
valutazioni senza fondamento obiettivo. Non c'è neppure un brandello di
prova documentabile e attendibile. Di quando in quando qualche scribacchino
trascrive questo numero per
assicurarsi credibilità a buon mercato. Lord Russel of Liverpool, per
esempio, afferma, nel suo libro The Scourgl of the Swastika (Londra 1954)
che « non meno di 5.000.000 di Ebrei morirono in campi di concentramento; e
ottiene così il suo scopo, dando una valutazione che sta tra i presunti sei
milioni e i quattro milioni di cui altri preferiscono parlare. Ma ammette
che a il numero effettivo non potrà mai essere conosciuto ». Stando cosi le
cose è però difficile comprendere come egli possa giungere al
numero di non meno di cinque milioni ». L'ebraico Joint Distribution
Committee preferisce la cifra di 5.012.000, ma l'"esperto" ebreo Reitlinger
congettura la cifra di 4.192.000 di Ebrei dispersi », un terzo dei quali
sarebbero morti di morte naturale. Cosi il numero di Ebrei "eliminati" si
ridurrebbe a 2.796.000.
Tuttavia al Congresso Ebraico Mondiale di Ginevra nell'anno 1948, il
delegato di New York, Mr. M. Perlzweig, rese noto, in una conferenza stampa,
che a il prezzo pagato per l'annientamento del Nazionalsocialismo e del
Fascismo è stato di sette milioni di Ebrei, vittime del più feroce
antisemitismo . Sulla stampa, e anche altrove, questa cifra diventa otto, o
addirittura nove milioni. Come abbiamo mostrato nei capitoli precedenti
simili valutazioni, prive di qualsiasi verosimiglianza, sono semplicemente
ridicole.
Esagerazioni fantasiose
Per quanto ne sappiamo, le prime accuse di genocidio rivolte ai Tedeschi
furono formulate dall'ebreo polacco Rafael Lemkin nel suo libro intitolato
Axis Rule in Occupied Europe (Il Dominio dell'Asse nell'Europa Occupata),
pubblicato a New
York nel 1943. Lo stesso Rafael Lemkin, guarda caso, fu incaricato, più
tardi, di redigere la cosiddetta convenzione sul genocidio dell'ONU, con la
quale si cerca di dichiarare fuori legge il "razzismo". Il suo libro
sostiene che i nazisti avrebbero eliminato milioni di Ebrei forse proprio
sei milioni. Una simile notizia, rivelata nel 1943, è davvero notevole, dato
che si pretende che questa opera di eliminazione
sarebbe cominciata nell'estate del 1942. Procedendo di questo passo sarebbe
stata
sterminata l'intera popolazione ebraica della terra!
Dopo la guerra le valutazioni propagandistiche si ingigantirono in modo
inverosimile. Kurt Gerstein, un antinazista che affermava di essersi
infiltrato nelle SS, raccontò all'inquirente francese Raymond Cartier che
egli sapeva che non meno di 40 milioni di internati in campi di
concentramento erano stati uccisi nelle camere a gas. Nel primo processo
verbale del 26 aprile 1945 ridusse questa cifra a 25 milioni, ma questo
totale fu considerato ancora troppo inverosimile dalla difesa francese. In
un secondo processo verbale, sottoscritto a Rotweil il 4 maggio 1945,
Gerstein si avvicinò ai 6 milioni, valutazione che ebbe la preferenza al
Processo di Norimberga. La sorella di Gerstein era malata di mente fin
dalla nascita, e fu fatta morire per eutanasia;
questo fa supporre che lo stesso Gerstein fosse affetto dal medesimo male.
Egli, del resto, era stato condannato nel 1936 perché aveva spedito per
posta lettere eccentriche. Dopo le sue due "confessioni di accusa" si
impiccò nel carcere parigino Cherche-Midi. Gerstein affermò di aver
trasmesso al governo svedese, durante la guerra e per il tramite di un
barone tedesco, informazioni riguardanti uccisioni di Ebrei. Ma, per
inspiegabili motivi, la sua relazione venne "messa agli atti e dimenticata".
Inoltre egli sostenne di aver informato, nell'agosto del 1942, il Nunzio
Apostolico a Berlino su tutto il "piano di sterminio", ma il prelato gli
avrebbe detto: "Uscite!".
Nelle sue dichiarazioni Gerstein pretende ripetutamente di essere stato
testimone di queste enormi stragi (12.000 uccisioni in un sol giorno a
Belzec); nel suo secondo rapporto descrive addirittura una visita di Hitler,
il 6 giugno 1942, in un campo di concentramento polacco, mentre gli storici
sanno che questa visita non ebbe mai luogo. Le fantasiose esagerazioni
di Gerstein hanno contribuito a screditare completamente tutte le
testimonianze su eliminazioni in massa. Ed effettivamente il vescovo
evangelico di Berlino, Dibelius, ha respinto come "inattendibili" tutte le
affermazioni di Gerstein (H. Rothfels, Augenzeugenbericht zu den
assenvergasungen, in Viertels jahreshefte fur die Zeitgeschichte, aprile
1953).
Incredibilmente, però, nel 1955 il Governo Federale di Germania pubblicò
questo secondo processo verbale di Gerstein, perché fosse diffuso nelle
scuole (Dokumentation zur Massenvergasung, Bonn 1955), sostenendo che
Dibelius aveva riposto tutta ta sua fiducia su Gerstein, le cui
dichiarazioni sarebbero a fuori di ogni dubbio autentiche . Siamo di fronte
ad un tipico esempio di come vengano divulgate in Germania le accuse
infondate di genocidio, e di come esse vengano imposte soprattutto ai
giovani. La storia dello sterminio di Sei Milioni di Ebrei ebbe la sua
definitiva consacrazione al Processo di Norimberga grazie alla deposizione
del Dr.
Wilhelm Hoettl. Costui, un aiutante di Eichmann, era in realtà uno
strano individuo agli ordini del servizio segreto americano, e scrisse, dopo
la guerra, diversi libri che pubblicò sotto lo pseudonimo di Walter Hagen.
Hoettl lavorò anche per lo spionaggio sovietico, insieme con due emigranti
ebrei di Vienna, Ponger e Verber che durante
l'istruttoria al Processo di Norimberga prestávano servizio come ufficiali
americani. In
tutta questa vicenda occorre notare che la testimonianza di questo ambiguo
personaggio è stata considerata come l'unica "prova" dello sterminio dei Sei
Milioni di Ebrei. Nella sua deposizione sotto giuramento del 26 novembre
1945, dichiarò che Eichmann, nell'agosto del 1944, a Budapest, gli avrebbe
"raccontato" della eliminazione di sei milioni di Ebrei. Non occorre certo
aggiungere che Eichmann, durante il suo processo, non confermò mai questo
fatto. Durante tutto l'ultimo periodo della guerra, Hoettl lavorò come spia
americana, ed è certo sorprendente che mai egli, in tutto questo tempo,
abbia informato gli Americani dello sterminio degli Ebrei, quantunque fosse
alle dirette dipendenze di Heydrich e Eichmann.
Mancano le prove
Non esiste un solo documento che provi che i Tedeschi progettassero o
pensassero di attuare il presunto sterminio degli Ebrei. Nel libro di
Poliakov e Wulf "Das Dritte Relch und die Juden - Dokumente und Awfaetze"
(Berlino 1955), le "prove" che vengono presentate non sono altro che
dichiarazioni, estorte, dopo la guerra, a
uomini come Hoettl, Ohlendorf e Wisliceny, quest'ultimo sottoposto a tortura
in un carcere sovietico. In mancanza di ogni prova, Poliakov è costretto
a scrivere che le a tre o quattro persone che erano principalmente coinvolte
nel piano della
eliminazione totale sono morte, e che non si è conservato alcun documento in
proposito ». Questa situazione offre notevoli vantaggi; naturalmente sia il
progetto sia le "tre o quattro persone " sono affermazioni nebulose, che non
è possibile provare.
I documenti di cui disponiamo non fanno mai riferimento a eliminazioni, e
pertanto autori come Poliakov e Reitlinger ricorrono sempre alla comoda
giustificazione che tali ordini, generalmente, venivano impartiti "a voce" .
Poiché mancano prove documentate, essi congetturano che il progetto di
sterminare gli Ebrei sia nato nel 1941, contemporaneamente all'attacco alla
Russia. La prima fase avrebbe previsto lo sterminio degli Ebrei sovietici,
cosa che confuteremo più avanti. Il resto del piano, così viene supposto,
dovrebbe aver avuto inizio nel marzo del '42, con la deportazione degli
Ebrei europei nei Lager orientali del Governatorato Generale di Polonia,
quali i
giganteschi impianti industriali di Auschwitz, vicino a Cracovia. Si
sostiene in modo
fantasioso, e senza il minimo fondamento, che il trasporto verso l'Est,
controllato dal reparto di Eichmann, significasse l'immediata eliminazione
nelle camere a gas, subito dopo l'arrivo. Secondo Manvell e Frankl (Heinrich
Himmler, Londra 1965) sembra che la politica dell'eliminazione sia stata
concordata in "colloqui segreti" tra
Hitler e Himmler (pag. 118); ma questi Autori si dimenticano di darcene le
prove. Reitlinger e Poliakov almanaccano di " ordini orali ", aggiungendo
che nessuno doveva esser presente a questi colloqui e che non fu redatto
alcun testo scritto. Tutto questo è pura immaginazione, perché non esiste
neppure il più piccolo indizio
che simili insoliti incontri siano mai avvenuti. William Shirer, nel suo
libro The Rise and Fall of the Third Reich (Ascesa e caduta del Terzo
Reich), opera nell'insieme stravagante e poco seria, di eventuali prove
documentate non fa parola. Dichiara soltanto, invero senza grande
convinzione, che il supposto ordine di eliminare
gli Ebrei " non fu mai posto per iscritto da Hitler, in quanto non ne venne
ritrovata copia alcuna. Esso fu verosimilmente trasmesso a voce a Goring,
Himmler e Heydrich, che a loro volta provvidero a inoltrarlo... " (pag.
1148). Un tipico esempio di "prova", a sostegno della favola dello
sterminio, ci viene fornito da Manvell e Frankl. Essi menzionano una nota
del 31 luglio 1941, inviata da Goring a Heydrich, capo del
Reichssicherheitshauptamt (Ufficio Centrale di Sicurezza del Reich) e
sostituto di Himmler. Il promemoria comincia con queste parole: " In
aggiunta all'incarico che le venne assegnato il 2 gennaio 1939, di risolvere
nel modo migliore e secondo le nostre attuali possibilità la questione
ebraica mediante emigrazione ed evacuazione... ".
L'incarico supplementare assegnato in questo promemoria è " la soluzione
globale della questione ebraica nei territori sotto giurisdizione tedesca in
Europa "; la quale
soluzione, come gli stessi autori ammettono, significava il concentramento
degli Ebrei nei territori dell'Est, operazione che richiedeva preparativi "
per i suoi aspetti organizzativi, finanziari e materiali ". Il promemoria
prevede poi un piano futuro per " la auspicata soluzione finale "
(Endloesung), ciò che richiama il piano ideale e definitivo, accennato
all'inizio della direttiva, di una emigrazione degli Ebrei. In nessun
punto dello scrltto si fa cenno ad una eliminazione fisica di uomini, però
Manvell e Frankl ci assicurano che questo è il significato del promemoria.
Naturalmente la "vera natura"
della "soluzione finale", diversamente che per la "soluzione globale", " fu
chiarita oralmente a Heydrich da parte di Goring " (ibid., pag. 118). Questo
giocare a piacere con gli " ordini dati a voce" è naturalmente molto
sospetto.
La conferenza di Wannsee
I particolari definitivi sull'eliminazione degli Ebrei dovrebbero essere
stati fissati in una
conferenza presieduta da Heydrich al Gross-Wannsee (Berlino), il 20 gennaio
1942
(Poliakov, Das Dritte Reich und die Juden, pagg. 120 segg.; Reitlinger, La
Soluizone Finale, pagg. 124 segg.). Erano presenti funzionari di tutti i
ministeri tedeschi, Muller e Eichmann rappresentavano I' Ufficio Centrale
della Gestapo (Gestapa). Reitlinger, Manvell e Frankl considerarono il
processo verbale di questa conferenza come la loro carta vincente, in quanto
esso dimostrerebbe l'esistenza di un piano di sterminio. Ma la verità è che
un tale piano di genocidio non viene menzionato in nessun punto
del processo verbale, come gli Autori stessi riconoscono apertamente.
Manvell e Frankl lo fanno in maniera insoddisfacente, scrivendo che "il
processo verbale, redatto nello stile burocratico tedesco, non permetterebbe
di riconoscere il reale significato delle parole e della terminologia usate
" (The Incomparable Crime, Londra 1967, pag. 46): ciò significa, in realtà,
che gli Autori lo possono interpretare come a loro fa comodo. Heydrich
disse, realmente secondo il sopraccitato processo verbale di aver ricevuto
da Goring l'incarico di regolare la soluzione della questione ebraica.
Ripeté ancora una volta la storia dell'emigrazione ebraica, e, constatato
che la guerra aveva ormai reso irrealizzabile il progetto Madagascar,
proseguì: " Il programma che
prevedeva l'emigrazione è stato ora sostituito da un'altra possibile
soluzione: l'evacuazione degli Ebrei nei territori delI'Est in conformità
con l'autorizzazione precedente del Fiihrer". Qui, aggiunse, deve essere
impiegata la loro mano d'opera. Ora, si pretende donare a questa
dichiarazione un senso oscuro e sinistro e far
nascere il sospetto che gli Ebrei avrebbero dovuto essere sterminati. Ma il
prof. Paul
Rassinier, un francese che fu internato a Buchenwald e che ha ben meritato
nella preziosa opera di smascheramento della favola dei Sei Milioni, afferma
che " il processo verbale vuol dire solo ciò che in esso è scritto, ossia il
concentramento degli Ebrei per utilizzare questa mano d'opera nei ghetti
orientali del Governatorato Generale di Polonia. Lì avrebbero dovuto
aspettare la fine della guerra e la ripresa dei colloqui internazionali che
avrebbero deciso del loro futuro. Questa decisione fu
raggiunta finalmente nella conferenza interministeriale di Berlino-Wannsee"
(Rassinier, Véritable Procès Eichmann, pag. 20).
Manvell e Frankl tuttavia non si lasciano impressionare dalla completa
mancanza del più piccolo accenno all'eliminazione fisica. Alla conferenza di
Wannsee, così scrivono, " sarebbe stato evitato un riferimento esplicito
all'eliminazione fisica " e Heydrich avrebbe preferito l'espressione "
impiego della mano d'opera nei territori dell'Est " (Manvell e Frankl,
Heinrich Himmler, pag. 209). Essi non ci spiegano perché non dovremmo
credere che "impiego di mano d'opera " significhi realmente "impiego di mano
d'opera".
Secondo Reitlinger e altri, nei mesi seguenti del 1942, tra Himmler,
Heydrich, Eichmann e il comandante Hoess vennero scambiati innumerevoli
ordini riguardanti lo sterminio; ma, naturalmente, " nessuna di queste
direttive è giunta fino a noi ".
Parole distorte e illazioni senza fondamento
La completa mancanza di prove documentate che appoggino l'esistenza di un
piano di sterminio ha favorito l'abitudine di stravolgere il significato dei
documenti che ci sono giunti. Per esempio un documento che riguardi I'"
evacuazione" non riguarda l'" evacuazione", ma è un modo artificioso per
parlare di " sterminio ". Manvell e Frankl sostengono che sarebbero state
usate diverse espressioni per mascherare l'eliminazione, quali " evacuazione
" e "trasporto " (ibid., pag. 265). In questo modo,
come già abbiamo potuto vedere, le parole troppo scomode non vengono più
intese per quello che esse significano. Questo procedimento conduce a
incredibili arbitri, come nel caso degli ordini impartiti da Heydrich
riguardo all'impiego di mano d'opera nei territori dell'Est. Un altro
esempio: l'ordine di Himmler di avviare all'Est tutti i cittadini espulsi "
vale a dire di ucciderli " (ibid., pag. 251). Allo stesso modo si comporta
Reitlinger, quando non ha prove: così a proposito delle "circonlocuzioni"
utilizzate nel processo verbale della Conferenza di Wannsee, afferma essere
evidente " che si progettava la decisione di distruzione lenta di tutta una
razza" (ibid., pag. 126).
Un riesame di tutta la documentazione è importante e discopre il castello di
supposizioni e congetture, assolutamente prive di fondamento, su cui si è
costruita la favola dello sterminio. I Tedeschi, quando si trattava della
stesura di un rapporto, riponevano le attenzioni più meticolose, che
tenevano conto fin dei più piccoli particolari; ma tra tutte le migliaia di
carte e documenti delle "SS" e della "Gestapo",
gli atti del "Reichssicherheitsshauptamt", gli atti del Quartier Generale di
Himmler e gli
ordini personali di Hitler, non si è trovato un solo ordine riguardante lo
stermnio degli Ebrei o di chi per essi. Si vedrà più avanti come ciò sia
stato riconosciuto dal "Centro Mondiale di Documentazione Ebraica
Contemporanea" di Tel Aviv.
Del pari infruttuosi sono i tentativi di trovare "velate allusioni" al
genocidio in discorsi come quello che Himmler tenne a Posen nel 1943 ai suoi
SS-Obergruppenfhuerer (Generali delle SS).
Nel capitolo seguente esamineremo le deposizioni di testimoni al processo di
Norimberga dopo la guerra, deposizioni estorte sicuramente con minacce.
http://www.vho.org/aaargh/ital/ital.html









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Inbario
2010-02-04 22:35:12 UTC
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Post by Artamano
Post by apollo
Secondo me sbagliate entrambi puntando sulla conta dei morti. Il punto non è
quanti, ma come.
vele a dire l'intenzionalità e la premeditazione?
Da quanto sin qui esposto, si ha l'impressione che il numero di Sei Milioni
di Ebrei eliminati derivi soltanto da un compromesso tra una quantità di
valutazioni senza fondamento obiettivo. Non c'è neppure un brandello di
prova documentabile e attendibile. Di quando in quando qualche
scribacchino
trascrive questo numero per
ma ti pesano così tanto quei milioni di morti che ti affanni continuamente
per cercare di dimostrare che non ci sono?
Artamano
2010-02-05 17:30:34 UTC
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Post by Inbario
ma ti pesano così tanto quei milioni di morti che ti affanni
continuamente per cercare di dimostrare che non ci sono?
il mito olocaustico è un mito razziale e razzista.Che oltre a servire gli
interessi di Israele e delle lobbies ebraiche nel mondo giustifica le stragi
dei vincitori della seconda guerra mondiale e il dominio criminale delle
classi dirigenti capitaliste.
vedi ad esempio la testimonianza di Jurgen
Graf...................................Non voglio qui tornare sulla
incongruità del "rapporto Gerstein" né sulle impossibilità tecniche delle
gassazioni di massa nei campi di concentramento tedeschi durante la seconda
Guerra Mondiale (Jurgen Graf si riferisce qui a temi trattati da precedenti
relatori al 12° Convegno dell'Institute for Historical Review. Il testo
presentato dal Journal è un'elaborazione della conferenza tenuta da Graf a
detto convegno in California).
Mi occuperò invece della funzione politica e psicologica della campagna
olocaustica nei suoi effetti sulla società europea odierna.

Poiché sono un cittadino svizzero, metterò a fuoco la situazione del mio
Paese, ma l'intreccio è essenzialmente il medesimo nei Paesi confinanti
Italia, Germania, Austria e Francia e, quantunque in misura molto minore, in
altri Stati europei. Alcuni anni fa ero impiegato nel servizio svizzero di
immigrazione, dove il mio lavoro consisteva nell'intervistare coloro che
chiedevano asilo. Dopo aver lasciato quel lavoro nel 1989, scrissi un libro
intitolato Das Narrenschiff (La nave dei folli).


Il titolo (che è lo stesso di una ben nota satira del XV secolo) fa
riferimento ad un vascello sul Fiume Reno dove questi richiedenti asilo
venivano alloggiati in attesa di essere interrogati.


Poiché il mio libro venne sostenuto da un brillante commentatore
conservatore, ottenne un ragionevole successo. Subito venne conosciuto nei
gruppi della destra-nazionale contrari all'immigrazione, i quali spesso mi
invitavano a parlare su tale problema o a prendere parte ad accese
discussioni pubbliche.


Durante lo scorso decennio sono affluiti nella Confederazione, chiedendo
"asilo politico", approssimativamente 150.000 immigrati illegali, la maggior
parte dei quali provenienti da Paesi extraeuropei, il resto principalmente
dall'ex Iugoslavia.

Malgrado circa il 90% delle richieste siano state respinte, la maggioranza
di questi immigrati si è fermata, con o senza permesso di residenza.

Naturalmente, le motivazioni che spingono questi immigrati sono del tutto
comprensibili, e non si può certo esprimere nei loro confronti una condanna
morale. In considerazione delle disastrose condizioni che spesso regnano nei
loro paesi d'origine - sovente devastati da governi repressivi, guerre
civili, contese tribali e sottosviluppo economico - io comprendo pienamente
la spinta di un albanese del Kosovo, di un turco, di un indiano o di un
africano in cerca di una vita migliore nelle relativamente ricche società
dell'occidente.

Ma quali sono le conseguenze di questa immigrazione per una piccola nazione
europea come la Svizzera?

In certi quartieri delle nostre città, dal 70% all'80% dei bambini in età
scolastica sono ora d'origine straniera.

Non occorre che io mi soffermi sulle condizioni da Babilonia che si
determinarono in tali scuole. Molto spesso gli insegnanti non sono,
semplicemente, in grado di comunicare con i loro alunni, poiché ci sono
pochi svizzeri con adeguati capacità linguistiche ed entusiasmo per imparare
l'albanese, il turco o il tamil.

Naturalmente, ogni svizzero che può permetterselo ha da tempo lasciato tali
quartieri.

Quegli svizzeri che restano appartengono alla classe operaia, e i loro figli
vengono obbligati a sopportare le conseguenze della insana politica
d'immigrazione adottata dal nostro governo.


Conseguenze dell'immigrazione

Un concomitante fenomeno è quello dell'esplosione dei crimini, in
particolare delitti collegati alla droga. Difficilmente passa un giorno
senza che i giornali lamentino l'oscena situazione a Zurigo, la più grande
città della Svizzera, dove spacciatori di droga, quasi tutti stranieri,
vendono apertamente la loro mortale merce a giovani tossicomani svizzeri.

Nell'agosto del 1994 un gruppo di gangster della droga libanesi minacciò di
far saltare due fabbricati se la polizia non avesse cessato di molestarli.
Non che avessero molto da temere dalla polizia. Poiché non ci sono celle
disponibili nelle prigioni, il governo locale (cantonale) ha esplicitamente
diffidato la polizia dall'arrestare tali persone, e nei rari casi in cui un
arresto ha oggi luogo, il sospettato viene d'abitudine scarcerato dopo un
paio di giorni (scarcerazioni velocissime: ogni rassomiglianza con la
situazione italiana non è puramente casuale. Al contrario, le scarcerazioni
sono lentissime per i revisionasti detenuti per delitto d'opinione).

Quando scrissi il libro (nel 1989), la situazione, per quanto malsana non
era ancora critica come è oggi (nell'agosto del 1994, data del presente
testo di Graf).

Ho pensato molto alla inesplicabile politica del nostro governo. Perché mai
dei legislatori perseguono una politica che è così chiaramente nociva
all'interesse del loro stesso popolo ?

Forse il governo è costituito da persone essenzialmente corrette, ma deboli
ed incompetenti, che hanno ceduto alle pressioni dei gruppi pro-immigrazione
dell'estrema sinistra, della stampa (che è in misura predominante di
sinistra) e delle Chiese.

Probabilmente i dirigenti governativi avrebbero voluto perseguire una
politica più ragionevole, ma non osavano per tema d'essere tacciati di
"razzismo" dalla lobby favorevole all'immigrazione.

Ma poi, sono migliori i governi dei Paesi nostri confinanti ?

In Italia, un paese tradizionalmente afflitto da un alto tasso di
disoccupazione e da larghe sacche di povertà, specialmente al sud, si sono
riversati negli ultimi anni circa due milioni di africani, mentre in Francia
ed in Germania vasti settori delle maggiori città vengono rapidamente
trasformati in ghetti da Terzo Mondo oppressi dal crimine.

Pertanto ho concluso che la stupidità delle classi dirigenti non poteva
adeguatamente spiegare questo disastro. Tanta stupidità, semplicemente, non
può esistere.

In altre parole, deve esserci un piano d'azione, una deliberata politica per
pianificare una società multirazziale nella quale la popolazione europea sia
lentamente, ma inesorabilmente ridotta a minoranza.

Due famiglie

Consentitemi una breve digressione. Vi parlerò di due famiglie che conosco
personalmente. La famiglia A è svizzera. Il padre, un mio ottimo amico che
chiamerò Albert, è un commerciante che vende dischi e libri. Ha 4 bambini
d'età tra i 9 mesi ed i 14 anni; sua moglie, che chiamerò Heidi, non può
lavorare fuori casa: deve provvedere alla cura dei figli.

Se Albert fosse un salariato o un impiegato statale, egli avrebbe diritto al
pagamento di assegni familiari (Kindergeld) per l'equivalente di circa
750.000 lire al mese - una somma tutt'altro che adeguata a coprire le spese
per i quattro figli.

Ma poiché egli è un commerciante, viene considerato un "lavoratore
autonomo", e come tale non riceve un quattrino dallo Stato.

Quantunque Albert guadagni abbastanza per sopravvivere, negli ultimi tre
anni non è stato in grado di andare in vacanza con la moglie neppure per una
settimana. Non può permetterselo.

Se Albert ed Heidi avessero deciso di non avere alcun bambino, lei sarebbe
stata in grado di trovare un lavoro, ed essi ora sarebbero agiati "Dinks":
doppio stipendio, nessun bambino (Dink è un acronimo che viene da double
income no kids,cioè coniuge di una famiglia senza figli e con doppio
reddito)

In effetti, lo Stato svizzero li penalizza per aver messo al mondo ed
allevato quattro bambini sani ed intelligenti, ed aver così contribuito alla
sopravvivenza ed al benessere della nazione svizzera.

Se Albert ed Heidi avessero deciso di abortire il 3° e il 4° bambino,
avrebbero potuto farlo facilmente, evitando "difficoltà sociali", e
l'assicurazione statale sulla salute avrebbe pagatogli aborti.

La famiglia B è turca. Chiamerò il padre Ibrahim.

Egli è un uomo corretto, osservante delle leggi, venuto in Svizzera come
immigrante legale impiegato del governo turco per insegnare la loro lingua
ai bambini turchi in una scuola svizzera.

Ibrahim ha due figlie che lavorano entrambe come commesse di negozio. Sua
moglie, che chiamerò Hatice, un tempo lavorava come lavapiatti in un
ristorante, ma lasciò il lavoro a seguito di reali o asseriti dolori di
schiena.

Hatice ora riceve un sussidio mensile di disoccupazione di 2000 franchi
svizzeri, circa 2.500.000 di lire, che corrisponde a circa 3 volte la paga
di un operaio qualificato in Turchia.

Ibrahim ed Hatice possiedono già due case sulla costa mediterranea. Essi
affittano queste case, che procurano loro una fonte supplementare di
reddito, e riescono a mettere da parte i 2000 franchi che Hatice riceve
mensilmente dal governo svizzero per comperare una terza casa. Le due figlie
sono fidanzate con ragazzi turchi, che presto verranno anch'essi in
Svizzera.

Poiché le figlie sono immigrate legalmente, i loro futuri mariti otterranno
automaticamente i permessi di soggiorno in Svizzera.


Una politica multiculturale


Considerando i fatti, possono esservi pochi dubbi sulla natura delle
politiche adottate dai governi della Svizzera e di altri Paesi dell'Europa
occidentale: creare una società multiculturale, un crogiolo di razze (racial
melting-pot) favorendo l'immigrazione dal Terzo Mondo e al tempo stesso
incoraggiando, con ogni mezzo possibile, un minor tasso di natalità della
popolazione nativa europea.

Questi mezzi includono un basso livello di assegni familiari statali per
figli di genitori svizzeri e l'incoraggiamento ad abortire sani nascituri.
Al tempo stesso, legislatori e giornalisti dipingono l'eutanasia,
l'uccisione misericordiosa di malati incurabili nella Germania
nazionalsocialista, come un abietto crimine contro l'umanità.

Tale politica non può che essere considerata come suicida.

Essa m'ha fatto tornare alla mente un inquietante passaggio di un romanzo
romeno, Delirul (il delirio) nel quale l'autore, Marin Preda, descrive
l'estinzione di un raro uccello rosso che viveva nel delta del Danubio.

Ecco il passaggio in questione:

"Ornitologi romeni al lavoro nel delta del Danubio hanno scoperto una specie
di uccello con piume rosse che mostrava un inesplicabile comportamento".

"Ogni anno la volpe derubava l' uccello delle uova, ponendo nel nido delle
pietre. L' uccello covò quelle pietre per tutta l'estate senza notare che
erano pietre".

"Per soccorrere la specie in pericolo, gli ornitologi abbatterono la volpe".

"Con estrema costernazione degli scienziati che osservavano attraverso i
loro binocoli, l'uccello iniziò a correre qua e là come preso da pazzia
sanguinaria. Egli frantumò le uova con il suo becco e saltellò come fosse
impazzito".

"Quale pazzia colpì quell'uccello? Quale oscuro istinto lo condusse
all'autodistruzione? Perché voleva morire?"

"Nessuno seppe rispondere a queste domande."

"La natura aveva condannato a morte l'uccello rosso, e nessuno poteva
cambiare la sentenza."


Reazioni al libro sull'Olocausto

Nella primavera del 1993 spedii copie del mio primo libro sul problemi
Olocausto ad un certo numero di persone che avevano letto ed apprezzato il
mio libro sull'immigrazione.

Le reazioni furono molto interessanti.

Un amico mi scrisse dicendo di non capire perché avevo rovinato una
potenziale carriera politica con quelle vecchie tediose storie. Un altro
scrisse: "Perché scrivi degli orrori della seconda guerra mondiale anziché
pensare al presente?".

Ora, se l'Olocausto è una vecchia tediosa storia, dovremmo chiederci come
mai i media ne parlano ogni giorno e come mai la propaganda cresce con
sempre maggior intensità, cinquant'anni dopo la guerra.

Sono stato ripetutamente colpito dal fatto che la gente, semplicemente, non
comprende lo stretto legame tra l'Olocausto - a prescindere che creda oppure
no alla storia (ufficiale) - e le politiche suicide perseguite dai governi
della maggior parte degli Stati dell'Europa occidentale.

Sino all'aprile del 1991 io ho accettato la storia dell'Olocausto come
sostanzialmente vera. Mentre pensavo che la cifra di sei milioni di vittime
era probabilmente esagerata, non mi venne mai in mente di mettere in dubbio
l'esistenza delle camere a gas nei campi di concentramento
nazionalsocialisti.

Sapevo che un piccolo gruppo di ricercatori negava la versione ufficiale, ma
non feci alcun tentativo per approfondire i loro argomenti.

Dopo essere stato convertito al revisionismo olocaustico dal mio amico
Arthur Vogt, inizialmente pensai che il principale motivo per cui la storia
dell'Olocausto veniva mantenuta viva dovevano essere i risarcimenti dovuti
dai tedeschi ad Israele ed agli ebrei sparsi nel mondo.

Ma abbandonai questa teoria dopo un paio di mesi, poiché essa non spiegava
adeguatamente una tanto gigantesca frode perpetrata su scala mondiale.

Più a fondo ricercavo le origini del mito e più studiavo il suo utilizzo
quotidiano come propaganda politica, più divenivo convinto di due cose: che
i governi degli Stati dell'Europa occidentale sono poco più che fantocci che
ballano, mossi da fili tirati da forze nascoste nell'ombra, e che la
menzogna delle camere a gas è strettamente collegata alle suicide politiche
di immigrazione degli Stati europei.


Un complesso di colpa imposto


Come ho detto, a seguito della pubblicazione del mio libro
sull'immigrazione, ho partecipato a numerose discussioni sull'argomento.

In ognuno di questi dibattiti, i miei oppositori invariabilmente brandivano
lo spettro della seconda guerra mondiale, dei Nazionalsocialismo e
dell'olocausto. La loro argomentazione è essenzialmente questa:

Mentre milioni di ebrei venivano gasati nella Germania nazionalsocialista,
il governo svizzero restò pigramente fermo, chiudendo le nostre frontiere
alle vittime della furia razzista di Hitler. Perciò noi siamo diventati
colpevoli, e non dobbiamo più commettere la stessa colpa rinviando rifugiati
politici verso sanguinari stati dittatoriali, e condannandoli così a morte
certa.

Anziché adottare una più restrittiva politica di asilo, dovremmo espiare per
i crimini del passato accogliendo le odierne vittime del terrore e della
persecuzione.

In quel tempo, quando accettavo ancora la versione ufficiale dell'Olocausto,
rispondevo dicendo che oggi la situazione è diversa da quella della seconda
guerra mondiale, e che un Tamil colpito da persecuzione politica nello Sri
Lanka potrebbe trovare più facilmente asilo tra i 50 milioni di Tamil nel
Sud dell'India che non in Svizzera.

Dopo aver scoperto la verità in merito alla storia dell'Olocausto, cominciai
gradualmente a capire che uno dei suoi principali scopi è quello di
infondere un complesso di colpa nei popoli europei.

Per quanto i tedeschi e gli austriaci fossero i principali "colpevoli",
anche gli altri popoli occidentali erano colpevoli, perché non avevano
alzato un dito per salvare gli ebrei da Auschwitz e Treblinka.

Poiché noi fummo complici di un crimine senza paragone nella storia umana,
non abbiamo più diritto ad alcuna forma di coscienza nazionale, meno ancora
ad orgoglio nazionale.

L'unica garanzia contro il pericolo di un risveglio del nazionalsocialismo e
di un nuovo Olocausto è la cancellazione di ogni distinzione razziale e
nazionale, e la creazione di una società multiculturale pacifica e
tollerante, nella quale non ci sarà più razzismo perché non ci saranno più
razze.

Questo modo di vedere non è nuovo. Nel 1925 il conte Richard
Coudenhove-Kalergi, semi-ebreo fondatore dell'Unione Pan-Europea - sorta di
antenato spirituale della Comunità Europea - scriveva nel suo libro
Praktischer Idealismus (Idealismo pratico):

"L'uomo del futuro sarà di razza mista. Le odierne razze e classi spariranno
gradualmente per il venir meno di spazio, tempo e pregiudizi. La razza
eurasiana-negroide del futuro, in apparenza simile a quella degli antichi
Egizi, sostituirà la diversità dei popoli con la diversità degli individui."


Una visione utopistico


Ovviamente questo modo di vedere è assurdo.Mentre l'immigrazione massiccia
di razze straniere conduce ad un certo numero di matrimoni inter-razziali,
la maggior parte della popolazione nativa rimane fedele alle proprie radici
nazionali e culturali, e molti gruppi di immigrati, specialmente quelli di
fede musulmana, rifiutano semplicemente di essere assimilati. Il risultato
dell'immigrazione non è la fine delle specificità nazionali, culturali e
religiose, ma il terreno di coltura dei ghetti. Di qui una crescita delle
tensioni razziali che presto o tardi conduce a violenti conflitti.

A prescindere dunque se sia o meno desiderabile un crogiuolo di razze
(melting-pot), nonché l'abolizione di ogni distinzione nazionale, questo
obbiettivo è semplicemente impossibile da realizzare e fornisce risultati
ben diversi da quelli pubblicizzati.

Ma chi sono le persone e le organizzazioni che nell'ombra inducono i governi
nazionali ad adottare politiche che riflettono gli ideali di
Coudenhove-Kalergi e dei suoi attuali successori?

E' una domanda terribilmente difficile, molto più difficile della storia
dell'Olocausto, giacché questa, alla luce della ricerca revisionista, è oggi
facile da ridurre alle giuste proporzioni: poiché le pretese gassazioni di
massa erano tecnicamente impossibili, è da ritenersi che non ebbero luogo.

Ma, mentre è molto facile confutare la versione ufficiale dell' Olocausto,
non è altrettanto facile dimostrare ciò che realmente accadde agli ebrei
d'Europa durante gli anni di guerra, e quanti di essi perirono. Nondimeno,
studi demografici come quello di Walter Sanning (The Dissolution of Eastern
European Jewry, La dissoluzione dell'ebraismo est-europeo) provano
conclusivamente come la cifra di sei milioni di vittime ebraiche sia del
tutto irrazionale.

Mentre nel caso della menzogna dell'Olocausto possiamo lavorare con solide
prove tecniche e chimiche, non c'è una tale vigorosa prova che corrobori la
teoria d'un coordinato appoggio a livello mondiale per distruggere la razza
e la cultura europea, e in definitiva tutte le razze e le culture, mediante
immigrazioni di massa ed incroci di razze.

Se esiste tale iniziativa internazionale, coloro che ne tirano le fila
difficilmente pubblicheranno i verbali dei loro incontri. Per il momento,
dunque, dobbiamo accontentarci di ciò che il nostro vecchio amico
Jean-Claude Pressac chiama "tracce criminali".

Avendo osservato attentamente lo stato degli affari (politici) in Europa nel
corso degli ultimi anni, ed avendo letto le opere di eminenti ricercatori
quali Johannes Rothkranz, autore di Die kommende Diktatur der Humanitat
(L'imminente dittatura dell'umanità, Pro Fide Catholica, 1991), io sono
convinto che i governi occidentali sono, in varia misura, controllati da
gente che coscientemente persegue l'obbiettivo di distruggere tutte le
nazioni sovrane ed istituire un governo mondiale.


Il Grande Piano


Nel marzo del 1993, quando la camera alta del nostro parlamento, lo
Standerat (grosso modo comparabile al Senato degli Stati Uniti), discusse la
così detta legge "anti-razzismo", non ci fu una sola voce dissenziente.

Un senatore della Svizzera francofona parlò di le Gran Plan che aveva reso
necessaria l'adozione della legge. Nessuno gli chiese di spiegare questo
"grande piano". Ognuno sapeva. I nostri legislatori sembrarono essere già
stati "iniziati" ad una cospirazione quasi-segreta di qualche sorta. Se così
è, ciò aiuterebbe a spiegare numerosi fenomeni altrimenti inspiegabili.

Con l'eccezione di tre relativamente piccoli partiti di destra che assieme
rappresentano un decimo dei votanti, e a parte alcuni deputati dei partiti
maggiori, l'intero parlamento e il governo essenzialmente convengono su due
punti principali: la Svizzera deve sparire come nazione, il più presto
possibile, e il popolo svizzero, come nazionalità distinta, deve ugualmente
sparire.

Una netta maggioranza del nostro popolo si oppone all'ingresso della
Svizzera nella Comunità Europea, in parte per ragioni economiche, ma
principalmente perché significherebbe in pratica la fine della Svizzera come
nazione sovrana.

A dispetto di questo manifesto sentimento, tutti e quattro i maggiori
partiti politici - socialisti, democratici cristiani, liberali ed il
moderatamente conservatore partito del popolo svizzero - sono espliciti
sostenitori dell'ingresso della Svizzera in quel corpo sovranazionale, nel
quale un'anonima, invadente burocrazia centrale ubicata a Bruxelles, si
impadronisce sempre più dei diritti e delle funzioni di Stati sovrani.


La Legge "anti-razzismo"


Tutti e quattro i partiti di governo appoggiarono anche la legge
"anti-razzismo" dianzi menzionata, il cui scopo è quello di imbavagliare
ogni opposizione all'immigrazione di massa e di mettere a tacere il
revisioniamo storico riguardante l' Olocausto.

Approvata dalla camera bassa del parlamento nel dicembre 1992, e dalla
camera alta nel marzo del 1993, questa legge si occupa di crimini generici
quali la discriminazione razziale, la diffamazione di appartenenti ad un
gruppo razziale o etnico e la difesa, la negazione o la minimizzazione di
genocidio o di un altro crimine contro l'umanità.

L'ultima parte è ovviamente diretta contro i revisionasti, e conferisce alle
autorità il potere di perseguitare e punire individui sospetti di coltivare
l'eresia revisionista ( Il termine eresia non viene utilizzato a caso da
Graf. Si noti che Michael Birnbaum, autore di The History of the Holocaust
as told in the U.S.. Holocaust Memorial Museum ,La storia dell'Olocausto
raccontata nel Museo dell'Olocausto degli Stati Uniti, è professore aggiunto
di teologia presso la Georgetown University..)

A parte pochi giornali nazionalisti con limitata circolazione, tutta la
stampa, le radio e le televisioni enfaticamente sostengono questa politica e
raramente, tutt'al più, consentono qualche libero dibattito su tali
questioni - problemi dai quali dipende il destino della nazione svizzera.

Praticamente tutti i giornalisti patriottici sono stati scalzati da
posizioni di responsabilità negli ultimi anni, così che i media svizzeri
presentano oggi un quadro di deprimente uniformità.


L'ingannevole democrazia svizzera


In queste circostanze, le elezioni oggidì consistono in poco più che uno
show tra Punch e Judy, nel quale bambini col fiato sospeso guardano il
valoroso Punch che combatte contro il cattivo coccodrillo, senza immaginare
che entrambi i contendenti vengono manipolati dalla stessa persona che sta
dietro lo schermo.

Che si voti per un socialista, per un democratico cristiano o per un
politico liberale è di poco rilievo, poiché tutti e tre in parlamento
sosterranno la stessa politica.

Una effettiva opposizione di sinistra al sistema ha cessato di esistere.

Mentre gli ecologisti di sinistra e i pochi comunisti ancora presenti in
parlamento ostentano un insincero "anti-capitalismo" e occasionalmente
denunciano il "nuovo ordine mondiale" o "la potente burocrazia di
Bruxelles", essi, nella sostanza, condividono l'ideologia anti-nazionale
delle classi dirigenti.

Tutti costoro sono davvero convinti che l'affluenza degli stranieri non è
ancora abbastanza massiccia - in altre parole, che la nazione svizzera
dovrebbe sparire anche più velocemente di quanto già ora sta accadendo.

L'opposizione di destra, anche se è in larga misura inefficace e priva di
capi carismatici, viene giornalmente tacciata di "reazionaria",
"anti-progressista" e "nazionalista" da tutti i media, e i suoi
rappresentanti vengono trattati in parlamento, moralmente, come dei banditi.

Questa è la democrazia svizzera d'oggi. Tu sei libero di scegliere tra un
imponente spiegamento di giornali, i quali tutti propagandano la stessa
visione del mondo, mentre alla sera tu puoi accendere il tuo televisore per
osservare sinistre farse quali "il dialogo cristiano-giudaico" nel quale
oratori ebrei chiedono più rigide misure contro i "criminali del pensiero",
che essi chiamano "antisemiti", "razzisti", "fascisti" o "neonazisti",
mentre i partecipanti "cristiani" piamente assentono in accordo su ogni
punto prima di scusarsi per il pernicioso ruolo ricoperto dalle Chiese
cristiane nella persecuzione degli Ebrei.


Un referendum nazionale


Una recente campagna per un referendum nazionale mostra come la cosiddetta
"democrazia diretta" opera in pratica in Svizzera.

Secondo la nostra costituzione, ogni organizzazione, gruppo o individuo ha
il diritto di chiedere un referendum, mediante il quale il popolo votante
può chiedere di revocare una legge federale o cantonale già promulgata (un
cantone è grosso modo comparabile ad uno stato degli USA o ad un Land
tedesco).

Dopo la promulgazione d'una legge la gente ha tre mesi di tempo per
raccogliere uno specifico numero di firme di cittadini svizzeri per
chiederne l'abrogazione.

A livello nazionale, il numero di firme richieste è di 50.000.

Dopo che la legge "anti-razzista" venne adottata dalle due camere del
parlamento, un gruppo "ad hoc", "Programma per la libertà di parola" (Aktion
fur freie Meinungsausserung) lanciò una campagna per un referendum
abrogativo.

Nessuno dei cinque capi di questo gruppo, diffuso sopratutto nelle aree
rurali, era importante o conosciuto a livello nazionale.

Nonostante i tre partiti di destra rappresentati nella camera bassa del
Paese si fossero opposti alla legge "anti-razzismo", essi inizialmente
decisero di non sostenere la richiesta di referendum, intimoriti da una
campagna ostile lanciata dai media.

Unitamente ai Leader del comitato referendario, tutti coloro che furono
soltanto sospettati di sostenere questa iniziativa furono
indiscriminatamente tacciati dai medici come "razzisti" e "antisemiti".
Quasi giornalmente la popolazione fu ammonita che nessuna persona per bene
poteva pensare di sostenere tali tesi.

A causa di scarsità di fondi e di carente organizzazione, il referendum
sembrò condannato al fallimento sin dall'inizio. Un mese prima del 6 ottobre
1993, termine ultimo fissato per la raccolta delle firme, fu formato un 2°
comitato referendario, politicamente più moderato e consistente
essenzialmente di dissidenti dei due principali partiti di governo.

Questi due comitati assieme riuscirono finalmente ad ottenere, in
tempo,58.000 firme, le quali furono ampiamente sufficienti.


Propaganda orwelliana


Nel corso delle settimane precedenti la data del referendum fissata per il
25 settembre 1994, la televisione sperimentò qualcosa di molto simile alla
orwelliana "settimana d'odio". Questa intensa iniziativa propagandistica,
condotta da tutti i media, stampati ed elettronici, fu talmente rozza che
avrebbe dovuto disgustare ogni persona ragionevole.

Secondo il quadro dei media, un piccolo gruppo di leali antirazzisti che
sostenevano questa legge stava combattendo una valorosa, quasi disperata
lotta contro una combutta di criminali, una vasta rete di razzisti senza
pietà e di neo nazisti.

Poiché ci sono pochissimi autentici razzisti e nazionalsocialisti in
Svizzera, essi dovettero essere inventati.

Come risultato, fondamentalisti cattolici e protestanti, gruppi
anti-abortisti, gruppi anti-vivisezione che si oppongono alla macellazione
di animali secondo le regole ebraiche (Jewish kosher slaughter of animals),
conservatori moderati di destra critici della politica ufficiale di
immigrazione - tutti furono con noncuranza messi alla gogna come razzisti e
pericolosi elementi "filo-nazisti".

Quando tre giovani membri dei partiti maggiori - un cristiano democratico,
un liberale ed un conservatore - formarono un comitato per opporsi alla
legge "antirazzismo" sulla base che essa minacciava la libertà di parola, il
diffusissimo giornale "Sonntagsblick" pubblicò le loro foto sotto il titolo:
"Questi sono i giovani lacchè dei vecchi razzisti. Perché i loro partiti non
li mettono a tacere?".

Rosmarie Dormann, presidente del comitato a favore della legge
"antirazzismo", il 28 agosto 1994 dichiarò pubblicamente che rigettare la
legge avrebbe significato "mettere a repentaglio la nostra democrazia".

In altre parole, coloro che sostengono una legge che permette di incarcerare
i dissidenti per tre anni sono difensori della libertà, mentre coloro che si
oppongono a tale legge mettono in pericolo la democrazia.

Ovviamente, quasi nessun giornalista osò dissentire.

Come ci si poteva aspettare, tutto ciò fu accompagnato, attraverso i media,
da un intenso flusso di letteratura olocaustica senza valore. Nell'edizione
del 7 agosto della Sonntagszeitung, un'ebrea di nome Erika Rothschild
ricordò le atrocità di Auschwitz: "Siccome i tedeschi nel giugno del 1944
avevano scortedi Zyklon B sufficienti soltanto per uccidere i bambini, gli
ebrei adulti,furono tolti dalle camere a gas ancora vivi prima d'essere
gettati in forni crematori a gruppi di sei".

"Prigionieri ebrei furono costretti a lavarsi con sapone fatto con le ceneri
dei loro compagni uccisi".

In questo periodo numerosi giornali si unirono a loro, lodando un nuovo
libro d'una ottantasettenne ebrea di nome Jenny Spritzer che decise di
rompere il silenzio su Auschwitz ben quarantanove anni dopo la sua
liberazione dal campo. Il suo compito di prigioniera, essa disse, era quello
di registrare i nomi di tutti gli ebrei gassati.

Si può supporre che i nazionalsocialisti certamente si sarebbero liberati
d'una testimone così imbarazzante; ma no, inesplicabilmente essi
dimenticarono di sbarazzarsi della signora Spritzer, in tal modo mettendola
in grado di raccontare gli orrori di Auschwitz mezzo secolo più tardi.

In aggiunta a questo incessante flusso di fantasiose storie olocaustiche, i
media riportarono ogni genere di atrocità razziste inventate: alcuni ebrei
tiranneggiati da compagni di scuola antisemiti, boy-scout picchiati da
energumeni "neonazisti", scritte sul muro del tipo "maiali immigrati alle
camere a gas" e così via.

Naturalmente gli oppositori della legge "antirazzismo" erano completamente
impotenti a contrastare questa propaganda a rullo compressore. Molti
giornali rifiutarono anche gli avvisi a pagamento, e soltanto
occasionalmente fu concesso l'accesso ai media (alla vigilia della
votazione, comunque, ci fu un dibattito televisivo diffuso a livello
nazionale).

Nel referendum indetto per il 25 settembre 1994, la legge "antirazzista"
venne approvata dal 54,7% dei votanti (più della metà degli aventi diritti
al voto non votò). Esattamente metà dei Cantoni svizzeri la bocciò.

Credo che le organizzazioni ebraiche ed altri gruppi, nonostante la vittoria
riportata, abbiano commesso un grossolano errore chiedendo a gran voce una
tale legge oltraggiosamente anti-svizzera ed anti democratica.

Se la legge, che divenne esecutiva nel gennaio 1995, venisse applicata
rigorosamente, ne conseguirebbe una serie infinita di processi politici,
cosa che non accade da quando, nel secondo dopoguerra, alcuni comunisti e
nazionalsocialisti furono processati per tradimento. Revisionisti convinti,
incluso me stesso, hanno messo alla prova la legge inviando pubblicazioni
revisioniste ad eminenti personalità.

In ragione del fatto che il testo della legge è del tutto vago - non vi si
menziona né "l'Olocausto" né "le camere a gas" né "crimini nazisti" - ancora
non è chiaro come i tribunali la metteranno precisamente in pratica.


Revisionismo in Svizzera


Lasciatemi aggiungere alcune parole sulla situazione attuale (agosto 1994)
del revisionismo olocaustico in Svizzera.

Il 9 maggio 1994 quattro revisionisti - Arthur Vogt, Andres Studer, Bernhard
Schaub (un insegnante che, come me, perse il posto di lavoro, accusato di
eresia revisionista) ed io - spedimmo circa 3500 copie della versione
ridotta del "Rapporto Rudolf"), unicamente ad una lettera d'introduzione di
cinque pagine, a docenti universitari, politici e media.

La reazione dei media fu interessante. Con rare eccezioni (la Weltwoche e la
marxista Wochenzeitung), che subito denunciarono l'azione come un altro
sinistro complotto fascista, tutta la stampa mantenne il silenzio per più di
un mese Poi, il 16 giugno, il quotidiano di Berna Bund pubblicò ben tre
lunghi articoli anti-revisionisti nella stessa edizione.

Ciò diede il via ad un fiume di articoli simili in altri giornali, in
generale quasi identici nel frasario, che chiaramente suggeriscono un'azione
coordinata.

Anche giornali che sono in disaccordo tra di loro su molti temi, si unirono
nel condannare i revisionisti con le stesse frasi e menzogne: essi "negano
Auschwitz", "negano l'esistenza di campi di concentramento nazisti" o
"negano la morte di Anna Frank".


Repressione in Germania


Anche peggiore è la situazione che regna nella vicina Germania, dove si
giunti a livelli di isterismo.

Come forse saprete, Gunter Deckert, presidente della N.P.D., il Partito
Nazional Democratico di destra, è stato condannato a due anni di prigione
perché ha tradotto una relazione dell'esperto americano Fred Leuchter ad un
convegno in Germania nel 1991.

Nonostante un interprete incaricato dal Tribunale, che analizzò la
videoregistrazione della presentazione (da parte di Giinter Deckert), avesse
confermato che Deckert aveva tradotto accuratamente le parole di Leuchter,
senza alcun commento, la corte giudicò che Deckert aveva diffamato gli ebrei
e la memoria degli ebrei morti.

Una circostanza aggravante fu che l'accusato aveva sorriso parecchie volte
nel corso della traduzione delle parole di Leuchter, così commettendo
l'offesa orwelliana di "crimine facciate" (face crime).

La cronaca del "caso" comunicata dalla stampa tedesca fu una specie di
frenetica campagna di calunnie: si voleva dare l'impressione che i
"neonazisti" fossero sul punto di impadronirsi della repubblica.

Questa campagna propagandistica è stata così grottesca che avrebbe dovuto
insospettire chiunque non sia una pecora a due zampe sulla versione
ufficiale dell'Olocausto. Se la storia dei sei milioni e delle camere a gas
avesse in effetti qualche fondamento, gli "sterminazionisti" sarebbero ben
contenti di confutare pubblicamente i revisionisti, e non sarebbe necessario
punire i revisionisti per mezzo di leggi liberticide.

Peraltro, sfortunatamente risulta molto difficile per il cittadino normale
sapere la verità a causa della totale censura praticata dai media

Supponiamo che la leggenda dell'Olocausto fosse già stata ridotta alle sue
giuste proporzioni nei primi anni Sessanta a seguito degli scritti
revisionasti del pioniere Paul Rassinier.

Tale disconoscimento sarebbe stato grosso modo comparabile allo sgonfiamento
delle menzogne diffuse dagli "alleati" durante la prima guerra mondiale in
merito ai soldati tedeschi che tagliavano le mani ai bambini belgi o
ricavavano sapone dai corpi dei soldati "alleati" morti.

Certamente ci sarebbe stata una differenza di livello - nessun ufficiale
tedesco fu impiccato per mutilazione di bambini belgi, per esempio, ma
sostanzialmente i due casi sarebbero stati similari.


Profonde implicazioni politiche


Ma ora, dopo cinque decenni di propaganda politica e parecchie migliaia di
libri e film sull' Olocausto, per la lobby dell'Olocausto non c'è più via
d'uscita dal pantano.

Il volume Hate Whitey (Odia il bianco) del 1997, il revisionista americano
Michael A. Hoffman riporta i titoli di 234 film "antinazisti" in prevalenza
recenti, oltre a 305 genericamente anti-bianchi, a 66 anti-eristiani, etc.

Se la storia dell'Olocausto venisse oggi pubblicamente screditata, le
conseguenze, già disastrose, diverrebbero irreparabili, non soltanto per il
sionismo internazionale, ma per l'intera élite politica ed intellettuale
dell'occidente.

La Germania sarebbe probabilmente ingovernabile, ma anche negli USA ed in
vari paesi europei, politici, giornalisti e storici verrebbero completamente
screditati. Nessuno crederebbe più a loro.

Il futuro delle classi dirigenti in parecchie nazioni dell'Occidente,
specialmente Germania, Francia e Stati Uniti, è dunque legato alla tenuta di
un mito.

Per tali circostanze, i leader intellettuale e politici dell'occidente sono
gli alleati naturali del sionismo, e non sarebbe equo accusare soltanto gli
ebrei per la repressione anti-revisionista e per la censura dei media.

I nostri avversari lo capiscono, naturalmente. Perciò l'importante
quotidiano tedesco Die Welt dichiarò (16 marzo 1994) che "chiunque nega
Auschwitz attacca non soltanto la dignità umana degli ebrei, ma scuote le
fondamenta del concetto che di se stessa ha questa società".

Nella Frankfurter Allgemeine Zeitung, 15 agosto 1994, probabilmente il più
influente quotidiano tedesco, il giornalista Patrick Behners scrisse: "Se il
punto di vista (revisionista) di Deckert fosse accolto, la Repubblica
Federale (tedesca) sarebbe fondata sulla menzogna: ogni discorso del
presidente, ogni minuto di silenzio (per ricordare i gassati) ed ogni libro
di storia sarebbe mendace. Negando l'assassinio degli ebrei, Deckert
contesta la legittimità della Repubblica Federale".

Mentre sappiamo che la leggenda dell'Olocausto è condannata, non conosciamo
quali circostanze specifiche ne provocheranno il collasso né quanti anni
dovremo attendere ancora perché prevalga la verità.

Comunque, ci saranno delle vittime.

In Francia e in Germania la cricca governativa sembra presa da pazzia, e al
revisionisti conviene prepararsi a qualche spiacevole sorpresa.

Il dottor Robert Faurisson disse una volta che il futuro era luminoso per il
revisionismo, ma oscuro per i revisionisti.

Faurisson ha dimostrato di aver ragione nel 95% dei casi, e temo che questa
previsione sia uno di quei casi.

Per gli storici delle prossime generazioni, l'Olocausto apparirà davvero
unico, ma in guisa alquanto diversa da quella conclamata dalla lobby
dell'Olocausto. Gli storici del XXI secolo saranno imbarazzati nello
spiegare come mai gente istruita della seconda metà del XX secolo, nel corso
di un periodo di progresso tecnico senza precedenti, abbia potuto credere ad
una leggenda tanto insostenibile dal punto di vista scientifico!

Come mai gente che è stata in grado di inviare satelliti al pianeta Giove
poté credere che i nazionalsocialisti utilizzassero - fra tutte le armi
disponibili motori diesel per uccidere 1.750.000 ebrei a Belzec, Sobibor e
Treblinka?

Come poterono credere che i forni crematori di Auschwitz potessero bruciare
corpi umani sei volte più velocemente di quanto lo possano i forni
computerizzati degli anni Novanta?

Mentre i futuri storici senza dubbio porranno in rilievo il fatto che la
leggenda dell'Olocausto fu protetta con successo per un periodo così lungo
con l'aiuto della censura praticata dai media e con la repressione da Stato
di polizia, essi potranno concludere che ci fu un altro, anche più cruciale,
fattore psicologico.

Per quanto posso tornare indietro nel tempo, anche quando ci credevo, ho
sempre pensato alla storia dell'Olocausto come ad una macabra fiaba.

All'età di 16 anni fui profondamente impressionato da un racconto del
celebre scrittore Friedrich Durrenmatt, Der Verdacht (il sospetto).

Il romanzo racconta di un medico svizzero, il dr. Emmenberger, che operò
sadici esperimenti pseudo-scientifici nel campo di concentramento di
Stutthof (nel romanzo di Diirrenmatt, che fu pubblicato inizialmente nel
1948, Stutthof anziché Auschwitz viene dipinto come il maggior centro
tedesco di sterminio).

Questo brutale dottore fu braccato da Barlach, un detective mortalmente
ammalato di cancro. Gli altri personaggi principali erano un gigante
sopravvissuto ad infiniti esperimenti medici (ed anche ad una uccisione di
massa) ed un nano usato da Emmenberger per uccidere i suoi nemici. Con tali
caratteristiche si hanno tutti gli ingredienti per una fiaba da incubo.


Pericoloso mito religioso


Per gli ebrei la storia dell'Olocausto è diventata una parte indispensabile
del loro patrimonio religioso, molto simile alla situazione dei figli
d'Israele, in Egitto, per sopravvivere, o alla distruzione del secondo
Tempio.

Anche per i non-ebrei l'Olocausto è stato gradualmente trasformato in un
mito religioso. Quasi tutti hanno un bisogno istintivo di credere in
qualcosa.

Coloro che hanno perpetuato la leggenda, mentre sovvertivano
sistematicamente la religione cristiana, hanno abilmente sfruttato questa
fondamentale esigenza umana paragonando Auschwitz al Golgota, i "nazisti" al
diavolo ed il popolo ebraico al Messia.

Anche la più tenue critica verso ebrei come Elie Wiesel o Simon Wiesenthal è
diventata tabù: se critichi un ebreo, sei un antisemita. Essendo anche
Hitler un antisemita che, come tutti sanno, fece gassare gli ebrei, chiunque
critica gli ebrei apre di nuovo la strada alle camere a gas!

Per quanto sia primitivo, questo genere di argomenti è sinora risultato
considerevolmente efficace.

Ecco ciò che rende la battaglia revisionista eccezionalmente difficile: noi
dobbiamo non soltanto combattere contro la censura dei media, contro la
repressione e la propaganda, ma dobbiamo altresì prevalere su una sorta di
fede religiosa.

La storia insegna che confutare religioni con argomenti razionali non è
esattamente un compito facile. Ma questa lotta deve essere combattuta, e
poiché il destino delle future generazioni dipende dal risultato di tale
battaglia, sarebbe bene che la si vinca.

La leggenda dell'Olocausto ha intossicato gli europei ed altri popoli
bianchi di origine europea con un complesso di colpa che minaccia di
distruggere il rispetto di noi stessi e la nostra stessa volontà di
sopravvivenza.

Per tutti coloro che sono impegnati in questa battaglia contro un nemico che
dispone di potere e di risorse finanziarie virtualmente illimitate, gli anni
del prossimo futuro saranno difficilmente privi di interesse.

Jiirgen Graf




appendice all'articolo di Graf sull'impatto sociale del dogmatismo politico
sull'olocausto

Lo Zyklon B è acido cianidrico allo stato liquido, imbevuto in coibenti
granulosi o discoidali, utilizzato per la disinfestazione di locali e,
secondo gli "storici di corte", durante la guerra, per la gassazione dei
detenuti.

"Ad Auschwitz-Birkenau furono installati almeno 8 impianti di
disinfestazione,funzionanti a Zyklon B"; "periodicamente, con lo Zyklon B,
furono disinfestati interi settori del campo" (C. Mattogno, Olocausto:
dilettanti allo sbaraglio, pp. 258-259).

"La causa principale dell'altissimo tasso di mortalità ad Auschwitz, fu il
tifo) petecchiale. Nella tarda estate del 1942 questa epidemia provocò 403
morti in un sola giornata. I documenti (dell'epoca) mostrano che i tedeschi
(che amministravano il campo di Auschwitz) chiesero ripetutamente forniture
di Zyklon B per eliminare i pidocchi, poiché le scorte erano carenti ...
incidentalmente, richiamo la vostra attenzione sul fatto che durante la
guerra lo Zyklon B fu inviato anche in Svizzera, in Norvegia ed in
Finlandia. Ciò significa forse che gli ebrei,furono gassati anche in quei
paesi?" (testimonianza di Jurgen Graf al tribunale di Baden, 16 luglio 1998,
cit. in The Journal of Historical Review, July-August 1998).

Nella Greuelpropaganda rientrava anche il "sapone umano" che lo stesso
direttore del Museo dell'Olocausto israeliano, Shmuel Krakowski, definì nel
1990 accusa assolutamente priva di fondamento.

Analogamente per i pretesi "paralumi di pelle umana": nel 1948 il generale
Lucius Clay, governatore militare americano della Germania occupata, inviò
tutti i manufatti di "pelle umana" ad un laboratorio specializzato,
richiedendo le opportune analisi ed un'accurata relazione. Il risultato fu:
pelle di capra.

(Cfr:C. Mattogno: Olocausto: dilettanti allo sbaraglio, p. 263; Il Ministero
della Verità e la RAI presentano .... in Sentinella d'Italia, aprile 1997;
Risarcimento per Fred Leuchter?, in Sentinella d'Italia, novembre 19.99.

Nel testo inglese Graf usa il termine nazis, che quasi tutta la
pubblicistica traduce con la parola nazisti ma, osserva a proposito
Gianantonio Valli, il termine è errato (voiutamente secondo noi, perché
contiene, in chi lo usa, un'accentuazione dispregiativa) in quanto, alla
stessa stregua, si dovrebbe altresì pronunciare comisti anziché comunisti,
socisti in luogo di socialisti, e così via.

"Il rapporto Leuchter ha il merito di aver aperto un nuovo campo d'indagine,
ma esso è ormai superato; la "prova chimica" revisionista per eccellenza è
la perizia sulla formazione e sulla rilevabilità di composti di cianuro
nelle "camere a gas" di Auschwitz del chimico tedesco Germar Rudolf che ha
studiato scientificamente tutti i problemi chimici e tecnici fondamentali
connessi con le presunte camere a gas omicide (sistema costruttivo degli
impianti di disinfestazione ad acido cianidrico, formazione e stabilità del
ferrocianuro ferrico, influenza dei vari materiali costruttivi, tossicologia
dell'acido cianidrico, caratteristica di vaporizzazione dello Zyklon B,
analisi critica delle testimoninze basata, tra l'altro, sullo studio della
diffusione dell'acido cianidrico nei locali, delle possibilità di
ventilazione delle "camere, a gas", della capacità dei filtri delle maschere
antigas); egli ha inoltre eseguito una serie di prelievi elle camere di
disinfestazione e nelle presunte "camere a gas" omicide di Birkenau e ha
anche effettuato esperimenti di gassazione di materiale murario; infine ha
confutato sul piano chimico le obiezioni dei personaggi più importanti
(Pressac, Wegner, Wellers,Jagschitz, Fleming, nonché le perizie di Cracovia
del 1945 e del 1990) mosse al Rapporto Leuchter"; "Le analisi chimiche dei
campioni prelevati" da Germar Rudolf nel 1991 "hanno indicato un contenuto
massimo di cianuridi 13.500 mgl/kg nella camera a gas di disinfestazione del
BW 5b e un contenuto massimo di 7,2 mgl/kg nelle presunte camere a gas
omicide (crematorio II)" (C. Mattogno, Intervista sull'Olocausto, Ar,
Padova, pp. 39-40).

Le vessazioni cui è stato successivamente sottoposto Germar Rudolf
richiederebbero un articolo a parte. Rudolf, mentre lavorava presso il
prestigioso Istituto Max Planck di Stoccarda, aveva eseguito le analisi di
cui sopra consegnando la perizia chimica all'avvocato difensore del generale
Otto Ernst Remer, sottoposto a procedimento giudiziario perché aveva scritto
che non credeva nell'esistenza delle camere a gas nella Germania
nazionalsocialista. Il giudice non accettò la perizia. Il generale Remer fu
condannato a 22 mesi di carcere. Egli fece pubblicare la perizia nel 1993,
aggiungendovi una prefazione ed una postfazione (nulla di criminale:
segnalava che la perizia era stata rifiutata dal giudice ed altro di quel
tenore). Per tale pubblicazione Rudolf fu condannato.

Nel frattempo anche l'università di Stoccarda rifiuta di fissare la data
dell'esame di laurea per Rudolf. Iniziano le persecuzioni poliziesche: gli
viene confiscata la corrispondenza, viene aperto contro di lui un
procedimento giudiziario con giudici che subiscono fortissime pressioni
esterne: da giudici di altri tribunali, da professori universitari di altri
istituti, da membri del parlamento. Il governo di Tel Aviv preme per aver
accesso al suo archivio. Rudolf decide di lasciare la RFT, e da allora è in
esilio. Sua moglie, che non è riuscita a integrarsi in un paese di diversa
cultura e linguaggio, ha chiesto il divorzio ed è tornata a Stoccarda
portandosi appresso i figlioli.

Vedi: The Scientist and the Gas Chambery / Lo scienziato e le camere a gas,
intervista audio di Michael A. Hoffman II a Germar Rudolf, 1999, Revisionist
History, Coeur d'Alene, Idaho, USA.. Un altro indice dei cambiamento di
clima è il recente articolo di prima pagina "Pericolo nel negare
l'Olocausto? nel Los Angeles Times. Per la prima volta in assoluto, un
quotidiano, fra i maggiori in USA, porta in primo piano la notizia che in
Francia, in Germania ed in altri paesi europei, degli studiosi vengono
incarcerati, multati e forzati all'esilio per aver contestato la storia
dell'Olocausto stabilita/ordinata dal governo. Nel lungo articolo dei 7
gennaio 2000 Kim Murphy inizia citando la persecuzione del giovane chimico
tedesco Germar Rudolf, concludendo - sulla base di un dettagliato esame
effettuato in loco - che nessuno fu ucciso, o avrebbe potuto essere ucciso,
nelle pretese camere a gas di Auschwitz e Birkenau. Non pochi lettori
certamente si son chiesti: che genere di "verità storica" è mai questa che
dev'essere protetta da un'armatura di polizia, di procedimenti penali, di
ammende e di incarcerazioni? ... La lobby ebraica non perse tempo attaccando
furiosamente sia il Los Angeles Times che Murphy per questo articolo
definito "immorale".


***Insomma, come ha argutamente osservato André Chelain,direttore-editore
dei periodico L'Autre Histoire, Deckert è colpevole del "delitto di
traduzione simultanea"! Ma l'accanimento della Repubblica Federale Tedesca
contro Deckert è palesato da ulteriori condanne per complessivi 60 mesi di
prigione per delitto d'opinione. Egli è ormai in carcere da 52 mesi (al
febbraio 2000) e, secondo indiscrezioni, potrebbe tornare in libertà - forse
condizionata all'abbandono di ogni attività storica e politica - nell'agosto
dei 2000. Cinque anni di vita sottratti dalla Polizia del "più libero stato
tedesco", come si autodefinisce la Bundesrepublik.


In merito al trattamento subito da Fred Leuchter nella "cine-biografia"
diretta dall'ebreoamericano Errol Morris, documentarista di grido, film in
visione nelle sale americane da fine dicembre 1999, cfr. Risarcimento per
Fred Leuchter pugnalato alle spalle, in Sentinella d'Italia, novembre e
dicembre 1999.

siti interessanti sulla politica nazionalpatriottica:

http://www.libreriaar.it/

http://www.uomo-libero.com



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apollo
2010-02-05 17:53:24 UTC
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Post by Inbario
Post by Artamano
Post by apollo
Secondo me sbagliate entrambi puntando sulla conta dei morti. Il punto non è
quanti, ma come.
vele a dire l'intenzionalità e la premeditazione?
Da quanto sin qui esposto, si ha l'impressione che il numero di Sei Milioni
di Ebrei eliminati derivi soltanto da un compromesso tra una quantità di
valutazioni senza fondamento obiettivo. Non c'è neppure un brandello di
prova documentabile e attendibile. Di quando in quando qualche scribacchino
trascrive questo numero per
ma ti pesano così tanto quei milioni di morti che ti affanni
continuamente
Post by Inbario
per cercare di dimostrare che non ci sono?
E la stessa domanda non la si può girare a te?
Maggio
2010-02-05 12:29:28 UTC
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Post by Artamano
Post by apollo
Secondo me sbagliate entrambi puntando sulla conta dei morti. Il punto non è
quanti, ma come.
vele a dire l'intenzionalità e la premeditazione?
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?



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Artamano
2010-02-05 17:30:33 UTC
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Post by Maggio
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?
milioni di civili tedeschi e russi sono morti nella seconda guerra mondiale.
Per te è giusto parlare di olocausto tedesco e russo?
Come mai non ci sono i giorni della memoria?



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apollo
2010-02-05 17:54:34 UTC
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Post by Artamano
Post by Maggio
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?
milioni di civili tedeschi e russi sono morti nella seconda guerra mondiale.
Per te è giusto parlare di olocausto tedesco e russo?
Come mai non ci sono i giorni della memoria?
Perchè ognuno ricorda ciò che gli piace ricordare.
Maggio
2010-02-05 18:35:47 UTC
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Post by Artamano
Post by Artamano
Post by Maggio
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?
milioni di civili tedeschi e russi sono morti nella seconda guerra
mondiale.
Post by Artamano
Per te è giusto parlare di olocausto tedesco e russo?
Come mai non ci sono i giorni della memoria?
Perchè ognuno ricorda ciò che gli piace ricordare.
però gli ebrei erano civili disarmati,la cosa cambia un pochetto molto



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apollo
2010-02-05 19:09:55 UTC
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Post by Maggio
Post by Artamano
Post by Artamano
Post by Maggio
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?
milioni di civili tedeschi e russi sono morti nella seconda guerra
mondiale.
Post by Artamano
Per te è giusto parlare di olocausto tedesco e russo?
Come mai non ci sono i giorni della memoria?
Perchè ognuno ricorda ciò che gli piace ricordare.
però gli ebrei erano civili disarmati,la cosa cambia un pochetto molto
Difatti artamano parlava di civili
Maggio
2010-02-06 10:48:34 UTC
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Post by apollo
Post by Maggio
Post by Artamano
Post by Artamano
Post by Maggio
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?
milioni di civili tedeschi e russi sono morti nella seconda guerra
mondiale.
Post by Artamano
Per te è giusto parlare di olocausto tedesco e russo?
Come mai non ci sono i giorni della memoria?
Perchè ognuno ricorda ciò che gli piace ricordare.
però gli ebrei erano civili disarmati,la cosa cambia un pochetto molto
Difatti artamano parlava di civili
Dai, è un poco diverso, purtroppo la guerra fatta sui civili è sempre una
criminalità umana
(in questo gli americani sono esperti), altra cosa è la strage razziale,
certo si dovrebbero fare giornate per gli Zingari, gli Omosessuali che sono
i dimenticati dell'olocausto Nazista
Armeni,dell'olocausto Turco i Nativi Americani uccisi per fare spazio ai
bianchi, i Bosniaci mussulmani ecc.....



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apollo
2010-02-06 19:55:12 UTC
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Post by Maggio
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Post by Maggio
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?
milioni di civili tedeschi e russi sono morti nella seconda guerra
mondiale.
Post by Artamano
Per te è giusto parlare di olocausto tedesco e russo?
Come mai non ci sono i giorni della memoria?
Perchè ognuno ricorda ciò che gli piace ricordare.
però gli ebrei erano civili disarmati,la cosa cambia un pochetto molto
Difatti artamano parlava di civili
Dai, è un poco diverso, purtroppo la guerra fatta sui civili è sempre una
criminalità umana
(in questo gli americani sono esperti), altra cosa è la strage razziale,
certo si dovrebbero fare giornate per gli Zingari, gli Omosessuali che sono
i dimenticati dell'olocausto Nazista
Armeni,dell'olocausto Turco i Nativi Americani uccisi per fare spazio ai
bianchi, i Bosniaci mussulmani ecc.....
Certo, nessuno contesta la morte di ebrei, alcuni contestano il numero di
morti (che secondo me è secondario, la cosa principale è l'intento in se),
ma la contestazione è sulle modalità.
apollo
2010-02-05 17:53:50 UTC
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Post by Maggio
Post by Artamano
Post by apollo
Secondo me sbagliate entrambi puntando sulla conta dei morti. Il punto non è
quanti, ma come.
vele a dire l'intenzionalità e la premeditazione?
e se ne avessero ammazzati solo uno sarebbero criminali ?
E' quello che dico anch'io.
giacomo
2010-02-03 21:39:27 UTC
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"Artamano" <***@katamail.com> ha scritto nel messaggio news:rsjan.20588$***@twister2.libero.it...

'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere che
tutto questo non è mai successo'.
Artamano
2010-02-03 23:23:33 UTC
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Post by giacomo
'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere che
tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali



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www.nod32.it
apollo
2010-02-04 17:15:13 UTC
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Post by Artamano
Post by giacomo
'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere che
tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che nonostante
tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
giacomo
2010-02-04 18:05:34 UTC
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Post by apollo
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere
che
Post by Artamano
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che nonostante
tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
è che siamo tutti schiavi del complotto pluto-giudaico-massonico

fortuna che ci siete voi neonazi a tenere alta la bandiera della libertà
apollo
2010-02-04 19:25:36 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere
che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che nonostante
tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
è che siamo tutti schiavi del complotto pluto-giudaico-massonico
fortuna che ci siete voi neonazi a tenere alta la bandiera della libertà
PPfffffff complotto....... con la gente che abita questo pianeta non c'è
nemmeno bisogno di scervellarsi in complotti......
giacomo
2010-02-04 21:59:15 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè,
in
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
sostenere
Post by giacomo
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che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
è che siamo tutti schiavi del complotto pluto-giudaico-massonico
fortuna che ci siete voi neonazi a tenere alta la bandiera della libertà
PPfffffff complotto....... con la gente che abita questo pianeta non c'è
nemmeno bisogno di scervellarsi in complotti......
ah... ecco perchè milioni di tedeschi hanno seguito il pazzo .... mi spiego
meno perchè oggi qualche balengo italiano cerca di riesumare il cadavere di
un'ideologia sconfitta
apollo
2010-02-05 17:50:44 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè,
in
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
sostenere
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che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che
la
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terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
è che siamo tutti schiavi del complotto pluto-giudaico-massonico
fortuna che ci siete voi neonazi a tenere alta la bandiera della libertà
PPfffffff complotto....... con la gente che abita questo pianeta non c'è
nemmeno bisogno di scervellarsi in complotti......
ah... ecco perchè milioni di tedeschi hanno seguito il pazzo ....
Appunto.

mi spiego
Post by giacomo
meno perchè oggi qualche balengo italiano cerca di riesumare il cadavere di
un'ideologia sconfitta
Forse perchè non tutti sono obnubilati.
giacomo
2010-02-06 08:53:11 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni -
perchè,
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
sostenere
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che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che
la
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terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
è che siamo tutti schiavi del complotto pluto-giudaico-massonico
fortuna che ci siete voi neonazi a tenere alta la bandiera della
libertà
Post by giacomo
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PPfffffff complotto....... con la gente che abita questo pianeta non c'è
nemmeno bisogno di scervellarsi in complotti......
ah... ecco perchè milioni di tedeschi hanno seguito il pazzo ....
Appunto.
mi spiego
Post by giacomo
meno perchè oggi qualche balengo italiano cerca di riesumare il cadavere
di
Post by giacomo
un'ideologia sconfitta
Forse perchè non tutti sono obnubilati.
ma per fortuna ci siete voi menti illuminate...
apollo
2010-02-06 19:50:48 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni -
perchè,
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
sostenere
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che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
Post by giacomo
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che
la
Post by giacomo
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terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
è che siamo tutti schiavi del complotto pluto-giudaico-massonico
fortuna che ci siete voi neonazi a tenere alta la bandiera della
libertà
Post by giacomo
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PPfffffff complotto....... con la gente che abita questo pianeta non c'è
nemmeno bisogno di scervellarsi in complotti......
ah... ecco perchè milioni di tedeschi hanno seguito il pazzo ....
Appunto.
mi spiego
Post by giacomo
meno perchè oggi qualche balengo italiano cerca di riesumare il cadavere
di
Post by giacomo
un'ideologia sconfitta
Forse perchè non tutti sono obnubilati.
ma per fortuna ci siete voi menti illuminate...
Si fa quel che si può.
Maggio
2010-02-04 18:26:36 UTC
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- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere
che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che nonostante
tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?



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giacomo
2010-02-04 18:50:53 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere
che
Post by Artamano
Post by giacomo
tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che nonostante
tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi di
concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati

iki
Giacomo
apollo
2010-02-05 18:12:02 UTC
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Post by giacomo
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè, in
qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe sostenere
che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che nonostante
tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi di
concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati
Un pò come dire che i bombardamenti alleati provocavano solo morti per
paura?
A proposito, nessuno mette mai l'accento su un altra "conta dei morti":

Italia, 1943-45
Morti per bombardamenti alleati: 64.000
Morti per mano tedesca: 10.000

Ma tu guarda un pò......
Maggio
2010-02-05 18:38:21 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè,
in
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
sostenere
Post by giacomo
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che
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Post by giacomo
tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi
di
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concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati
Un pò come dire che i bombardamenti alleati provocavano solo morti per
paura?
Italia, 1943-45
Morti per bombardamenti alleati: 64.000
Morti per mano tedesca: 10.000
Ma tu guarda un pò......
Ma allora il responsabile è dello scemo che ha dichiarato guerra, chi era
pure?



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Inbario
2010-02-05 18:45:42 UTC
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'Che si tenga il massimo della documentazione
- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè,
in
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
sostenere
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che
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che
la
terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi
di
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concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati
Un pò come dire che i bombardamenti alleati provocavano solo morti per
paura?
Italia, 1943-45
Morti per bombardamenti alleati: 64.000
Morti per mano tedesca: 10.000
Ma tu guarda un pò......
Ma allora il responsabile è dello scemo che ha dichiarato guerra, chi era
pure?
è mica stato Mussolini,e neanche Hitler...è una menzogna dei vincitori...
apollo
2010-02-05 19:12:38 UTC
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
sostenere
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che
la
terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi
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concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati
Un pò come dire che i bombardamenti alleati provocavano solo morti per
paura?
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Morti per bombardamenti alleati: 64.000
Morti per mano tedesca: 10.000
Ma tu guarda un pò......
Ma allora il responsabile è dello scemo che ha dichiarato guerra, chi era
pure?
è mica stato Mussolini,e neanche Hitler...è una menzogna dei vincitori...
Quindi l'assassino è lo speaker che nel telegiornale legge la notizia di un
omicidio?
apollo
2010-02-05 19:11:25 UTC
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- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè,
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sostenere
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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la
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fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi
di
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concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati
Un pò come dire che i bombardamenti alleati provocavano solo morti per
paura?
Italia, 1943-45
Morti per bombardamenti alleati: 64.000
Morti per mano tedesca: 10.000
Ma tu guarda un pò......
Ma allora il responsabile è dello scemo che ha dichiarato guerra, chi era
pure?
O di chi gli ha fatto dichiarare la guerra.
Inbario
2010-02-05 22:14:38 UTC
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Ma allora il responsabile è dello scemo che ha dichiarato guerra, chi era
pure?
O di chi gli ha fatto dichiarare la guerra.
sentiamo sentiamo chi fu questo criminale che indusse Hitler a dichiarare
guerra?.
apollo
2010-02-05 22:38:34 UTC
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Ma allora il responsabile è dello scemo che ha dichiarato guerra, chi era
pure?
O di chi gli ha fatto dichiarare la guerra.
sentiamo sentiamo chi fu questo criminale che indusse Hitler a dichiarare
guerra?.
Io non parlavo di Hitler ma di Mussolini. Se parliamo di Hitler è cosa nota
da chi siano arrivati i finanziamenti che gli hanno consentito di prendere
il potere e di mantenerlo (e che gli giungevano perfino ancora durante la
guerra!), non dovrebbe servire che venga a dirtelo io. Cui prodest?
giacomo
2010-02-06 08:57:18 UTC
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- che si facciano filmati - che si registrino i testimoni - perchè,
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
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tutto questo non è mai successo'.
a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
nonostante
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tutte le prove scientifiche, per centinaia di anni si è creduto che la terra
fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi
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concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati
Un pò come dire che i bombardamenti alleati provocavano solo morti per
paura?
classioc esempio di mala fede....

evidentemente non reggi il confronto visto che cerchi di attribuire cose non
dette
Post by giacomo
Italia, 1943-45
Morti per bombardamenti alleati: 64.000
Morti per mano tedesca: 10.000
Ma tu guarda un pò......
ma non lo sapevi che è stata colpa degli USA e della BG? Hanno organizzato
tutto in modo tale che la Germiania fosse forzata a scatenare la guerra,
pederla e consegnare il mondo agli americani guidati dalla lobbyi
pluto-giudaico-massonica

In definitiva secondo te Hitler passa alla storia come un povero coglione
che è cascato come un pollo nella trappola "semitica"?
apollo
2010-02-06 23:49:17 UTC
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qualche momento durante la storia, qualche Artamano potrebbe
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a me basta che si facciano censimenti e perizie tecnico legali
E pretendi che questi qua ti diano retta? Ti faccio notare che
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la
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fosse piatta. E chi lo negava finiva al rogo.
Questi qua?
certo... tutti noi schiavi del compolotto pluto-giudaico-massonco che non
capiamo che la Shoiah è solo un mito ed iun afalsità gestita ad arte per
legittimare la nscita dello stato di Israele e mantenere il dominio dei
giudei sul mondo e che ci rifiutiamo di ammettere che in realtà i campi
di
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concentramneto erano cejntri termali, che vi sono morti pochi ebrei e solo
per effetto della paura per i bombardamenti alleati
Un pò come dire che i bombardamenti alleati provocavano solo morti per
paura?
classioc esempio di mala fede....
evidentemente non reggi il confronto visto che cerchi di attribuire cose non
dette
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Italia, 1943-45
Morti per bombardamenti alleati: 64.000
Morti per mano tedesca: 10.000
Ma tu guarda un pò......
ma non lo sapevi che è stata colpa degli USA e della BG? Hanno organizzato
tutto in modo tale che la Germiania fosse forzata a scatenare la guerra,
pederla e consegnare il mondo agli americani guidati dalla lobbyi
pluto-giudaico-massonica
In definitiva secondo te Hitler passa alla storia come un povero coglione
che è cascato come un pollo nella trappola "semitica"?
A conferma di ciò altri studiosi (tra cui il poeta Ezra Pound) hanno
analizzato la genesi dell'antisemitismo nei movimenti non fascisti, anche in
paesi privi di ebrei (Giappone ad esempio), notando come l'antisemitismo vi
si presentasse regolarmente quando questi contemplavano le teorie economiche
distributiste. Questo spiegherebbe perché in paesi come l'Islanda od il
Giappone abbia fatto capolino l'antisemitismo divenendo caratteristica
fondamentale di determinati partiti politici riconducibili tutti al sistema
economico distributista.
Dal canto suo, Douglas alle accuse di antisemitismo rispose che la sua
"teoria A + B" si basa su un'analisi dei prezzi e dei redditi e del loro
rapporto di contabilità dei costi, non su una "teoria cospirativa
antisemita"

Ma da un certo momento in poi nei partiti fascisti il pragmatismo fu spesso
sostituito dal fanatismo e l'aspetto economico anti-ebraico venne tramutato
in antisemitismo razziale, soprattutto a causa dell'influenza avuta dopo il
1933 dal tedesco Adolf Hitler, al cui modello anche molti altri partiti
fascisti si rifecero. Questo fa inevitabilmente sorgere dei sospetti sulle
reali intenzioni di Adolf "Rotschild" Hitler, secondo alcuni un provocatore
infiltrato avente lo scopo di far screditare le teorie economiche della
"terza via" assimilandole "ad hoc" al razzismo genetico. Hitler ebbe fin dal
1938 la possibilità di "liberarsi" degli ebrei tedeschi in modo semplice:
Mussolini si era dichiarato disponibile a creare un "Israele" in Etiopia,
nella regione dei Falascia (un popolo africano di religione ebraica[1]);
Hitler non prese neanche in considerazione la cosa. Senza contare la sua
condotta palesemente incongruente della guerra, evidentemente tesa prima a
provocarla, e poi a farla perdere agli stati interclassisti, in modo da
eliminare dalla faccia della terra i loro sistemi di governo e
delegittimarne per sempre ogni argomento politico, che in seguito alla crisi
economica iniziata nel 1929 aveva fatto fin lì sempre più proseliti nel
mondo.
"E pensare che ormai l'antisemitismo di Hitler è sospetto. (.) L'alleanza
tra Hitler e gli ebrei si farà? Può darsi che sia già fatta" (Pierre Drieu
La Rochelle, Diario 1943-45)

Non c'è da stupirsi neanche nell'apprendere come l'ascesa al potere di
Hitler sia stata ampiamente finanziata dal più acerrimo nemico per
antonomasia del fascismo, la "culla" della filosofia economica nordista:
"Wall Street". Come se potesse non bastare a conferma anche solo la semplice
considerazione dell'episodio della "notte dei lunghi coltelli". Solo dopo l'
eliminazione del suo rivale "di sinistra" Röhm, Hitler può configurare il
nazionalsocialismo come un'ideologia prettamente liberista, abbandonando
ogni ipotesi rivoluzionaria e quindi rimanendo "socialista" solo nel nome;
del fascismo originario mantenendo solo l'esteriorità per motivi
propagandistici di immagine pubblica e per trascinarlo a fondo con sé. Lo
stesso Alfred Rosenberg[1] al processo di Norimberga accusò Hitler di aver
abusato del nazionalsocialismo.
"Adolf Hitler è stato il miglior agente segreto che il capitalismo
internazionale abbia mai avuto, il vero responsabile della scomparsa del
fascismo" (Stanis Ruinas)


Nei giorni seguenti il ministro delle corporazioni Tullio Cianetti[1]
presentava direttamente a Mussolini una dettagliata proposta di legge sulle
modalità con le quali la socializzazione avrebbe dovuto essere attuata.
Mussolini se ne disse entusiasta, proponendosi inizialmente di presentarlo
entro ottobre[2], ma di fronte alle pressioni di Cianetti sulla necessità
impellente della "terza ondata" per precedere gli avversari, accettò di
anticipare a luglio.
Se si tiene conto che tali asserzioni e propositi si inseriscono
temporalmente in un contesto internazionale nel quale si vede l'Urss sempre
più in contrasto con i suoi alleati del periodo, ed il contemporaneo lavoro
in comune italo-giapponese per convincere Hitler a fare la pace con Stalin
(che se ne era sempre dichiarato ben disposto), sostenuti dalla quasi
totalità dei satelliti dell'Asse (esclusa la sola Finlandia) i quali
auspicavano addirittura misure "energiche" da parte di Mussolini per
sostituire Hitler alla guida dell'alleanza, si può intuire quanto in
ambienti massonici si presentassero prospettive sgradite da impedire con
ogni mezzo. Difatti intervenne il "25 luglio"[3], ed Hitler poté così
rimanere saldamente alla guida dell'Asse sempre intento nei suoi folli
sedicenti propositi e delle scelte messe in atto per raggiungerli:
sistematicamente la più assurda tra tutte quelle disponibili. Cui prodest?

La "socializzazione fascista" italiana non trovò così attuazione per via di
queste vicende. In seguito fu timidamente "risuscitata" nel manifesto di
Verona del 14 novembre 1943, e la sua applicazione effettiva stabilita per
il 21 aprile 1945 "natale di Roma" in contemporanea con la preparazione di
altre rivoluzionarie sperimentazioni socio-politiche e fiscali ("democrazia
organica", "fiscalità monetaria") che avrebbero dovuto caratterizzare la
base della futura politica interclassista del fascismo.


Fino al culmine raggiunto prima del 25 luglio 1943 ogni realistico tentativo
di apporre più ardite modifiche al sistema economico italiano era naufragato
di fronte all'ostracismo dei poteri tradizionalmente egemoni il panorama
politico, sostenuti dalla massoneria internazionale. Il massimo di
"rivoluzionarietà" a cui Mussolini aveva potuto ambire era stato il
corporativismo, anche questo però pudicamente censurato nelle sue parti più
"scomode". Anzi, Mussolini fu perfino costretto ad avvallare una dottrina
economica antitetica con le filosofie distributiste: l'autarchia,
implementata forzatamente come ripicca alle sanzioni economiche inflitte all
'Italia dalla "Società delle Nazioni" per la guerra in Abissinia. L'
imposizione a cui fu sottoposto, assieme all'apparente incongruenza dell'
entrata in guerra dell'Italia nel 1940, ed ai fatti del 25 luglio 1943, ci
dà la chiara conferma di chi in realtà detenesse il potere in Italia. Ovvero
quelli che il potere lo detenevano anche prima, che lo hanno detenuto poi, e
che lo detengono tutt'oggi. Coloro che muovevano i fili di Mussolini
tenendolo con la lama alla gola, anche in quel fatale 10 giugno 1940, del
quale sono sicuramente i veri ed unici responsabili, così come con l'
omicidio di Giacomo Matteotti nel 1924.

"Il più grande dramma della mia vita si produsse quando non ebbi più la
forza di fare appello alla collaborazione dei socialisti e di respingere l'
assalto dei falsi corporativi. I quali agivano in verità come procuratori
del capitalismo. Tutto quello che accadde poi fu la conseguenza del cadavere
di Matteotti che il 10 giugno 1924 fu gettato tra me e i socialisti per
impedire che avvenisse quell'incontro che avrebbe dato tutt'altro indirizzo
alla politica nazionale" (Benito Mussolini, "Fascisti immaginari", pag. 177)

Fatto secondario, ma non trascurabile, nel 1939 il governo italiano aveva
dovuto rivelare pubblicamente ai suoi cittadini la scoperta degli enormi
giacimenti di petrolio in Libia[1], contravvenendo agli accordi presi nel
1924 con l'americana Sinclair Oil (la scoperta dei quali accordi da parte di
Giacomo Matteotti contribuì al suo omicidio, secondo alcuni storici[2]).
Questo sarebbe venuto a colpire notevolmente il monopolio energetico
mondiale detenuto dalle compagnie anglosassoni; ed a confermarlo basta
considerare il successivo "caso Mattei". Significava scegliere la "pistola"
[3] e dichiarare una guerra d'indipendenza economica, oppure una parte di
massoneria aveva dato il permesso?


Un dubbio sta alla base di tutto ciò: con chi aveva appuntamento Mussolini a
Dongo il 27 aprile 1945? Con un loro rappresentante? Vulgata vuole che
Mussolini stesse fuggendo in Svizzera. Eppure anche ad un superficiale
sguardo ad una cartina geografica non si capisce secondo quale logica
volendo andare in Svizzera finì a Dongo. Nessun milanese, allora come oggi,
volendo recarsi in Svizzera percorrerebbe la sponda ovest del lago di Como,
tantomeno arrivando fino a Dongo. Così come non farebbe quella strada se
dovesse recarsi in Valtellina, essendo la strada orientale, allora come
oggi, la migliore e più breve. Un milanese percorrerebbe la strada
occidentale unicamente se dovesse recarsi in un paese locato lungo quella
strada. Quindi anche avesse voluto recarsi in Valtellina per attuarvi un
"ridotto" non avrebbe scelto quella strada. Inoltre il 27 aprile 1945 la
sponda ovest brulicava di partigiani, mentre la sponda est, essendo una
strada statale importante, costeggiata da una linea ferroviaria, priva di
rilevanti centri abitati, ed essendo la strada che conduceva verso la
Germania le autocolonne in ritirata era ancora strettamente controllata dai
militari della RSI per l'intero percorso.
L'unica spiegazione plausibile è quindi che si stesse recando appositamente
a Dongo o dintorni, e l'imboscata "improvvisa" travestito da tedesco, se
davvero verificatasi, fu solo una farsa. Basta un semplice sguardo ad una
cartina. Anche l'idea che volesse recarsi in Germania è ben poco probabile,
visto che anch'essa era oramai disfatta.

Dunque, con chi aveva appuntamento Mussolini in quel territorio controllato
dai partigiani? Con i rappresentanti di chi l'aveva obbligato a far entrare
in guerra l'Italia? La tesi del carteggio Mussolini-Churchill farebbe
propendere per emissari del premier britannico, ma essa pone un dubbio
addirittura sul dubbio stesso che a recuperare il carteggio siano stati
agenti inglesi. Altrimenti perché Churchill nel dopoguerra avrebbe
scandagliato in lungo e in largo quelle lande?
In un alternativa più plausibile (alla luce degli eventi seguenti) sarebbero
stati recuperati da agenti italiani e resi disponibili ad Alcide De Gasperi,
il quale li avrebbe utilizzati come mezzo di ricatto su Winston Churchill
per ottenere un trattamento migliore per l'Italia nei trattati di pace. Cosa
che effettivamente fu oltre ogni ragionevole interpretazione (all'Italia fu
perfino restituita una colonia, la Somalia). Si può quindi affermare che
Mussolini salvando i carteggi della sua corrispondenza col premier
britannico è stato il vero artefice postumo del benessere italiano
successivo?
"La storia mi darà ragione" (dal "testamento politico" di Mussolini)
Ma per quale motivo Churchill aveva un interesse all'entrata in guerra dell'
Italia? Certamente, come si sarà compreso fin'ora, per più di un motivo. E'
ormai chiaro che Hitler non aveva mai avuto intenzione di combattere la Gran
Bretagna. Per questo motivo per suo ordine diretto aveva fatto fermare le
armate tedesche consentendo ai britannici di reimbarcarsi a Dunkerque. In
seguito alla vittoria tedesca sulla Francia, tutto faceva presagire che la
guerra fosse terminata. Perfino Stalin si felicitò calorosamente con Hitler.
Tuttavia il 10 giugno 1940 era entrata in gioco una ragione per convincere
il popolo inglese a persistere: l'entrata in guerra dell'Italia rimetteva in
moto la macchina bellica britannica che pareva ormai sopita di fronte alla
repentina sconfitta francese seguita alla "finta guerra". Probabilmente
Mussolini accettò "obtortocollo" di entrare in guerra in seguito alle
promesse che dopo la sconfitta della Francia la guerra sarebbe finita, con
una pace tra Inghilterra e Germania, nella quale Mussolini era necessario
come arbitro come era stato a Monaco due anni prima. A questo proposito è
molto indicativo un esempio pratico: sul finire della guerra, nel 1945,
quando era praticamente certa la sconfitta dei tedeschi e la fine del
conflitto, alcuni paesi dichiararono guerra all'Asse, pur senza prendere
partecipazione diretta al conflitto, con il fine di partecipare alle
conferenze di pace ed alla fondazione dell'ONU. Tra questi il più importante
era la Turchia. Questo è paragonabile al momento ed ai motivi dell'entrata
in guerra dell'Italia, quando si credeva che la guerra fosse sul finire, con
la sconfitta della Francia ed il necessario venire a patti della Gran
Bretagna (patti che sarebbero stati sicuramente basati sull'eliminazione
dell'autarchia coloniale e del controllo britannico delle vie di commercio
mondiali). Ma invece come sappiamo la guerra continuò, probabilmente a causa
della resistenza britannica ad accondiscendere questo tipo di patti. Ed il
paragone è come se, nel 1945 la Turchia, una volta dichiarata la guerra, la
Germania avesse contrattaccato ed il conflitto fosse durato ad oltranza
coinvolgendovi direttamente anche la Turchia. Ma come sappiamo, il cadavere
di Mehmehti IV non fu appeso ad un distributore di benzina di Istanbul.

"Le guerre diventano popolari soltanto quando si vincono" (Mussolini Benito
al direttorio del PNF, 17 aprile 1943)

Quindi Mussolini accettando avallava la consapevolezza che la guerra poteva
finire solo se Churchill avesse voluto[1]. Sintomatico è che il primo ordine
di Mussolini fu quello di "non attaccare per primi", un ordine veramente
atipico per l'esercito di un paese che ha egli stesso preso l'iniziativa di
dichiarare la guerra. un ordine, tra l'altro, che smentisce la famigerata
frase "ho bisogno di qualche centinaio di morti per sedermi al tavolo della
pace", la prima di una serie di affermazioni completamente bizzarre ed
inverosimili affibbiategli arbitrariamente in modo postumo[2]. Si consideri
di esse come prototipo l'assurda "Signori, voi avete provocato la crisi del
regime".

Si tenga però presente che la guerra dell'Italia contro la Gran Bretagna
aveva dei motivi, anche etici, ben chiari e definiti: una guerra per l'
indipendenza economica. E la sua dichiarazione non avvenne il 10 giugno
1940, ma l'anno precedente quando il governo italiano non poté più tenere
segreta l'esistenza di petrolio nello "scatolone di sabbia"; quello fu il
momento in cui Mussolini scelse la "pistola". Ed a questa indipendenza
economica i primi ad esserne interessati erano proprio i poteri economici
italiani, perlomeno quelli non direttamente sottoposti ad ubbidienza alla
massoneria internazionale. Come Mussolini aveva specificato in più di un
discorso, l'importanza data dall'Italia in quegli anni alla libertà di
commercio era molto sentita. Questa libertà di commercio era vincolata dal
sempre possibile ricatto del blocco dei commerci italiani col resto del mond
o tramite il controllo britannico degli accessi al mar Mediterraneo
(Gibilterra e Suez), e del punto-cardine Malta. La strategia geopolitica
britannica difatti non stava tanto nel controllo territoriale effettivo, ma
dei vari punti chiave del globo (Città del Capo, isole Falkland, Singapore,
Aden, ecc), che da secoli gli consentiva di mantenere sull'intero pianeta un
ampio controllo dei commerci. Dato che questa minaccia all'Italia si era
concretizzata effettivamente nel 1936, con le sanzioni a causa della guerra
in Abissinia, appariva impellente per l'economia italiana la ricerca di una
soluzione definitiva a tale condizione, che la liberasse da quella
soggezione alla quale doveva perennemente sottostare sotto la minaccia di un
blocco.
Strana appare quindi la contrarietà (seppure intempestiva, in verità) dei
comunisti a quella guerra, se si considera che essi sono solitamente
favorevoli a qualunque guerra per l'indipendenza dei popoli. e difatti,
prima che essa fosse persa, non ne erano certo contrari, come dimostra il
fatto non casuale che l'apertura a Mussolini avvenne nel 1936, proprio
durante il periodo dell'attuazione del ricatto economico britannico. Ed
altre conferme arrivano ad esempio dall'inaspettato (ed altrimenti
incomprensibile) sostegno morale giunto dall'ultra-economicista Benedetto
Croce nel 1936.
A completare il risorgimento mancava effettivamente qualcosa, dopo la
"redenzione" di Trento e Trieste: mancava l'indipendenza economica dalla
Gran Bretagna. La seconda guerra mondiale fu veramente una quinta guerra di
indipendenza come dissero i partigiani. Ma a differenza di quanto loro sono
convinti, fu perduta. Contro gli inglesi, non contro i tedeschi.

Mussolini fu quindi tradito da Churchill? Più realisticamente i fatti vanno
inseriti nell'ambito dell'antagonismo politico tra Churchill e Chamberlain,
o meglio, tra diverse logge massoniche. Dal canto suo, Mussolini, ovviamente
conscio degli ostacoli, aveva perseguito per 20 anni il suo progetto
recondito, iniziando con lo sciogliere il maggior ostacolo: la massoneria;
fino al 25 luglio 1943, quando per quelle forze arrivò l'occasione di
sbarazzarsi di lui grazie al pianificato andamento negativo della guerra, la
quale come è noto è stata caratterizzata da appositi ed in apparenza assurdi
piccoli e grandi sabotaggi economico-logistici, certamente dietro
coordinamento della massoneria risvegliatasi dal "sonno" nel quale Mussolini
l'aveva messa nel 1925. Erano praticamente all'ordine del giorno ricezioni
di pacchi di giornali vecchi al posto di munizioni, e di acqua sporca al
posto di benzina.

"Tu domanderai perché non si identificano e puniscono i colpevoli. Ma quando
ho cercato di farlo, mi sono trovato di fronte una muraglia impenetrabile"
(Benito Mussolini, da "Duce! Duce!", Richard Collier, pagina 235)

Quella muraglia erano i tentacoli dell'organizzazione massonica.
L'unico episodio di punizione riguardò un comandante sul fronte jugoslavo,
che dietro alle rimostranze della truppa rispose candidamente "non sapete
che dobbiamo perdere la guerra se vogliamo liberarci del fascismo?"[1].
Questo mette il sigillo su chi aveva i veri motivi a dichiarare la guerra,
perlopiù al fianco di Hitler. Come se non bastasse la rimanente miriade di
evidenti indizi, come il fatto che il Re d'Italia tenesse i suoi risparmi in
una banca inglese, in un conto che durante tutta la guerra non fu toccato.


Ciò che rese ad essi impellente far cadere Mussolini non fu l'invasione
della Sicilia come leggenda vuole. Anzi la massoneria stessa ne covava
desiderio, e la agevolò tramite la sua associata siciliana nota come "mafia"
. Ciò che rendeva impellente la caduta del fascismo era la pressione che
Mussolini (sostenuto in questo da Tojo) faceva negli ambienti tedeschi per
organizzare una pace separata con l'Urss[1]. Dopo la quale ovviamente tutti
gli altri nemici sarebbero venuti a patti più celermente ed
accondiscentemente, rinunciando all'incomprensibile pretesa della resa
incondizionata; cosa che avrebbe però mandato a monte parte dei progetti
massonici. Il 25 luglio 1943 gli italiani esultarono la caduta di Mussolini
come la fine della guerra. Se solo avessero potuto sapere che stavano invece
esultando per la continuazione di una guerra che Mussolini avrebbe invece
fatto finire al più presto. Osannarono proprio quelli che avevano l'
interesse ed il proposito di farla non solo continuare, ma addirittura
degenerare anche per ingigantire le "colpe" affibbiabili allo speaker[2] che
l'aveva annunciata alla radio. Incomprensibile è come essi, pur dichiarando
di agire per il bene della nazione, permisero nel lasso di tempo successivo
di lasciar affluire liberamente i tedeschi nella penisola. Evidentemente lo
scopo iniziale dei veri autori del colpo di Stato del 25 luglio non era il
successivo armistizio poi verificatosi, ma essi stessi dovettero
accondiscendervi davanti alle sopravvenute esigenze internazionali (la
pressione diplomatica sovietica soprattutto).
Nessuno che si chieda il perché del trattamento eccessivamente bonario dei
vincitori verso i vinti. Non ci fu alcuna "pastoralizzazione"[3]; le colpe
furono tutte addossate a dei simbolici capri espiatori. Forse per tenere
buoni i, sicuramente molti, che, chi più chi meno, erano consci del senso di
quanto in realtà era accaduto tra il 1939 ed il 1945?

"In politica nulla accade a caso. Ogni qualvolta sopravviene un avvenimento
si può star certi che esso era stato previsto per svolgersi in quel modo"
(Franklin Delano Roosvelt)


Fin dalla fine del 1942 i giornali stranieri davano per imminente un colpo
di Stato contro Mussolini[1]. Grandi stesso ammise di averne progettati nel
maggio 1941 e nel novembre 1942[2].
Mussolini, accortosi delle trame che per prima cosa gli impedivano di
svincolarsi da Hitler, decise di "scatenare la terza ondata contro quel
mezzo milione di vigliacchi borghesi che si annidano nel paese" che aveva
già promesso in un discorso del 25 ottobre 1938.
Un "25 luglio" infatti fu già cospirato il 19 ottobre del 1939 e quasi dagli
stessi personaggi del successivo '43: Grandi, il Re, il principe Umberto,
Italo Balbo[3]; ma non è noto a cosa fosse finalizzato: ad evitare la
partecipazione alla guerra o a favorirla? Al fianco dei tedeschi o dei
franco-britannici? Nessuna di queste opzioni è così scontata come potrebbe
sembrare.

Anche se ufficialmente proibita, la massoneria non è composta di automi, ma
di persone, e queste persone comunque esistono, pensano, complottano, ed
operano, secondo la loro natura "arrivista". E grazie a questa ragnatela
sono in grado di manipolare il corso degli eventi. Quando il punto di
riferimento di tali complottisti, la monarchia, fuggì, l'8 settembre 1943,
sembrò arrivato il momento di rispolverare il fin'allora disatteso programma
di S. Sepolcro.

"Il lurido tradimento Re-Badoglio che ha trascinato purtroppo nella rovina e
nel disonore l'Italia, vi ha però liberato di tutti i componenti
pluto-monarchici del '22. Oggi la strada è libera e a mio giudizio si può
percorrere sino al traguardo socialista" (Nicola Bombacci in una lettera a
Mussolini, 11 ottobre 1943, da "Fascisti immaginari", pag. 176)

Ma invece a causa della situazione bellica e dell'occupazione tedesca,
Mussolini continuava ad avere una limitata libertà di azione, dovendo di
conseguenza edulcorare dai propositi più "scomodi" la "Carta di Verona" ed
il decreto-legge sulla Socializzazione, in particolare senza fare alcun
accenno a democrazia organica e fiscalità monetaria. Ma il sasso nello
stagno era gettato. Questo non poteva essere lasciato passare impunito dalle
forze reazionarie che non volevano mollare l'osso. Proprio per questo
Mussolini fu poi definitivamente abbattuto da queste residue ma pur sempre
potenti forze contrarie al cambiamento, prima di riuscire a dare il via
perfino alla versione edulcorata della Socializzazione. Da parte dei gruppi
industriali, finanziari, e sindacali si voleva difatti evitare di trovarsi
tra le mani una tale sicura "patata bollente" una volta giunti al potere.
Nicola Bombacci si rivelò profetico: "Il socialismo non lo realizzerà
Stalin, ma Mussolini, che è socialista anche se per vent'anni è stato
ostacolato dalla borghesia che poi lo ha tradito. Ma ora il Duce si è
liberato di tutti i traditori e ha bisogno di voi lavoratori per creare lo
Stato proletario. Presto tutte le fabbriche saranno socializzate e sarà
anche esaminato il problema della terra e della casa perché tutti i
lavoratori devono avere la loro terra e la loro casa. Queste sono conquiste
che comunque vada non devono andare perdute".

Insistenti furono le loro pressioni su Karl Wolf (comandante tedesco in
Italia) dagli organizzatori dell'"operazione Sunrise" affinché la RSI fosse
sciolta prima dell'applicazione effettiva di quella socializzazione. Come
desiderato, ironia della sorte proprio il giorno stabilito per l'entrata in
vigore della legge sulla socializzazione, 21 aprile 1945, i tedeschi
iniziano la ritirata e gli americani sfondano la "linea gotica", avviando la
caduta in pochi giorni della Repubblica Sociale Italiana senza colpo ferire,
nonostante avesse ancora notevoli capacità di resistenza dovute alle
caratteristiche geo-morfologiche del nord Italia. L'apporto dato dai
partigiani alla caduta della RSI fu del tutto inesistente, e nonostante essi
siano convinti del contrario, il precedente proclama del generale americano
Alexander è sintomatico a tal proposito. Regolarmente, ogni volta che i
tedeschi smobilitavano, i partigiani uscivano fuori dai nascondigli,
"insorgevano" come usano dire, sparando alle spalle delle ultime
retroguardie dei genieri. Questi sono i fatti, non le "leggende". Quello che
successe a Pedescala è d'esempio.
Fatalità, il primissimo atto politico del CLN nel nord Italia fu proprio l'
abrogazione del decreto-legge sulla socializzazione, il giorno stesso della
caduta ufficiale della RSI, 25 aprile 1945. Tutto questo getta
inevitabilmente luci "oscure" sulle vere motivazioni della cosiddetta
"insurrezione", e sul grado di considerazione dato dagli antifascisti a quel
decreto-legge

«In molte province si sta verificando il fenomeno di industriali i quali
sono i sovvenzionatori di questa ripresa sovversiva delle bande di Lenin,
sovvenzionatori di queste bande di ribelli» (Alessandro Pavolini al
congresso di Verona, 1943)

La breve vita della RSI fu travagliata da numerosi scioperi dei lavoratori,
caso forse unico nella storia del mondo, fomentati dai padroni stessi. Ma
non tutti i proletari si lasciarono ciecamente ingannare e strumentalizzare:
ad esempio il citato comunista Nicola Bombacci sostenne la RSI senza mai
rinnegare il suo comunismo. Anche altri antifascisti, accortisi degli strani
connubi e delle subdole manovre che con sospetta eterogenesi dei fini si
opponevano alla RSI, si schierarono in difesa di questa. Essi si riunirono
in un loro partito, il "partito repubblicano socialista italiano", guidato
dal filosofo Edmondo Cione.

"La socializzazione altro non è se non la realizzazione italiana, umana,
nostra, effettuabile del socialismo" (Benito Mussolini, Corriere della Sera,
15 ottobre 1944, da "Fascisti immaginari", pagina 115)

Gli autentici propositi di Mussolini ci appaiono oggi con sempre maggior
nitidezza. Non è un caso che avesse affidato l'economia italiana ad Alberto
Beneduce, sulle cui idee politiche sono esemplari i nomi che dette alle
figlie: Idea Nuova Socialista, Vittoria Proletaria, Italia Libera. Non è un
caso che il partito più astiosamente avverso al fascismo, il "partito d'
azione", fosse espressione diretta delle forze economicistiche
ultra-liberal-capitaliste che avevano il loro riferimento culturale in
Benedetto Croce[1]; non è un caso che nelle dittature di destra i partiti
fascisti fossero perseguitati (perfino in Giappone[2] e Spagna[3], checché
se ne voglia dire); non è un caso che obiettivo primario del CLN negli
attentati non erano i fascisti estremisti, ma quelli aperti al dialogo coi
comunisti[4]; non è un caso che per la prima volta nella storia italiana al
potere assursero col fascismo persone di estrazione sociale popolare; non è
un caso che la mafia aiutò gli invasori ad occupare la Sicilia; non è un
caso che dopo la guerra alcuni fascisti si schierarono col PCI. Non ultimo,
e questo sarà dimostrato dalle trame oscure che percorreranno gli eventi del
nostro paese nei decenni seguenti, loschi personaggi come Michele Sindona si
ritrovarono più o meno indirettamente coinvolti, dopo lo sbarco siciliano
delle truppe alleate, in traffici illeciti atti ad impiantare nuovamente
quella cupola mafiosa fortemente penalizzata e quasi del tutto estirpata,
durante il ventennio. La cosiddetta "Pizza Connection", che in tempi
sospetti, avrebbe successivamente coinvolto anche Stato Laico e Vaticano,
influenzerà non poco quell'egemonia occidentalista dell'Italia del
Dopoguerra. Sintomatico è stato il destino di colui[5] che a Sigonella, nell
'ultimo rigurgito di sovranità nazionale, cercò di opporsi ai diktat
americani. Il paragone con Mohammad Mossadeq viene spontaneo.


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Per identificare i motivi di questi eventi "imprevedibili" basta analizzare
le cause delle cosiddette "crisi economiche". Ma si deve guardare la luna,
non il dito. Così come nella "grande depressione" del 1873-95, le cause
principali vanno sicuramente addebitate ai dazi doganali, ma soprattutto ai
motivi che li avevano fatti introdurre. Alcuni stati producevano beni in
surplus che però importatori di altri stati non potevano acquistare a causa
dei dazi che venivano imposti dai produttori interni per non vedere
diminuito il valore dei propri prodotti. Contrariamente ad ogni logica
economica sul "vantaggio comparato". Ogni ambiente ha un vantaggio rispetto
ad altri nella produzione di determinati beni. Ad esempio la pianura padana
ha un vantaggio nella produzione agricola se comparata all'Antartide.
Viceversa l'Antartide ha un vantaggio nella produzione di ghiaccio se
comparato alla pianura padana. Lo scambio delle rispettive produzioni in cui
sono avvantaggiati è efficiente nelle maggiori quantità reciprocamente
scambiabili rispetto ad una situazione di autoproduzione autarchica. Quindi
quando in un paese produttore di un dato bene questo raggiunge livelli di
saturazione (ovvero la parte azzurra del grafico di pagina ----) il suo
prezzo scende sotto un livello che non è più conveniente per il produttore
produrre e trasportare ("costo di opportunità"), se non trovando nuovi
mercati dove poter continuare a vendere a prezzi vantaggiosi. In assenza di
tali nuovi mercati la produzione pur mantenendo una potenziale produttività
ed una potenziale domanda, diminuisce o si ferma. Per fare un esempio
riguardo la crisi degli anni 1873-95 il grano è il bene ideale: negli Stati
Uniti vi era una sovrapproduzione di grano dovuta all'ampiezza degli spazi
coltivati estensivamente, alla bassa densità di popolazione, ed all'
introduzione del filo spinato. I progressi nei trasporti consentivano sempre
più l'esportazione per lunghe distanze cosicché grazie a questo suo
"vantaggio comparato" gli USA divennero esportatori di grano in Europa. L'
Europa di bocche da sfamare ne aveva e quindi acquistava il grano americano,
a prezzo più basso rispetto alla produzione locale. Ma ciò danneggiava i
proprietari terrieri europei, i quali imposero ai rispettivi governi i dazi
per gravare sulle importazioni dall'America. Quindi la responsabilità va
ricercata negli interessi particolari di un gruppo ristretto, in questo caso
la lobby dei grandi proprietari terrieri. Questa anomalia provocava un
risvolto noto come "fallimento del mercato" causato da uno "shock della
domanda" negativo, con le seguenti conseguenze: prezzi più alti in Europa e
quindi carenza di grano; eccedenza di grano in USA con conseguente abbandono
di terre coltivate e disoccupazione; mancato afflusso di beni dall'Europa
all'America (coi quali veniva pagato il grano); tali beni potevano essere
prodotti industriali o minerari o beni di lusso o servizi svolti dagli
immigrati; mancato afflusso di rimesse in Europa dagli immigrati disoccupati
in America.
In pratica una "forzatura del risparmio", che come abbiamo visto nel modello
faraonico provoca solo diminuzione del PIL. Come risultato della
riallocazione del consumo e delle vendite la produzione in surplus
diminuisce; al popolo europeo viene a mancare il nutrimento a basso prezzo;
ai grandi coltivatori americani vengono a mancare quei beni "indotti" ma che
erano l'incentivo alla produttività agricola; i coltivatori americani più
piccoli e i dipendenti restano senza lavoro; i superflui beni "indotti" che
restano in Europa vanno alle classi agiate (anche agricole) locali, che li
possono acquistare a prezzo più basso rispetto al prezzo che pagherebbero
contro una concorrenza americana; i produttori europei di questi beni
superflui vedono quindi anch'essi ridotte le loro entrate oppure falliscono
o rischiano il licenziamento se dipendenti; stesso discorso per il settore
indotto (trasportatori, dettaglianti); gli emigrati europei in America
diventano disoccupati, e le loro rimesse vengono a mancare in Europa. Come
si vede questo circolo vizioso nuoce a tutti fuorché a una ristretta
minoranza. Ma in una visione macroeconomica più ampia nuoce anche a questa
cieca minoranza, nella crisi economica generale. Questo stesso circolo
vizioso che causò la crisi del 1873-95 è la causa principale pure di quella
del 1929, ma con modalità differenti.
La crisi del 1873-95 aveva trovato soluzione con il colonialismo, grazie al
quale si erano aperti nuovi mercati nei quali si poteva dirigere il
commercio, ogni nazione nelle sue colonie le quali erano precluse al
commercio con altre nazioni sempre tramite i dazi. In questo modo gli stati
europei potevano ricevere il grano americano senza gravare sui coltivatori
locali grazie alle conseguenze dello "shock della domanda" positivo. Così
quella che fu la soluzione alla crisi del 1873-95 divenne la causa di quella
del 1929. La conferma di questo è il crollo dei prezzi (deflazione) avvenuto
dopo il 1929. Questo perché a un certo punto anche i mercati coloniali
arrivarono a un punto di saturazione (e in questo contesto come mercati
coloniali dobbiamo riconoscere come parzialmente tali anche il Sudamerica,
la Cina, ed il Giappone, nei confronti degli Stati Uniti), quindi in assenza
di una impossibile diversificazione di produzioni quello che, ad esempio, l'
Inghilterra vendeva all'India non poteva venderlo al Marocco, e nemmeno
acquistare. Viceversa la Francia poteva commerciare con il Marocco ma non
con l'India. O se volevano dovevano farlo secondo i prezzi imposti dalla
potenza coloniale e tramite essa, certamente più alti a causa dei dazi;
questo gli consentiva di tenere al cappio tutte le nazioni indipendenti
prive di colonie rilevanti (quindi anche l'Italia). Ed i prodotti di Marocco
e India non sono gli stessi: ognuno di essi ha un "vantaggio comparato"
nella produzione di determinati beni. Quindi a causa di questo stallo
commerciale si ritornò alla situazione del 1873-95, nella quale si poteva
produrre ma non si vendeva e se si vendeva si doveva vendere a prezzi tanto
bassi da dover abbandonare la produzione od il trasporto; mentre i prodotti
da comprare avevano prezzi talmente alti da non poterseli permettere. Quindi
forzatura del risparmio a causa dello spostamento verso il basso della
"funzione di consumo aggregato" con ripercussione negativa sul "PIL di
equilibrio reddito/spesa", e quindi diminuzione della "spesa aggregata
programmata" ed accumulo di scorte, che per "aggiustamento" provoca
recessione. Tutto a causa dei dazi doganali, un "costo aggiuntivo" imposto
fittiziamente alle merci con l'unico scopo di salvaguardare gli interessi
particolari di una ristretta minoranza, che portava di conseguenza a
combattere una guerra commerciale tra nazioni. Guerra che da commerciale era
divenuta militare negli anni 1914-18, addirittura riavvicinando le due
nazioni nemiche storiche per antonomasia, Gran Bretagna e Francia, e il cui
risultato (l'eliminazione di un forte concorrente, Germania, che, essendosi
sganciato dalle crescenti logiche globalizzatrici, ostacolava l'oligopolismo
ritenuto essenziale da Gran Bretagna e Francia per poter tenere alti i loro
prezzi sui mercati internazionali[1]) aveva ridato "ossigeno" al sistema
economico coloniale per qualche anno "ruggente" in più, fino al 1929
appunto. Senza la Prima Guerra Mondiale la crisi non sarebbe iniziata nel
1929, ma molto prima, probabilmente a partire dal 1914 stesso in continuità
con la recessione iniziata nel 1907. Per questo è esatto dire che è stata la
prima guerra mondiale (come apoteosi dei guasti derivati della deviazione
dell'economia) a risvegliare gli ideali distributisti.
"Nel 1925, ricomincerà la lotta per la conquista dei mercati. Credete voi
che ci possiamo trastullare con dei giocattoli ad uso interno, quando domani
possiamo essere di fronte a delle prove in cui si deciderà se saremo vivi o
no, se diventeremo colonia o resteremo grande potenza?" (Benito Mussolini
all'associazione costituzionale, 4 ottobre 1924)
Se qualche anno prima si era posto rimedio all'imminente crisi con la
guerra, nel 1929 una tale soluzione non si vedeva praticabile nell'
imminenza. Ma una volta iniziata la crisi la consueta soluzione venne
spasmodicamente favorita, fino a raggiungerla, avendovi trovato nella
Germania revanscista il "mezzo" ideale, con la seconda guerra mondiale, che
come risultato previsto aprì i mercati coloniali a tutte le nazioni in vista
della futura e auspicata indipendenza di tutte le colonie. Con i nuovi
accordi economici internazionali (Bretton Woods, piano Marshall, ecc) ai
quali gli stati "riconoscenti" dovettero obbedire.

"Gli spettacoli della piccola Vicky salvarono l'America dalla grande
depressione" - "Dimentichi la seconda guerra mondiale" (tratto da "Ultimo
tiptap a Springfield", da I Simpson)

Secondo questa analisi, l'effettiva causa della seconda guerra mondiale
sarebbe da ricercare nella volontà del capitalismo internazionale espresso
nella massoneria di provocare uno scossone planetario che portasse ad un
rivoluzionamento del sistema geopolitico globale, soprattutto all'
eliminazione degli imperi coloniali ed in generale ad un'unificazione dell'
economia globale in un sistema neo-colonialistico sull'allora sperimentato
modello sudamericano. Scopo che, almeno inizialmente, sarebbe stato
raggiunto in ogni caso, qualunque fosse stato il vincitore, come dimostrano
anche l'impostazione prettamente neocolonialista data dal Giappone nei
territori da esso occupati, la rinuncia della Germania a riottenere le sue
vecchie colonie, la definizione italiana di quella come una sua "guerra
contro le nazioni affamatrici dei popoli e detentrici di tutto l'oro del
pianeta", e lo schieramento a favore dell'Asse da parte di tutti i movimenti
indipendentisti mondiali e, perlomeno fino a quando le sorti del conflitto
rimasero in bilico, della maggior parte delle nazioni neutrali. Usa
compresi, checché oggi se ne voglia dire, i quali avevano in comune con l'
Italia il non secondario scopo di eliminare il controllo britannico del
commercio mondiale e l'autarchia coloniale tipicamente francese.

« "...A proposito... hai sentito? Dicono che sia entrata in guerra anche l'
America..." - "Con noi?" - "Contro di noi, caro mio!" » (Roberto Mieville,
"Un racconto della guerra perduta")


La seconda guerra mondiale non può nemmeno essere vista totalmente come una
guerra politica tra fascismo ed antifascismo, in quanto in alcuni paesi
(Francia, Belgio, Danimarca) partiti democratici accettarono di collaborare
coi tedeschi, mentre in altri (Polonia, Lettonia, Bulgaria) i principali
partiti fascisti si schierarono con la resistenza antinazista. Anche in
Giappone i due piccoli partiti fascisti erano fortemente avversi al governo
ed alla guerra. Gli stessi schieramenti ufficiali erano visibilmente assai
labili. Agli inizi della guerra e fin ben dopo la sconfitta francese gli Usa
erano stati risoluti nel dichiarare che era del tutto sbagliato posizionarli
nel campo anglo-francese. La Russia come abbiamo visto solo per un pelo non
aderì al "patto d'acciaio". Il bombardamento di Mers-el-Kebir attuato contro
gli ex-alleati francesi rivelò al mondo la vera faccia dei britannici. La
popolarità della "guerra antifascista" risulta smentita da un episodio ben
definito: quando gli inglesi occuparono la Siria ed il Libano, solo 6.000
francesi su 31.000 optarono per schierarsi con gli Alleati, mentre i
restanti 25.000 preferirono la prigionia.
Esemplare è anche che nei campi di concentramento tedeschi i prigionieri
inglesi e polacchi dovevano stare separati, in quanto i polacchi accusavano
gli inglesi di averli spinti alla guerra e poi abbandonati a sé stessi[1].
Ulteriormente indicativo è come gli inglesi pur avendo dichiarato guerra
alla Germania, inspiegabilmente non fecero lo stesso verso l'altro
aggressore, l'Urss; mentre contro esso, in aiuto della Finlandia, corse,
ebbene si, proprio l'"alleato" tedesco, l'Italia[2]! In quei giorni
Mussolini arrivò perfino a considerare l'ipotesi di affiancarsi a Francia e
Gran Bretagna contro la Germania. E' lecito porsi la domanda: cosa lo fece
desistere da ciò? Forse il "tintinnio di sciabole" noto come "golpe delle
barbette"[3]? Dopo aver rifiutato di dare aiuto alla Cecoslovacchia,
Chamberlain si impegnò ad intervenire in difesa di un paese persecutore di
ebrei, e che aveva collaborato con Hitler nello smembramento della
Cecoslovacchia. La Francia e l'Inghilterra ritenevano che un loro
irrigidimento nella questione cecoslovacca avrebbe provocato subito la
guerra contro la Germania, guerra che le avrebbe definitivamente indebolite
anche se l'avessero vinta. Ma per difendere la Polonia abbandonarono questa
logica. Perché? La Polonia in quegli anni non era quella inerme nazione che
viene dipinta dalla storiografia ufficiale, ma era un paese fortemente
antisemita nel quale i pogrom erano quasi all'ordine del giorno; era un
paese nato da una guerra che aveva lasciato il paese carico di nazionalismo
ed anticomunismo e di una sorta di "grandeur" sul modello francese, e, fino
al 1º settembre 1939, sicura di poter arrivare a Berlino in pochi giorni,
nonché di prendersi la rivincita della guerra sovietico-polacca del 1919-21.
Secondo alcuni storici l'intenzione della Polonia in quegli anni era quella
di sfruttare la sua posizione nell'ambito di una plausibile alleanza
anglo-tedesca anticomunista con lo scopo recondito di conquistare l'Ucraina,
sulla base di vaghi accordi del trattato di Brest-Litovsk tra Russia e
Germania del 1917. La Germania però, per aderire a tale progetto, chiedeva l
'annessione di Danzica, cosa che la Polonia rifiutò, sostenuta dall'
Inghilterra. In questo "ingolosimento" potrebbe essere insito il motivo
scatenante dell'attacco tedesco alla Polonia? Si considerino prima di tutto
i maneggi che precedettero il settembre 1939: il 31 marzo la Gran Bretagna
garantisce il sostegno a Polonia e Romania (un accordo analogo esisteva già
con la Turchia); il 6 aprile lo specifica ulteriormente ma stavolta alla
sola Polonia; il 28 vengono alla luce gli accordi segreti presi in quel
lasso tra Gran Bretagna e Germania; l'11 agosto una missione diplomatica
anglo-francese è a Mosca; il 23 viene firmato il patto Molotov-Ribbentrop.
Non si scordi un altro particolare importante: gli ebrei polacchi accolsero
inizialmente gli invasori tedeschi come loro liberatori[4]. Questo perché lo
Stato polacco era ferocemente antisemita ed i pogrom erano all'ordine del
giorno, praticati con sempre maggior frequenza dopo la crisi del '29 che
aveva avviato una "guerra sociale" nella quale non poteva rimetterci altri
che la minoranza più ricca e rilevante (in Polonia gli ebrei rappresentavano
ben il 10% della popolazione), per raggiungere il culmine (250.000 vittime)
prima e durante l'invasione tedesca (dato che i polacchi ritenevano gli
ebrei responsabili dell'istigazione di quell'invasione); stesso discorso
valido per gli ebrei dell'Ucraina nell'estate del 1941. La localizzazione
dei campi di concentramento attorno al "governatorato generale" avrebbe
voluto originare uno stato polacco a conduzione ebraica? Per questo Hitler
non prese in considerazione l'ipotesi italiana di trasferirli in Etiopia? Ed
aveva realmente intenzione di trasferirli in Madagascar? A dare un senso è
esemplare il parere favorevole espresso (seppur in fondo ingenuo) dai
giapponesi quando nel 1934 ai confini con il Manchukuo fu fondato da Stalin
l'oblast ebraico: "ben vengano gli ebrei, sono creatori di ricchezza". Sulle
reali intenzioni hitleriane è sintomatica anche l'esperienza di Anna Frank:
fu deportata ad Auschwitz, ma quando quel campo fu raggiunto dai sovietici
essa fu trasferita in un campo interno alla Germania, Bergen Belsen[5]. Uno
Stato oramai sull'orlo della disfatta, con le infrastrutture devastate, si
poteva permettere il lusso di impiegare preziosi treni per portare al salvo
"inutili" prigionieri? Evidentemente Hitler per primo non li considerava
affatto inutili. Come si può quindi conciliare il comprovato trattamento di
favore ricevuto da Anna Frank con un presunto proposito di eliminare
appositamente il popolo di cui faceva parte? La logica e le testimonianze
VERE appaiono rivelatrici. Ma lo scopo di questo libro non è impelagarsi
mettendo la mano in quell'alveare di cui non ci azzardiamo ad osare nemmeno
fare il nome.
Tornando alla Gran Bretagna, per dare un senso agli eventi si deve tener
conto che il potere in essa non era un blocco monolitico, ma la sua politica
era divisa in due fazioni ben distinte: quella di Churchill anti-tedesca e
filo-russa; quella di Chamberlain filo-tedesca ed anti-russa. Per cui quelle
che a prima vista potrebbero sembrare incongruenze nella condotta
diplomatica britannica erano piuttosto determinate da queste diatribe
interne. L'evento che fece pendere definitivamente la bilancia del potere
verso la fazione di Churchill fu la pace conclusa tra Urss e Finlandia (e
non la perdita della Norvegia!). Per mantenere questo equilibrio la
paventata "operazione leone marino" fu determinante, e lo stesso Churchill
chiese ad Hitler (tramite l'ambasciatore svedese) di bombardare Londra[6].
Dalle biografie di De Gaulle si intuisce anche il sospetto che inizialmente
la seconda guerra mondiale in realtà sia stata anche una guerra contro la
Francia da parte della Gran Bretagna, utilizzando la Germania come un
burattino. Ed a loro volta a "stimolare" in tal senso sarebbero stati anche
gli Stati Uniti, i quali non a caso sono stati la prima nazione a
riconoscere il governo Petain. Esemplare è la frecciata di De Gaulle alla
moglie di Churchill: «I francesi sarebbero più contenti di cannoneggiare gli
inglesi, che i tedeschi»[7].
Ma gli Stati Uniti, che erano già da tempo in guerra commerciale col
Giappone per via degli interessi divergenti nella "neocolonia Cina",
provocarono in ogni modo per subire un "casus belli" in modo da poter
entrare impudentemente in guerra. Pur prevedendo l'attacco di Pearl Harbor
non fecero nulla per evitarlo, unico modo "democratico" (tipico degli USA
nordisti, dal prototipo "esplosione del Maine[8]" all'"11 settembre 2001"
[9]) per convincere l'opinione pubblica ad approvare l'entrata in
guerra[10]. Stavolta furono i britannici ad essere scornati, tanto che
cercarono subito di pacificarsi col Giappone; questo da l'idea di quanto i
britannici stessi potessero auspicare l'ingresso degli Usa nella guerra. L'
ostinazione americana (alla quale i britannici poi si accodarono) di puntare
unicamente ad un'immotivata resa incondizionata aveva il solo risultato di
prolungare ad oltranza la guerra, con vivo disappunto di Stalin che sarebbe
stato favorevole ad una pace immediata seppur condizionata. Davanti a questo
accanimento americano altro motivo non si vede se non la volontà di
prolungare appositamente il corso del conflitto, desiderio evidentemente
condiviso guarda caso anche da Hitler.
Le nazioni fasciste non furono le sole sconfitte. Francia ed Inghilterra
uscirono prostrate dalla guerra ed avendo dovuto venire a patti con gli
Stati Uniti gli erano profondamente debitrici. Poco a poco i loro imperi
coloniali si sfaldarono, come avevano desiderato gli Stati Uniti. In
definitiva, l'Europa intera uscì sconfitta dalla seconda guerra mondiale,
assegnata dalla conferenza di Yalta per metà agli Stati Uniti, e per metà
all'Urss, divisa da una cortina di ferro. I vincitori furono questi due, e
quindi il capitalismo, ma soprattutto il comunismo, che si vide espandere in
mezza Europa e poi in Cina. Gli sconfitti furono non solo l'Europa, ma tutto
il resto del mondo, che negli anni a venire rimarrà in balìa delle dispute
tra i due vincitori sfociate nella guerra fredda e nelle guerre
neocolonialiste, tragedie belliche, sociali, e umane che ne sono scaturite
fino ad oggi. Lo scontro Usa-Urss iniziò ancor prima della fine della
guerra, con la guerra civile greca.

Tali tesi sono sostenute sia in virtù degli avvenimenti che precedettero la
guerra partendo dalla crisi del 1929, sia da quelli che la seguirono, la
decolonizzazione in primis[11]. Anche l'italiana guerra d'Etiopia fu
tollerata, se non fomentata, con lo scopo di instillare nell'opinione
pubblica mondiale un moto di opposizione al sistema colonialistico, come
dimostra il consenso internazionale alle sanzioni. Sintomatica è l'enfasi
con la quale Re Vittorio Emanuele III diede a Mussolini l'autorizzazione
alla "campagna d'Etiopia": "Duce, vada avanti, ci sono io alle sue spalle.
Avanti le dico."[12]. Ovvero tradotto in altre parole: "abbiamo l'
autorizzazione della massoneria internazionale". Per quale motivo la
massoneria permetteva un azione contraria ai suoi interessi? Forse perché
per qualche recondito motivo, ciò andava a favore dei suoi interessi. Come
nel caso della guerra di Spagna, dopotutto, in quanto, ovviamente checché ne
dica Hollywood, l'interesse britannico ed americano non stava certo nella
vittoria dei comunisti (e conferma ne è implicitamente proprio il fatto che
questi non abbiano vinto.). Da quell'esperienza i paesi liberaldemocratici
impararono che potevano manovrare le nazioni "canaglia" per fargli fare ciò
che essi non potevano permettersi, in questo caso per contrastare il
comunismo.
Il paragone col 10 giugno 1940 viene spontaneo.

Hitler non sarebbe stato altro che un burattino nelle mani di questi poteri
economici internazionali, i cui finanziamenti alla sua fazione continuarono
durante tutto il Terzo Reich (anche durante la guerra!) sostenendo l'
altrimenti inspiegabile crescita economica tedesca degli anni '30. Quando
alcuni generali si resero conto di ciò e decisero l'attentato a Hitler del
20 luglio 1944 per attuare il Piano Walküre, era ormai troppo tardi, e per
poter dare una spiegazione il più razionale possibile al tutto, non si può
pensare ad altro che all'ipotesi che Hitler doveva perlomeno avere dei santi
in paradiso. Se ne dovrebbe ricavare che il suo è veramente il "popolo
eletto"?

Oramai assodata dovrebbe essere l'evidenza che Hitler non avesse alcuna vera
intenzione di fare la guerra alla Gran Bretagna[13]; inspiegabile sarebbe
altrimenti la sua contrarietà il giorno in cui i giapponesi occuparono
Singapore[14]. Ripetute e continuate furono le sue proposte di pace nel
periodo tra la resa francese e l'avvio dell'"operazione leone marino[15]";
la quale fu solo una farsa, come conferma l'ammiraglio Canaris al capo del
SIM italiano Giacomo Carboni[16] in seguito alle preoccupanti note che
giungevano dalla base italiana a Bordeaux, che definivano l'operazione come
uno "specchio per le allodole". Il 14 settembre Hitler la annulla del tutto.
Il suo vero obiettivo (esortato dagli stessi britannici, secondo l'opinione
di Stalin[17]) era solamente la Russia. Ed ecco che dopo 69 anni troviamo
finalmente un plausibile motivo con cui poter dare un senso all'altrimenti
incomprensibile attacco italiano alla Grecia: il tentativo mussoliniano di
bloccare lo scellerato proposito hitleriano di aggredire l'Urss. Assodato è
che Mussolini disapprovasse fortemente un attacco all'Urss giunti a questo
punto, ovvero dopo la cessazione delle ostilità tra essa e la Finlandia
filo-italiana.

"Non aprite altri fronti, lo scongiurai, ma lui non volle darmi ascolto"
(Mussolini riferendosi ad Hitler riguardo l'attacco all'Urss, da "I dieci
mesi terribili", Duilio Susmei, Roma 1981)

I primi di dicembre 1940 Mussolini tentò addirittura un approccio di
alleanza con l'Urss, entusiasticamente accolto a Mosca. Il possesso della
Grecia sarebbe stato indispensabile nell'assicurare il collegamento
marittimo tra Italia ed Unione Sovietica attraverso il mar Nero, e
territoriale attraverso Bulgaria e Romania, le quali furono proprio al
centro di queste trattative italo-russe, fortemente avversate dalla Germania
che già si dimostrava interessata a quelle due nazioni balcaniche
secondariamente al suo scopo di conquista del territorio russo. Il 18
dicembre Hitler emana la "direttiva 21": la preparazione dell'"operazione
Barbarossa"[18]: il rischio di una guerra tra Italia e Germania giunge al
culmine, scongiurato solamente, guarda il caso, da una furente offensiva
britannica in nordafrica. Il 31 dicembre Molotov è a cena all'ambasciata
italiana a Mosca, ma il 15 gennaio Mussolini è costretto a troncare ogni
trattativa con l'Urss. Un particolare rende ancora più intricato il tutto:
la preparazione del corpo di spedizione italiano in Russia ("ARMIR") fu
ordinata il mese precedente all'inizio dell'"operazione Barbarossa"; questo
contrasta apertamente con quanto è risaputo, ovvero che il governo italiano
fu informato dell'operazione solo il 22 giugno, ad operazioni iniziate. l'
unica ipotesi che se ne può ricavare è che l'allestimento dell'ARMIR fosse
finalizzato a tutt'altro che al sostegno di un attacco tedesco, casomai il
contrario. Cosa poi gli fece capovolgere destinazione d'uso? Un'altra vana
promessa britannica? A chiarire definitivamente le intenzioni di Hitler
dovrebbe bastare l'episodio del volo di Rudolf Hess in Inghilterra, e le
motivazioni che alternativamente lo renderebbero incomprensibile: proporre
un alleanza anglo-tedesca contro l'Urss, in nome di un evidente convergenza
di interessi geopolitici (Gran Bretagna potenza marittima, Germania potenza
terrestre). In quel momento ciò implicitamente avrebbe significato il
conseguente rovesciamento dell'alleanza tedesca con l'Italia, e per l'Italia
l'inevitabile necessità di convergere accanto all'Urss contro gli
anglo-tedeschi. Quale senso dare all'assassinio di Trotsky in questo
contesto? Tutto questo può sembrare fantapolitica alla "Fatherland", ma
nella realtà solo per un pelo le cose non sono andate in questo modo. Solo
in seguito al rifiuto britannico con l'arresto di Hess, le cose andarono
come oggi sappiamo; e all'Italia fu scongiurata una posizione che l'avrebbe
sicuramente travolta immediatamente, ma come amara conseguenza essa non poté
più svincolarsi dalla Germania hitleriana. Si compì così definitivamente la
soluzione auspicata dai britannici a quello strascico diplomatico lasciato
aperto dalla prima guerra mondiale che era l'alleanza anti-Intesa nata dal
"trattato di Rapallo" del 1922 e sempre più rafforzata durante il "periodo
di Weimar" tra le due nazioni reiette Germania "debitrice insolvente" e
Russia bolscevica. Difatti la vera responsabilità del massacro di Katin[19]
fu negata dagli anglo-americani anche per un motivo secondario: essa
conferma il fatto che Stalin non si aspettava neanche lontanamente un
tradimento tedesco di quell'alleanza che pareva consolidata (altrimenti il
massacro sarebbe stato compiuto ben più addentro al territorio sovietico,
non a pochi km dal vecchio confine). Ma come abbiamo appreso fin'ora, la
prassi di Hitler esulava da ogni logica. Nonostante la contrarietà di tutto
lo "Stato maggiore" del Reich, Hitler diede l'ordine.

"Si è giocata una partita estremamente pericolosa e sconsiderata, che un
qualsiasi discepolo di Clausewitz non avrebbe certamente mai intrapreso"
(dalla relazione del generale Grazioli a Mussolini, 15 febbraio 1943, da
"Storia segreta del 25 luglio '43", pagina 25).

Dopo la "relazione Grazioli" il Duce decide il ritiro totale dell'Armir
dalla Russia, in previsione di una pace. La disponibilità di Stalin sarebbe
implicitamente confermata anche da un episodio oscuro, il discusso
bollettino n. 630 del comando supremo russo, che recitava tra l'altro
"soltanto il Corpo d'armata alpino deve ritenersi imbattuto sul suolo di
Russia", che nonostante sia oggi ritenuto falso, se fosse vero avrebbe senso
proprio inserito in questo contesto.

In Germania il fronte filo-russo era rappresentato da Reinhard Heydrich; il
29 maggio 1942 egli rimase vittima di un attentato i cui autori sono tuttora
sconosciuti. Un particolare davvero sospetto visto che nel dopoguerra
sarebbero stati sicuramente riconosciuti come dei benemeriti della loro
nazione[20]. Quella che si trattasse in realtà di emissari di Hitler è più
che un ipotesi, come fa intuire Eugen Dolmann nel suo libro di memorie "Roma
nazista".
In questo contesto di pressione italo-giapponese su Hitler vanno inseriti
molti fattori ai quali finora la storiografia ha dato un interpretazione
completamente stravolta, a cominciare dall'assenza di Stalin a Casablanca,
per non parlare dello scioglimento del "Comintern" nel ------1943. Quest'
ultimo non avvenne come leggenda vuole come atto di apertura verso gli
Alleati, ma verso gli stati dell'Asse! Altrimenti non si riesce ad
inquadrare la contemporanea sostituzione degli ambasciatori sovietici (di
origine ebraica) a Londra e Washington con due non ebrei. In previsione dell
'armistizio caldeggiato da tutti fuorché Roosevelt, Churchill, ed Hitler. A
questo punto ci possono essere ancora dubbi da chi fosse composta la cricca
beneficiaria diretta della devastazione in atto in Europa?
Il rifiuto di Hitler di accogliere Molotov a Feltre[21] mise la pietra
tombale sulla salvezza dell'Europa.
Dopo il fallimento dell'incontro di Feltre (durato 4 ore invece dei 4 giorni
previsti) l'unica possibilità rimasta per evitare la catastrofe era quella
che da mesi (se non anni) veniva supplicata da tutte le persone dotate di
buon senso di tutti i paesi dell'Asse (Germania compresa): un colpo di mano
di Mussolini contro Hitler, anche se fosse stato necessario l'uso della
forza.

"Il tedesco è quello che è, per cui marcerà fino in fondo. Ma tutti sono
fortemente preoccupati. Parlando privatamente, ognuno vi dice che Hitler è
un pazzo e che porterà il Reich verso un apocalittico bagno di sangue. Tutti
coloro con cui ho parlato, mi hanno scongiurato di far conoscere a Mussolini
come stanno realmente le cose. Il prestigio del Duce in Germania è immenso e
si ritiene che soltanto lui possa affrontare ed influenzare quel pericoloso
fanatico di Hitler. Ritengo che Mussolini dovrebbe puntare i piedi, ed
indirizzare lui la politica dell'Asse" (Heinz Heymann, agente dell'Abwehr in
Italia, a Tullio Cianetti, da "Memorie dal carcere di Verona", Tullio
Cianetti, Milano 1983)

Secondo il diario di Dolmann, nonostante l'obbligata defezione di Molotov,
lo svolgimento del convegno di Feltre sarebbe stato programmato ugualmente
finalizzato proprio a questo[22]. Ma Hitler, subodorato qualcosa, se ne
partì di tutta fretta, per andare a preparare la vendetta verso Mussolini.
Ad impedire una seconda occasione intervenne il colpo di Stato del 25
luglio, e la guerra continuò, come specificato dal nuovo presidente del
Consiglio Badoglio. E chi il 25 luglio, dopo la seduta del Gran Consiglio e
prima di recarsi dal Re, Mussolini chiamò in udienza urgente a palazzo
Venezia? L'ambasciatore giapponese[23]. Comunicandogli di riferire al suo
governo che il giorno 28 (giorno nel quale sarebbe stato presente a Roma
Hermann Goering, il designato nuovo Fuhrer), Mussolini avrebbe imposto ad
Hitler con le buone o le cattive l'armistizio con l'Unione Sovietica, forse
l'"ultimo treno" per avere la disponibilità di Stalin e salvare il
salvabile. Prova di ciò ne è anche l'insolito fervore in preda al panico
della sbigottita diplomazia britannica a Mosca ed a Stoccolma in quei
frangenti. Ma il momento di massimo attrito tra gli Alleati si ebbe dopo la
conferenza di Casablanca. Per esaudire le richieste di Stalin, Churchill
premette per un insensato sbarco in Italia (dopo aver abbandonato l'ancor
più assurdo proposito di sbarco in Grecia e Bulgaria, chiaramente
finalizzato non ad andare in aiuto dei russi, ma bensì di tagliargli la
strada), criticato come inutile dai più alti gradi americani e per questo
poi bollato come "guerra inutile" data l'evidente impossibilità di
raggiungere l'obiettivo principale (la Germania) attraverso la penisola e le
Alpi. Difatti la pianura padana sarà occupata solo simultaneamente alla
Germania, nel 1945, rendendo palese l'inutilità strategica dell'assurda
"campagna d'Italia"[24].


Se non bastasse tutto quanto appena letto, quale interpretazione dare alla
mancata presa di Malta e Gibilterra?

"L'ho sempre pensato! Sempre, sempre, sempre! Ma non mi hanno dato ascolto!"
(Hermann Goering chiaramente riferendosi ad Hitler sulla domanda sopra
esposta, da David Irving, "Goering il maresciallo del Reich", Milano 1989)

Eppure tutti sapevano che un modo esisteva per sconfiggere la Russia, uno
solo. Esso era stato pianificato dall'ammiraglio Raeder: la conquista dell'
Egitto, a cui sarebbe facilmente seguito il ricongiungimento lungo il mar
Rosso con l'Africa orientale italiana che avrebbe coperto le spalle ed
assicurato il collegamento marittimo con il Giappone e con i paesi
anti-britannici del golfo persico. A quel punto la Palestina non avrebbe
potuto resistere da sola, ed Aden e Cipro assediate non avrebbero più
rappresentato un pericolo; Iraq ed Iran, ferocemente
anti-antibritannici[25], avrebbero rappresentato una cintura attorno alle
repubbliche sovietiche abitate da islamici anti-comunisti[26], e l'Urss
sarebbe stata spacciata in un attacco da tutti questi fronti. Idem per l'
India britannica, dove grazie al prevedibile appoggio degli indipendentisti
indiani di Gandhi[27] e Bose[28] il congiungimento ivi tra le forze
giapponesi ed italo-tedesche sarebbe stato questione di tempo. Di fronte a
ciò gli Usa non si sarebbero più nemmeno azzardati a volersi immischiare. O
meglio: si sarebbero immischiati, ma dalla parte opposta; e la Storia
sarebbe stata scritta da altri vincitori. Ma i risultati sarebbero stati i
medesimi, in quanto lo scopo che ha determinato la seconda guerra mondiale
era l'eliminazione degli imperi coloniali. E sarebbe stato raggiunto in ogni
caso, visto che chi l'avrebbe determinato, gli Usa, si sarebbe schierato con
quella che ad un certo momento gli sarebbe parsa la "squadra vincente"[29].

«Quando comincia una guerra la prima vittima è sempre la verità. Quando la
guerra finisce le bugie dei vinti sono smascherate, quelle dei vincitori
diventano storia» (Arrigo Petacco, "La nostra guerra 1940-1945")

Il punto di partenza per realizzare il "piano Raeder" era l'eliminazione di
Malta e Gibilterra dalle mani britanniche. Se Hitler non avesse
inopportunamente dissipato le sue forze dove assurdo farlo, non sarebbe
stato necessario usare neanche l'1% di quelle armate che si sono invece
spinte per --- chilometri dentro il territorio russo per poi rimanere
impantanate nella neve.

Ma Hitler voleva sconfiggere la Gran Bretagna? No, come dichiarò apertamente
in più occasioni[30].

Così per tre anni ci si è limitati a dei miseri bombardamenti ed a qualche
sporadica puntata coi "maiali", tanto per non sfigurare. I britannici,
consci del pericolo schiacciarono nel sangue i ribelli irakeni, iraniani, ed
indiani; sforzo inutile dato che come detto, Hitler non aveva alcuna
intenzione di combattere i britannici.


"Le potenze anglosassoni, che oggi fanno la guerra all'Europa, hanno
condotto dal 1919 in poi una vera e propria politica d'aggressione
economica, attraverso progressivi inasprimenti del protezionismo, la
chiusura all'emigrazione, l'attuazione di barriere doganali e di sistemi di
protezione imperiali. Ne è risultato, come conseguenza inevitabile, la
distruzione del commercio internazionale e uno stato di non cooperazione e
di anarchia che ha portato il mondo intero al limite del collasso economico
(.) iniquità e diseguaglianza nelle quali Mussolini aveva fin d'allora
individuato e denunciato il fatale germe dell'attuale conflitto (.) i paesi
dell'Asse hanno accettato la lotta non con la pretesa o la stolta ambizione
di imporre determinati ordinamenti politici a gente di ogni razza, ma per un
ideale di giustizia che superi, in un aspirazione comune alla libertà, ogni
tendenza all'egoismo e alla sopraffazione. Un ideale di giustizia che dia a
tutti i popoli, nessuno escluso, il diritto alla primaria libertà, vista
come reale possibilità di lavorare e di vivere in pace" (dal preambolo alla
bozza della "Carta dei Diritti dei Popoli Europei", documento redatto da
Giuseppe Bastianini nella primavera del 1943, e che avrebbe dovuto
rappresentare l'equivalente europeo dell'anglosassone "Carta Atlantica", da
presentare in un auspicata "Conferenza generale dei popoli dell'Asse"[1])

Le esperienze rivelarono che questa autocorrezione ha effetto solo sul breve
periodo in quanto dopo essa il ciclo economico ricomincia da capo ed il
problema si ripete (1873-95, 1907-14, 1929-40). Nonostante la palese
evidenza delle cause, tutt'oggi nei libri di storia e perfino di economia si
trovano ancora discordanti analisi che cercano ancora di trovare le cause
della crisi del 1929.
Ma questo perché avviene? Le vere cause tendono a venire nascoste
storicamente, in quanto implicitamente addossano la responsabilità della
seconda guerra mondiale a tutt'altri che quelli che la vulgata addita. In
alcune analisi si legge che il motivo per cui la seconda guerra mondiale
pose fine alla depressione in Usa siano state le spese militari, ovvero l'
aumento di spesa pubblica avrebbe "stimolato" la produzione. Non serve
ricorrere al "racconto della finestra rotta": anche all'individuo più
scriteriato parrebbe assurdo un assioma "più spesa uguale più ricchezza",
ceteris paribus. Evidentemente in quel caso (a buon intenditor.) il "ceteris
paribus" mancava.
Ad uno "shock della domanda" positivo deve corrispondere un aumento della
produzione aggregata, e le risorse non si materializzano dal nulla; l'
equilibrio macroeconomico non può essere raggiunto in assenza di variazione
anche dell'offerta aggregata (anche internazionale); l'aumento di domanda in
assenza di altre condizioni provoca solo l'aumento del livello dei prezzi.
Quindi la fine della crisi fu dovuta semplicemente all'eliminazione dei
motivi che l'avevano provocata: la politica autarchica di oligopolio
coloniale di Francia e Gran Bretagna, che era causa di "perdite secche" che
incidevano sull'equilibrio domanda/offerta dei prezzi internazionali
spostando il punto di intersezione delle due curve su aree di inefficienza
(ovvero come minimo limitando od annullando i surplus del consumatore e del
produttore). E non alla "diminuzione della domanda", che era solo un banale
effetto di questo inpasse. Conferma di ciò ne è la deflazione che
caratterizzò quel tipo di crisi. Come può diminuire la domanda quando c'è
offerta? Ceteris paribus, solo se aumentano i
prezzi! Ed i prezzi aumentano quando la domanda aumenta, non quando
diminuisce! Se tale equilibrio si inceppa è solo per eventuali costi
aggiunti artificialmente. Ed è quello che accadde.
Anche nel caso di quella presentatasi all'orizzonte nel 1914, ciò che aveva
temporaneamente evitato la crisi aveva peggiorato il corso di quella
successiva: la scomparsa dell'Impero Tedesco nel 1918 aveva accentrato
ulteriormente l'oligopolio coloniale, e con la scomparsa di quel potenziale
concorrente che avrebbe potuto rappresentare un fattore di attenuazione dei
prezzi internazionali, si ottenne una maggiore chiusura dei mercati
mondiali, a vantaggio delle sole Francia e Gran Bretagna. Ma quando il
mercato mondiale arrivò alla saturazione, in assenza di regolazione dei dazi
sulle leggi di mercato, ecco la crisi del '29. Ma come abbiamo già visto,
questa politica egoistica alla lunga danneggia indirettamente tutti. Nel
1940 con l'invasione tedesca, le colonie di Belgio, Olanda, Danimarca, e
parte di quelle francesi, vennero nella disponibilità diretta prima
britannica (che se ne accentrò il monopolio, come 140 anni prima con le
guerre napoleoniche) e poi americana. Ecco quale "ceteris paribus" mancava
dal 1940 in avanti.

Fare la conta dei morti al comunismo è come "sparare sulla croce rossa". Ma
grande sarebbe lo stupore per chi si mettesse a fare quella delle vittime
causate dal sistema economico-politico tuttora vigente ed osannato. Il
quale è egli per primo a permettersi di fare la morale senza vedere la trave
nel proprio occhio. E se dovessimo prendere ad esempio proprio questo loro
metro di valutazione delle varie ideologie, basato sulla "conta dei morti",
beh, il liberismo economico sprofonderebbe negli inferi assieme alla sua
amata democrazia liberale. Non serve certo riferirsi al solito "parafulmine"
del Congo di Re Leopoldo. Facendo riferimento ai dati forniti da "il libro
nero del capitalismo"[1], Noam Chomsky ha osservato che, se si applicasse il
"metodo di Courtois"[2] alla storia dell'India dal 1947 in poi, attribuendo
l'alta mortalità alla mancanza di adeguate scelte politiche, si dovrebbe
concludere che la democrazia liberale in India è stata responsabile di cento
milioni di morti. E non che le scelte politiche del precedente regime
coloniale britannico fossero migliori, anzi: nel 1942 la distruzione di
tutti i campi di riso del Bengala attuata deliberatamente con diserbanti
dagli inglesi per impedire ai giapponesi (che avanzavano in Birmania) di
impadronirsene provocò 2.000.000 di morti tra i bengalesi.
Altre stime: il colonialismo degli stati europei limitatamente dal XVII al
XIX secolo, 50 milioni di vittime; prima guerra mondiale: ----- vittime;
seconda guerra mondiale: ----vittime. Si potrebbe continuare all'infinito,
se non altro perché la lista delle vittime imputabili unicamente al sistema
economico liberista si allunga OGNI GIORNO: si stima che la fame uccida
attualmente ventiquattromila persone in tal lasso di tempo. A chi è
imputabile questa fame, se non alle logiche prettamente liberiste? Non certo
a Malthus o a Darwin. Mentre in Alto Volta perdurava la carestia, nei
mercati di Parigi si trovavano casse di fagiolini provenienti da quel paese
per via aerea. E questi sono quelli che hanno il coraggio di fare la morale
sui principi fascisti di "socialismo basato sulle nazioni", "guerra del
sangue contro l'oro", popoli definiti "affamatori". Non è necessario citare
il noto destino a cui sono stati sottoposti i nativi americani per scoprirne
tutta l'ipocrisia. Si calcolano solitamente in 90 milioni le vittime
amerinde degli anglo-americani tra il1607 ed il 1890.


«A costo di passare per un ingenuo, confesso di non comprendere come agli
uomini che si autoproclamano rivoluzionari - socialisti, comunisti,
anarchici - e che per i loro ideali hanno sofferto la galera e l'esilio,
possano plaudire all'Inghilterra plutocratica e all'America trustistica che
in nome della democrazia hanno devastato l'Europa» Stanis Ruinas, "Lettere a
un rivoluzionario", da "Fascisti rossi", Paolo Buchignani, Mondadori, 1998,
pagina 21

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